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20 Aprile 2021 15:00

Un’atlante delle parentele per scoprire i “genitori” di tutti i vitigni italiani

Sangiovese e Visparola sono i "papà" di tutti i vini in Italia: a dimostrarlo una ricerca che è riuscita a ottenere una "mappa" delle parentele dei vitigni italiani. Un importante studio condotto dalle più importanti facoltà d'Agraria del Paese: gli studiosi sono riusciti a risalire ai pedigree di tutti i vitigni, in modo da capire da dove deriva ogni pianta che caratterizza la nostra immensa produzione vinicola.

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Uno studio effettuato dalle più importanti università di Agraria in Italia ha scoperto quali sono i rapporti di "parentela" tra tutti i vini italiani. Se siete tra quelli che alle 2 del mattino si ritrovano improvvisamente e senza accorgersene sulle più strane pagine di Wikipedia, allora sì, vi siete sicuramente chiesti quali siano le mamme e i papà di tutti i vitigni d'Italia. Finalmente abbiamo questa risposta.

Tutto è nato per caso grazie a Sangiovese e Visparola

La datazione del vino è una delle più annose questioni dell'archeologia gastronomica. In Italia sono stati trovati composti risalenti a 2 milioni d'anni fa riconducibili a dei vitigni, ma è difficile capire se fossero usati per il vino o semplicemente come pianta da frutto. L'evoluzione della vite colloca la sua "nascita" a circa 30 mila anni fa e studi recenti hanno associato la scoperta del vino al neolitico. "Scoperta" e non invenzione perché la bevanda dovrebbe essere stata trovata in modo casuale in alcuni contenitori con dell'uva fermentata.

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In Italia arriva grazie ai Greci, grandi bevitori di vino al punto da dedicargli una divinità: sono stati poi i Romani a perfezionare tutte le tecniche e a coltivare Sangiovese e Visparola. Sono questi due i capostipiti della famiglia dei vitigni italiani: lo rivela uno studio genetico del germoplasma viticolo, svolto da otto istituzioni scientifiche e pubblicato sulla rivista internazionale Frontiers in Plant Science.

Claudio D'Onofrio, professore dell'Università di Pisa, spiega che  i ricercatori sono arrivati a questa conclusione "indagando i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane e internazionali": in questo modo, "lo studio ha permesso di delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani".

Secondo i ricercatori la valorizzazione del patrimonio viticolo italiano passa attraverso la possibilità di riconoscere in modo univoco i diversi vitigni e scoprire le "parentele" tra loro esistenti. Individuare le viti ancestrali, i capostipiti, può aiutare gli enologi a sviluppare nuove tecniche, a carpirne meglio i segreti. L'Università di Pisa è convinta che questo sarà uno strumento "utile per la propagazione e la scelta dei vitigni, che sono ora dotati di un passaporto molecolare che li individua in modo univoco, risolvendo omonimie e sinonimie e assicurando un controllo varietale certo. Mette a disposizione del miglioramento genetico dettagliate informazioni genotipiche e serve ai produttori per valorizzare e difendere i vini tradizionali, che sono l’eccellenza del territorio con un impatto significativo a livello locale. Infatti, aggiungere al terroir il fascino della storia costituisce un importante volano di sviluppo e un ulteriore elemento di riconoscibilità e caratterizzazione del prodotto".

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La mappa genetica individuata dall’Università di Pisa

La ricerca è stata effettuata individuando i vitigni omonimi e andando a indagare i rapporti di parentela già provati o solamente ipotizzati. Scrive D'Onofrio che "il germoplasma tradizionale italiano discende, in buona parte, da pochi vitigni primari, alcuni dei quali hanno impresso la loro impronta genetica in aree geografiche specifiche, mentre altri hanno esteso la loro impronta a tutto il territorio nazionale".

Il docente toscano assicura che "sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio. Ne sono esempi lo Strinto porcino, insieme al  Sangiovese, il Mantonico bianco e l’Aglianico, principali capostipiti dei vitigni meridionali; Visparola, Garganega e Bombino bianco, che hanno lasciato la loro maggiore impronta genetica nell’Italia Centrale; Termarina, detto anche Sciaccarello, Orsolina e Uva Tosca, capostipiti di numerose varietà  locali diffuse nell’Italia Nord-Occidentale e Centrale".

Il pedigree delle piante ha evidenziato la centralità di Visparola e Sangiovese nello sviluppo dei vitigni in tutto lo Stivale; entrambi nati al Sud, hanno attraversato tutta Italia grazie alle frequenti migrazioni: il primo lungo il versante orientale, il secondo verso il centro Italia, lungo il versante occidentale.

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