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20 Febbraio 2023 11:43

Zero sprechi alimentari a Ivrea: in che modo le arance diventano compost dopo la battaglia

Anche se potrebbe sembrare tale, la tradizionale battaglia delle arance che si tiene a Ivrea durante il Carnevale non è affatto uno spreco di cibo. Vengono selezionati, infatti, frutti non buoni da mangiare. E tutto ciò che rimane poi diventa fertilizzante.

A cura di Alessandro Creta
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Ancora pochi giorni e pure questo Carnevale ce lo saremo lasciato alle spalle. Dopo aver viaggiato tra le città, e relative specialità gastronomiche, più legate a questa festività (da Venezia ad Acireale, passando pure per Viareggio) oggi andiamo metaforicamente in visita di Ivrea: cittadina piemontese in cui il Carnevale è una ricorrenza particolarmente sentita e dove la battaglia delle arance è uno degli eventi più attesi, partecipati e appassionanti. Dopo tre anni di stop causa Covid in questo 2023 più che mai i cittadini di Ivrea la attendono con trepidazione, e i turisti arrivati da fuori non vedono l'ora di assistere (e magari prender parte) a una delle tradizioni carniascialesche più riconoscibili d'Italia. Risalente (pare) al 1800, ma con radici storiche ancor più antiche.

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Migliaia di quintali di arance vengono lanciati, distrutti, durante i giorni della battaglia eporediese. In ogni edizione il Carnevale di Ivrea ‘consuma', per così dire, circa 600 tonnellate di arance: uno spreco, direbbero alcuni, un'usanza non sostenibile, direbbero altri, specialmente in un periodo in cui la questione alimentare è diventata di centrale importanza. A ben vedere però non è esattamente così. E per due ragioni ben precise, nello specifico.

Perché la battaglia delle arance di Ivrea non è uno spreco alimentare

La prima: nonostante si tratti di arance distrutte nel corso di una folkloristica quanto sentita battaglia, non si tratta di uno spreco alimentare. I frutti infatti non sono buoni da mangiare: arrivano principalmente dalla Calabria (e in parte dalla Sicilia, da provenienza e filiera interamente tracciabili) e non hanno le caratteristiche adatte al consumo umano. Se non venissero usate nella battaglia sarebbero insomma destinate semplicemente al macero.

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Nessuno sperpero di cibo insomma. Anzi, quel che rimane del lancio delle arance viene destinato al compostaggio. Dopo ogni ‘round', tenuto negli ultimi tre giorni di Carnevale, gli addetti passano per le vie di Ivrea raccogliendo ciò che resta delle arance, sia quelle più sia le meno spappolate a terra, trasportando il tutto all’interno di apposite vasche per la raccolta rifiuti dove poi diventano compost. Compost destinato poi all'agricoltura: tutto infatti viene appositamente lavorato e diventa fertilizzante naturale per i campi agricoli, floricoltura e fioricultura, energie rinnovabili e biometano.

Come è nata la battaglia delle arance

Detto ciò, però, come e quando è nata la battaglia delle arance? Quali sono le sue radici storiche e mitiche, e perché viene riproposta ogni Carnevale? Pare come tutto prenda origine da una consuetudine medievale, quando i ricchi proprietari terrieri della zona una volta all'anno regalavano a chi lavorava nei loro campi delle ceste di fagioli. Quasi indignati da tale offerta, quasi un'elemosina, in tanti iniziarono a lanciare legumi dalle loro finestre, in segno di protesta contro il potere. Nel 1800 invece pare come le ragazze borghesi di Ivrea, per farsi notare dai ragazzi che sfilavano durante il corteo del Carnevale, fossero solite gettare dei loro balconi, in un primo momento, fiori e coriandoli, poi direttamente dei ben più tangibili e pesanti agrumi.

Un riferimento a metà tra storia e mito richiama la memoria anche la sollevazione del popolo (tra 1100 e 1200) contro il Marchese di Monferrato che affamava la città, tenendola sotto scacco. Leggenda narra come fu il gesto eroico della figlia di un mugnaio, tale Violetta, a scatenare la rivolta della gente contro i nobili. La ragazza si ribellò allo ius primae noctis imposto dal barone, decapitandolo con la sua stessa spada, dando vita a una sollevazione che liberò gli abitanti di Ivrea dalla tirannia. E la celebre battaglia delle arance rievoca proprio questa rivolta verso il potere istituito. Fu, comunque, a partire dal secondo dopoguerra che tale evento divenne appuntamento fisso del Carnevale epoderiese.

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Quello che i piatti non dicono
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