La titolare di un pub in provincia di Livorno ha chiesto a chiunque abbia votato Meloni di non frequentare più il locale. Nessun divieto, ma comunque pioggia di polemiche. Ma potrebbe farlo? Cosa dice la legge.
Non è evidentemente andato giù l'esito delle ultime elezioni ai gestori di un pub toscano. Nel livornese infatti un locale ha pubblicamente manifestato il suo dissenso nei confronti della vittoria di Giorgia Meloni, con la titolare del locale che ha invitato chiunque abbia votato Fratelli d'Italia a non presentarsi più nel suo ristorante.
Va specificato subito: nessun divieto è stato posto, ma tramite una sorta di comunicato condiviso via social chi gestisce La Bua dell’Orate (questo il nome del locale) ha fatto appello alla coerenza dei seguaci della Meloni, esortandoli a non mettere più piede all'interno del locale, specificando come i soldi di queste persone non siano ben accetti. Una forma di protesta, originale quanto ideale, dell'imprenditrice toscana.
“La Bua dell’Orate comunica – si legge nello sfogo social – Noi i soldi di chi l’ha votata NON si vogliono. Siete gentilmente pregati di essere coerenti con il vostro voto e di non frequentare più il Nostro Baretto di Invertite/Deviate*. Con Amore, La Bua. *l’unica cosa che è deviata & invertita è il vostro cuore e cervello. VERGOGNA”. Un comunicato che ha fisiologicamente scatenato delle polemiche, attirando anche accuse di discriminazione nei confronti della titolare del pub in provincia di Livorno. Titolare che si è difesa, tramite le pagine de Il Tirreno, specificando come non abbia vietato l'ingresso ai votanti di Fratelli d'Italia, ma si sia solamente limitata a chiedere ai cittadini in questione di non frequentare più il locale.
Un appello, per così dire, alla coerenza della gente. Se andiamo a vedere cosa dice la legge, tra l'altro, nessun esercente di un locale pubblico può vietare la somministrazione di un servizio a chiunque ne corrisponda il prezzo, a meno che non ci sia un valido motivo.
L'articolo 187 del Regolamento per l'esecuzione del TULPS (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) specifica come: "… Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. Nel novero dei validi e legittimi motivi non rientra, chiaramente, la preferenza politica espressa nel corso delle ultime votazioni (anche perché il voto stesso, come sappiamo, è segreto e tale dovrebbe rimanere), così come l'orientamento politico in generale.
Si tratta dello stesso principio per il quale un esercente non può decidere di prestare o meno il proprio servizio in base all'abbigliamento del cliente (qualora questo rimanga nei limiti della decenza e del decoro), oppure alla sua età anagrafica (come, per esempio, nel caso dei ristoranti in cui non sono ammessi bambini).
Nella mattinata di mercoledì 28 settembre, poi, tramite la pagina Facebook del pub la titolare del pub in questione ha pubblicato un nuovo messaggio, in cui cerca di chiarire la sua posizione specificando come nessun divieto di sorta sia stato applicato nel suo locale: "Comunico a Voi e a tutti che all’ingresso del mio locale non c’è la richiesta del proprio voto, non ci ho mai minimamente pensato lontanamente.Il mio locale è aperto a tutti, chi vuole è il benvenuto e verrà trattato come ho sempre fatto: nel migliore dei modi... Io adesso mi ricarico per cominciare la mia settimana lavorativa sperando che sia serena. L’ultima cosa che aggiungo è che non mi sembra giusto che le persone stiano recensendo il mio locale su Google per questa vicenda, sia in positivo che in negativo non sono d’accordo: per recensire un locale devi averci vissuto un’esperienza vera. Ribadisco che non era minimamente nelle mie intenzioni mettere un divieto, non mi appartiene. Sono una persona molto inclusiva e libera di esprimermi dove e come voglio o di poter declinare un invito".