Stefano Ferraro negli ultimi anni è stato un faro della cucina italiana in Scandinavia. Dal 2016 fidato pastry chef di René Redzepi al Noma, ristorante 2 Stelle Michelin e più volte indicato come "migliore al mondo", ha lasciato Copenaghen per aprire un posto tutto suo. Si chiamerà Loste Café, l'inaugurazione è prevista per fine febbraio nella zona di Porta Monforte.
L’Italia riaccoglie a braccia aperte uno dei suoi artisti della cucina più prestigiosi: il torinese Stefano Ferraro, uno dei pasticcieri più innovativi al mondo, aprirà un bar a Milano, il Loste Café. L’ormai ex capo pasticciere del Noma a Copenaghen, ristorante più volte in cima alla 50 World Best Restaurant e detentore di 2 Stelle Michelin, ha detto che vorrebbe "portare a Milano qualcosa di nuovo e allo stesso tempo rispettare la tradizione, con un format contemporaneo, ma accessibile". Insieme al pastry chef anche Lorenzo Cioli, uno dei più rinomati sommelier della Danimarca, specializzato in vino e caffè. L'inaugurazione è prevista per fine febbraio nella zona di Porta Monforte.
L'ex pastry chef di René Redzepi ha cominciato questo lavoro quasi per caso, in un'estate passata a Londra per imparare l'inglese. Ferraro non sembrava aver intenzione di intraprendere questo percorso lavorativo: a 21 anni aveva la ferma volontà di laurearsi in Economia ma, in quell'agosto 2008, la sua vita viene stravolta. Non torna più in Italia, resta in Inghilterra a specializzarsi in cucine prestigiose. Quasi quattro anni a Londra alle corti di Joël Robuchon, Gordon Ramsay e Alberto Hernandez, poi un altro viaggio, questa volta dall'altra parte del mondo.
Comincia l'avventura ad Hong Kong come sous chef di Armani Aqua, poi in Giappone al Collage del Conrad Hotel di Tokyo, poi Dubai e infine Sydney dove si specializza in pasticceria grazie a Jason Atherton che lo promuove capo pasticciere. Proprio nell'isola-continente conosce René Redzepi che si innamora dell'interpretazione dei dessert fornita da Ferraro. Il matrimonio s'ha da fare, non è ancora giunta l'ora per la Danimarca. Il grande cuoco scandinavo di origini macedoni se lo porta a Tulum, in Messico, dove per un periodo ha aperto un ristorante pop-up, poi il definitivo trasferimento al Noma 2.0 di Copenaghen nel 2016. In 8 anni Stefano Ferraro è passato da studente di Economia all'università a capo pasticciere del ristorante più rivoluzionario del pianeta.
La libertà concessagli da Redzepi è stata assoluta: Ferraro si è occupato per 5 anni della creazione dei dolci, della scelta degli ingredienti, delle ricette. Il cuoco danese ha anche inserito il pasticciere torinese nella ristrettissima cerchia dei Test Kitchen, il team di 5 persone che si occupa a tempo pieno della ricerca e sviluppo dei nuovi menu.
L'avventura con un locale tutto suo a Milano promette bene e parte con aspettative altissime.