Francesco Apreda, chef stellato all'Idylio a Roma, è il maestro delle spezie in Italia. Il suo rapporto con l'India, sia professionale che culturale, gli ha permesso di studiare blend dal sapore unico, diventati un vero marchio di fabbrica della sua cucina. In quarantena ha deciso di commercializzare questa specialità: si parte con i 5 pepi e i 5 sesami.
Francesco Apreda, lo chef stellato dell’Idylio a Roma, lancia la propria linea di spezie, le sue miscele segrete, i blend elaborati e consolidati negli anni in viaggio tra Roma, Mumbai e New Delhi. Le spezie sono un marchio di fabbrica dello chef napoletano: i clienti più affezionati gliele hanno sempre chieste per tentare di replicare i piatti del cuoco a casa. Per questo motivo, mentre Apreda era in quarantena, ha prodotto lo Spicy Blend by Francesco Apreda. I blend sono acquistabili sul sito dello chef: una tipologia per volta, ogni due settimane. Il primo vasetto è l’iconico pepi e sesami al costo di 14 euro per 40 grammi di spezie.
Abbiamo intervistato lo chef Apreda che ci ha spiegato da dove nasce questa nuova idea: "Collaboro con l’India da circa 15 anni. Dopo Londra e Tokyo sono tornato a Roma ed è nata la collaborazione con l’Oberoi, una grande catena di hotel extralusso molto forte in Asia, con sede in India. Mi hanno chiesto una mano per aprire dei ristoranti italiani nella loro nazione, 15 anni fa è nato Travertino a New Delhi, poi Vetro a Mumbai. Vado in India tre volte l’anno, anche per piacere. La cultura indiana mi ha catturato: oggi la mia cucina, pur avendo un’impronta italiana predominante, è influenzata da quella giapponese e dagli accenti indiani. Ho dimestichezza con questa materia prima perché la uso da oltre 10 anni. In questo periodo ho trovato tanti appassionati e ho sempre voluto diffondere questa tradizione. Con la quarantena ho avuto il tempo di fare questa cosa".
Il cuoco, allievo del grande Michel Roux, ci ha spiegato anche come compone i suoi blend così caratteristici: "Questa è la cosa più complessa. La cucina indiana è molto forte nel gusto, il mio palato si è sviluppato abbastanza bene e vi assicuro che è solo una questione di allenamento. Come succede a un bravo sommelier, devi essere predisposto naturalmente, questo è certo, ma più ti eserciti, più assaggi, più diventi bravo. Fare questi blend è complicato ma ci riesco perché so captare quali sono i sentori di qualsiasi spezia, sia tostata che a crudo. Un buon blend che ha otto spezie è tale se te le fa sentire tutte e otto".
Il primo prodotto in carrello è il Pepi e Sesami, perché è il più famoso. Una miscela di 5 pepi e 5 sesami creata per il famoso risotto cacio, pepi e sesami. L’idea di questo blend nasce dalla volontà di unire una parte grassa per esaltare il pepe e trovare un bilanciamento perfetto nel piatto.
Tutto è stato pensato nei minimi dettagli, tutto è stato creato in casa. Il packaging dei blend è fatto con soli materiali riciclati, dal foglio di giornale al nastrino derivato dai ritagli di indumenti. La scatola è stata invece disegnata e ideata dalla moglie, l’artista di casa, che ha voluto una confezione riciclabile. Il logo è invece stato disegnato da Gianluca Biscalchin, artista molto famoso nel campo che ha lavorato anche con importanti aziende vinicole e altri chef stellati. Rappresenta lo chef intento a mangiare gli spaghetti, con tanto di peperoncino a forma di corno, per ricordare le origini partenopee del cuoco di adozione romana.
La scelta di fare delle confezioni ecosostenibili è dovuta anche dalla preoccupazione di Apreda nei confronti del post-Covid: "Da oltre un anno l’albergo è diventato plastic free. Adesso sarà più complicato a causa del monouso e delle mascherine. Un vero peccato, perché avevamo un progetto ben definito ma passerà anche questo".
Un cuoco dallo straordinario talento, con l’Italia nel cuore e gli occhi rivolti verso il mondo. Apreda riesce a coniugare i sapori del Mediterraneo e le influenze orientali con grande maestria. Fin dagli esordi si è segnalato come uno dei giovani chef più interessanti del Paese: gli inizi all’Hassler di Roma, il passaggio a Londra da Roux al Le Gravoche, due Stelle Michelin, e poi all’Ibla e al Green Olive. A soli 27 anni vola a Tokyo per guidare il Cicerone: ci resterà fino al 2003 quando farà ritorno a casa, questa volta come executive chef dell’Hassler. Questo è lo step che precede l’apertura di Imàgo, un ristorante meraviglioso con vista su Piazza di Spagna, il locale con cui conquista la sua prima Stella Michelin da capo cuoco.
Dopo 10 anni lascia il suo ristorante per approdare al The Pantheon Iconic Rome Hotel, uno degli alberghi più belli della Città Eterna, diventando executive chef di Idylio by Apreda. In mezzo a tutte queste avventure l’impegno da ambassador con il Gruppo Tridente Collection e le collaborazioni con l’India. Oggi Francesco Apreda è entrato a far parte di quella ristretta cerchia di professionisti in grado di cambiare il volto e il destino di un ristorante con la sola presenza.