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15 Marzo 2022 13:00

Un’alga nella dieta delle mucche per “aiutare” il pianeta e ridurre le emissioni di metano

Introdurre una piccola percentuale di una particolare alga nella dieta delle mucche per ridurre le emissioni di metano nell’atmosfera. Uno studio dimostra come sia possibile aiutare il pianeta intervenendo nell'alimentazione dei bovini negli allevamenti intensivi.

A cura di Alessandro Creta
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Una dieta a base di alghe per poter inquinare di meno. Niente paura, però, non saremo noi a doverle mangiare (seppur in molte culture l’alga è parte integrante dell’alimentazione locale), bensì le mucche. Qualora infatti nella dieta dei bovini (in particolar modo quelli negli allevamenti intensivi) venisse introdotta una particolare varietà di alga, gli animali emetterebbero nell'atmosfera un minor quantitativo di metano in fase di digestione.

La lotta all’inquinamento climatico la si combatte con tutte le armi a disposizione, e se tra queste c’è un’alga che permette alle mucche di ridurre le proprie emissioni di metano, perché non farne uso? In questo modo l’industria della carne, comunque massiccia per soddisfare la grande richiesta del mercato, potrebbe tagliare il proprio tasso di inquinamento (riferito a questa specifica questione) tra l'80 e il 90%.

Il problema di fondo infatti è che le mucche, durante la loro digestione, producono ed emettono un importante quantitativo di metano (tra i 200 e i 500 litri al giorno), il più pericoloso dei gas serra e tra i maggiori responsabili del surriscaldamento globale per la sua capacità di intrappolare calore.

Negli allevamenti intensivi, con grossi quantitativi di esemplari in spazi ridotti, si ottiene una concentrazione di metano pericolosamente alta e dannosa per l’ambiente.

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I bovini producono metano in fase di digestione attraverso l’azione di microbi presenti nel loro stomaco mentre viene assimilato cibo fibroso come, per esempio, l’erba. Questo processo, conosciuto come fermentazione enterica (dal quale si genera il metano), verrebbe contrastato dalla presenza di alghe rosse; le cui sostanze impediscono agli atomi di carbonio e idrogeno di legarsi formando il gas.

Si parla già da qualche anno di uno studio australiano capace di dimostrare come una particolare alga rossa (la Asparagopsis taxiformis) ridurrebbe notevolmente il problema, contrastando in modo importante queste emissioni. L’introduzione dell’alga nell’alimentazione delle mucche, insomma, limiterebbe drasticamente la questione legata a questo gas serra, capace di immagazzinare il calore fino a 30 volte di più rispetto all’anidride carbonica.

Quante alghe per “salvare” il pianeta?

Ma quale quantitativo di alghe sarebbe necessario per “coprire” il fabbisogno di tutte le mucche degli allevamenti intensivi del mondo? Domanda lecita che potrebbero farsi in molti, secondo lo studio condotto però sarebbe necessaria una percentuale davvero minima di questa pianta (presente praticamente in ogni oceano del mondo). Basterebbe infatti aggiungerne circa il 2% al foraggio per abbattere drasticamente le emissioni di metano.

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Asparagopsis taxiformis

Non sarebbe però solo questo l’unico aspetto positivo di una dieta a base di alghe. Queste piante infatti gioverebbero alla salute delle mucche (pare che già nell’antica Grecia ne mangiassero) e darebbe loro un maggior senso di sazietà. Un aspetto non da poco conto, perché permetterebbe agli allevatori di comprare meno foraggio. Inoltre questa speciale alga rossa ha una grande capacità di assorbire l’anidride carbonica, per cui una sua maggiore coltivazione gioverebbe prima di tutto al clima.

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