Tutto si può riassumere in una frase: "Agitato non mescolato". La magnifica richiesta che James Bond fa in ogni suo film è diventata iconica: tutti l'hanno sentita almeno una volta. Nel World Cocktail Day vediamo quali sono i drink che hanno fatto la storia del cinema, da Marylin Monroe a Audrey Hepburn, passando appunto per 007 e le commedie di inizio millennio.
Oggi è il World Cocktail Day, la celebrazione globale che si tiene ogni anno il 13 maggio per celebrare i drink. La data non è casuale: fa infatti riferimento al giorno in cui è stata pubblicata la prima definizione della parola "cocktail". Siamo al 13 maggio 1806, oltre duecento anni fa: due giornali di New York molto in voga all'epoca, oggi purtroppo scomparsi, rispondono alle lettere dei lettori dopo alcuni articoli sui primitivi bar dell'epoca.
I lettori chiedono al The Balance e al Columbian Repository cosa intendessero per cocktail e i giornali definiscono un cocktail "un liquore stimolante, composto da superalcolici di qualsiasi tipo, zucchero, acqua e amari ". La firma è di Harry Croswell, editore di entrambi i giornali e figura emblematica della storia americana: la sua battaglia per la libertà di stampa nei neonati Stati Uniti è stata fondamentale.
Da quel lontano 1806 di acqua sotto i ponti ne è passata e il mondo della mixology è entrato in ogni ambiente della pop culture. Oggi nessuno più scrive lettere ai giornali per capire il significato di una parola. I cocktail sono entrati nel linguaggio comune e molti anche nella storia, grazie soprattutto al cinema, che ci ha regalato scene iconiche sul tema. Vediamo insieme quali sono i drink più famosi mai visti sul maxi schermo.
Impossibile pensare a Drugo, il protagonista de Il Grande Lebowski, senza il suo leggendario White Russian. Jeff Bridges nel capolavoro dei fratelli Cohen del 1998 se ne scola ben 9 in tutta la pellicola, ritenuta essere una delle migliori 500 opere della storia.
Il film è ambientato nel 1991, il protagonista è un perditempo con la passione per il White Russian e il bowling, sport che pratica insieme ai suoi amici Walter e Donny. La sua vita viene sconvolta improvvisamente dall'incontro con due sicari che sbagliano obiettivo: se la prendono col Jeffrey Lebowski sbagliato. Dopo aver capito l'errore, prima di andarsene, urinano sul tappeto di Drugo: un affronto che non può essere accettato. Jeff e i suoi amici vanno quindi dal "vero" Lebowski, un miliardario, cercando di essere risarciti. Questo coinvolgerà i tre in una surreale catena di eventi fatta di rapimenti, riscatti, sparatorie, insieme ad artisti completamente sconclusionati e altri appassionati di bowling. Il film si pone come una commedia grottesca, fa ridere, è un gioiello degli anni ’90. Per tutta la durata del film, Jeff Bridges si vede spesso e volentieri con una canna e un bicchiere di White Russian: il suo è fatto con vodka, Kahlùa e panna fresca, in un bicchiere old fashioned colmo di ghiaccio.
Questo è un po' un trabocchetto: se non vi viene in mente alcuna scena del leggendario film con Dan Akroyd e John Belushi in cui c'è un Orange Whip non è colpa vostra. In italiano purtroppo questa scena è stata censurata al doppiaggio; ma merita di esssere raccontata, perché ha comunque una storia particolare: siamo verso la fine del film, i due fratelli "in missione per conto di Dio" si stanno esibendo sul palco e tutte le forze armate che li inseguono da tempo irrompono nel teatro con a capo Burton Mercer, il capo del Distretto di Polizia di Chicago sulle tracce di Jake ed Elwood Blues.
Una volta dentro tutti si godono lo spettacolo e il poliziotto si siede con due colleghi a un tavolo: "Who wants an orange whip? Orange whip? Orange whip? Three orange whips" dice ai suoi sottoposti. La scena è totalmente improvvisata, non a caso questi drink arrivano in un bicchiere di carta, occasione che ha facilitato i compiti ai doppiatori italiani che sostituiscono il cocktail con una normale aranciata.
L'unico problema della scelta del doppiaggio è che i poliziotti sono evidentemente alticci dopo l'Orange Whip e in italiano non è chiaro cosa li abbia fatti ubriacare. Si stima che negli anni ’80 in America ci sia stata un'impennata di vendite di questo cocktail fatto con rum, vodka, succo d'arancia e panna liquida, proprio grazie all'ordinazione fatta dal compianto John Candy.
Un film indimenticabile, una delle massime espressioni del cinema mondiale. Pensate che Casablanca è del 1942, piena II Guerra Mondiale, eppure ancora oggi citiamo le sue frasi come se fosse appena uscito. La pellicola è il trionfo dell'amore a Hollywood, quello che Rick prova per Ilsa, che gli fa sacrificare tutto ciò in cui crede, per il bene dell'amata.
Rick è un affascinante proprietario di un bar a Casablanca, interpretato dall'immortale Humphrey Bogart, con un passato da contrabbandiere di armi. Un giorno entra in possesso di due lettere di transito rubate che permettono a chiunque di andare a Lisbona e poi recarsi negli Stati Uniti e scappare dalla guerra. Il giorno seguente giunge al locale Ilsa, interpretata da Ingrid Bergman, insieme a suo marito, uomo della resistenza ricercato ingiustamente dalla Gestapo. Ilsa e Rick si conoscevano già però: avevano avuto una travolgente storia d'amore a Parigi, conclusasi con la partenza della donna una volta scoperto che il marito era ancora vivo. Il "sentimento" dell'addio è molto presente in questo film.
La fiamma della passione si riaccende e Bogart è così costretto a decidere se consegnargli o no le lettere, combattuto fra il ricordo di un amore passato e un senso di giustizia ancora vivo. Il finale del film è "spoilerato" in Harry ti presento Sally, quando quest'ultima confessa a Harry di non voler "mai passare il resto della mia vita a Casablanca, sposata a uno che gestisce un bar. Ti sembrerò una snob, ma è così!", con Meg Ryan che giustifica la scelta di Ingrid Bergman.
È "alla salute" dell'attrice svedese che brinda Bogart, con il suo French 75, un drink molto di moda all'epoca miscelato con una zolletta di zucchero in fondo ad una flûte, due gocce di Angostura, brandy e Champagne.
Il cocktail prende il nome dall'omonimo capo cameriere di un pub di Londra nel XIX secolo, ma nel III Millennio ce l'hanno portato Robert De Niro e Ben Stiller con una commedia brillante e divertente.
Volendo essere pignoli è proprio grazie a questo drink che si sviluppa tutta la trama: la storia racconta di una coppia di innamorati, provenienti da due famiglie molto diverse. La famiglia di lui è libertina e democratica, quella di lei è autoritaria e repubblicana, non a caso Robert De Niro, padre di Pam interpretata da Teri Polo, è un ex agente della CIA. L'uomo è iperprotettivo e sta organizzando il matrimonio dell'altra figlia, con un regalo segreto: un viaggio in Thailandia. Per organizzare al meglio la cosa getta nel lavandino tutto il gin della casa, così da avere "il permesso" dalla moglie per comprarlo: lei non può stare senza il Tom Collins, un cocktail a base di succo di limone, sciroppo di zucchero, soda, Angostura e appunto gin.
Tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000 tutti bevevano Cosmopolitan e c'è una sola indagata tra i capi d'imputazione: Carrie Bradshow. La protagonista di Sex and the city, sia nella serie tv andata in onda dal 1998 al 2004, sia nel film uscito nel 2008, ha trangugiato Cosmopolitan per 10 anni come se non ci fosse un domani insieme alle sue amiche. Gran parte delle scene si svolgono in bar eleganti, ristoranti lussuosi, club esclusivi della movida di New York: la protagonista assoluta è Carrie per l'appunto, giornalista in carriera, che passa una marea di tempo a raccontare la propria vita sessuale, sentimentale e lavorativa insieme a Miranda Hobbes, Charlotte York e Samantha Jones, le sue migliori amiche. Le quattro donne il più delle volte sorseggiano un Cosmopolitan, drink che ha letteralmente etichettato il brand di Sex and the city, tant'è che oggi è ritenuto essere un cocktail "femminile" adatto all'aperitivo e all'after, i due momenti della giornata in cui le quattro donne si riuniscono.
Un Leonardo Di Caprio bello come un Dio, con lo smoking, lo sguardo penetrante e una coppa di Champagne tra le mani che ammicca alla telecamera è l'immagine simbolo de Il Grande Gatsby, film del 2013 tratto dall'omonimo romanzo di Scott Fitzgerald. Così celebre questa scena che è diventata uno dei meme più utilizzati sui social network dagli utenti di tutto il mondo.
Quando Jay Gatsby non era a casa propria, ma ospite del marito della donna di cui era follemente innamorato, aveva bisogno di qualcosa di più forte: via il vino, dentro il Gin Rickey, un cocktail a base di gin, succo di limone e acqua tonica. Si dice che questo sia stato il cocktail preferito dall'autore, perché Scott Fitzgerald lo inserì anche in Tenera è la notte, altra sontuosa opera dello scrittore statunitense.
Un drink semplicissimo e sofisticato che sembra la trasposizione alcolica dell'attrice che l'ha reso noto: il White Angel – anche il nome è evocativo – è infatti il cocktail con cui Audrey Hepburn si accompagna in Colazione da Tiffany. Il film del 1961 tratto dal romanzo di Truman Capote racconta la storia Holly Golightly, un'elegante e giovane ragazza che si mantiene facendo l'accompagnatrice.
Vive in compagnia di un gatto senza nome e ogni settimana fa visita a un boss della mafia newyorkese per cui lavora da tramite. Per sfuggire a un appuntamento finito male, Holly conosce il suo vicino con cui stringerà un profondo rapporto. Lui è uno scrittore squattrinato, mantenuto da una donna molto facoltosa in cambio di rapporti sessuali, Holly invece vive nella speranza di sposare un ricco milionario e vivere serenamente. Dopo l'incontro con il vicino Paul però, le cose cambiano: i due trascorrono tanto tempo insieme, fino ad innamorarsi. La ragazza rifugge questo sentimento per paura di stravolgere la sua vita e dovrà fare i conti con il proprio passato per trovare una serenità fino a quel momento rappresentata da futilità come gioielli e lusso.
Ci sono due occasioni in cui vediamo Audrey Hepburn bere un White Angel in questo film: la prima è a casa, sul divano, col bellissimo gattino arancione in giro; la seconda è in un locale notturno. Il drink è praticamente solo gin e vodka, quindi ha una gradazione molto alta, cosa che non sembra sconvolgere la protagonista della pellicola. Una piccola curiosità: una delle poche differenze tra il libro e il film in Colazione da Tiffany sta proprio nel White Angel; nella stesura di Capote è classico, nel film di Blake Edwards la Hepburn aggiunge del latte che rende il cocktail leggermente biancastro.
C'è un'intera scena che sbatte in faccia agli spettatori l'incredibile sex appeal di Marylin Monroe e del connubio tra i cocktail e il sesso. Il protagonista è il Whiskey Sour in Quando la moglie è in vacanza:
Richard Sherman: Lei beve vero?
La ragazza: "Oh certo! Bevo come un pesce! Ha il gin?
Richard Sherman: Sicuro! Lo vuole liscio?
La ragazza: No, gin e soda, mi pare.
Richard Sherman: Gin e soda?
La ragazza: Ah, ho sbagliato, vero? È whisky e soda… come si beve il gin?
Richard Sherman: Be', c'è il gin & tonic, ma io il tonic non ce l'ho… Poi c'è il vermouth gin che è il Martini.
La ragazza: Mi solletica! Allora prendo un bicchiere di quello, un bel bicchierone!
Mentre la Monroe beve il suo Martini, Sherman si scola un Whiskey Sour di tutto rispetto, sperando di annebbiare la vista e affievolire la splendida visione che ha in casa. Il film in sé per sé non è un capolavoro: gioca sul conflitto interiore che vive il protagonista, combattuto tra la volontà di restare fedele e la tentazione di sedurre la bellissima vicina di casa. Gioca molto sulle fantasie dell'uomo, tant'è che la Monroe è indicata solo come "la ragazza" o "la vicina". Il personaggio non ha un nome.
Sherman spesso rimugina sul rapporto che potrebbe avere con la Monroe, altrettanto spesso ha degli incubi perché il suo vicino è in villeggiatura proprio dove si trova la moglie e lo scopre solo dopo. Nonostante la semplicità della trama questa pellicola ci consegna due scene storiche: in una Marylin Monroe inaugura l'abbinamento tra lo Champagne e le chips acquistate al supermercato, una cosa che vedremo spesso in altri film e che è stata addirittura riproposta in ristoranti gourmet negli anni successivi. La seconda è la scena in cui Marylin Monroe passa da semplice attrice a icona pop del XX Secolo: parliamo della scena in cui, all'uscita da una sala cinematografica, su una griglia di aerazione, la bianca gonna di Marilyn Monroe viene sollevata dallo spostamento d'aria provocato dal passaggio di un treno della metropolitana. Indimenticabile.
Il Bloody Mary è senza ombra di dubbio il cocktail più hollywoodiano della storia. Perfino la sua storia è legata al cinema: pare infatti che il nome sia ispirato a Mary Pickford, star del cinema muto. Dagli anni ’20 ad oggi il drink si è evoluto molto, (negli anni ’30 vediamo l'aggiunta del tabasco), fino a diventare un must dei bar negli anni ’80. Il colore sgargiante, la sua assonanza al sangue che fa sembrare il drink "proibito", ha colpito molto sia gli appassionati sia gli avventori casuali.
Tra questi c'è sicuramente Wes Anderson, il visionario regista texano che lo ha inserito ne I Tenenbaum, un film meraviglioso con un cast pazzesco. Difficile collocarlo in un genere, vi consigliamo però di vederlo. Tutti i protagonisti della pellicola bevono il Bloody Mary, il drink preferito della famiglia Tenenbaun.
Abbiamo però detto che è il "più hollywoodiano" e infatti il Bloody Mary lo ritroviamo anche ne Il club delle prime mogli e soprattutto ne Il diario di Bridget Jones. Questo drink è infatti la passione, neanche tanto segreta, della protagonista interpretata da Renée Zellweger.
Non potevamo che concludere con l'agente segreto più famoso di tutti i tempi. Chi non ha mai sognato di dire al barman di fiducia "Agitato, non mescolato" mente. Tre parti di Gordon’s Gin, una parte di vodka e mezza di Kina Lillet, servito in una coppa Martini, per un drink che ha fatto la storia.
Ci sono innumerevoli episodi in cui James Bond beve questo drink, in innumerevoli varianti. Da Casinò Royale in poi non viene più nominata la parola "Martini", perché secondo la produzione il nome è troppo evocativo del vermouth italiano e hanno chiesto un contributo, rigettato dalla compagnia.
Per quel film, e da quel film in poi, scompare la dicitura classica. In Casinò Royale c'è però l'ingresso di un "nuovo vecchio". Contestualizziamo la cosa: questo film, il primo in cui 007 è interpretato da Daniel Craig, segna l'inizio di un nuovo ciclo per James Bond. Casinò Royale è infatti il primo libro scritto da Ian Fleming in cui vengono trattate le vicissitudini dell'agente segreto dell'MI6 e quindi troviamo numerosi "nuovi inizi": tra questi c'è la mixology. Al tavolo da gioco infatti, Daniel Craig inventa di nuovo il Vodka Martini: tre parti di gin, una di vodka, tre quarti di Lillet Blonde e una scorzetta di limone. Lo dedica alla prima vera Bond Girl della storia, Vesper Lynd, chiamandolo per l'appunto "Vesper".