Dalia Vicenzino è un'operaia che ha ottenuto 1 milione di euro come risarcimento dopo un grave incidente che l'ha quasi uccisa. Anziché godersi i soldi ha deciso di aiutare una cucina di Bologna che offre cibo a chi non ce l'ha.
Dopo un gravissimo incidente stradale Dalia Vicenzino, un'operaia di Bologna, ha ricevuto 1 milione di euro di risarcimento. Anziché godersi la vita, la donna ha deciso di chiamare un notaio e comunicargli un'importante decisione: per ora questi soldi li usa per vivere normalmente ma, alla sua dipartita, tutto il resto del milione andrà in eredita alle Cucine Popolari di Bologna. Un gesto di grande amore per il prossimo.
A Bologna, tra i vicoli che profumano di ragù e tortellini, esiste un luogo dove il cibo non è solo nutrimento, ma anche incontro, dignità e calore umano. Cucine Popolari – Bologna Social Food non è una mensa qualsiasi: è un ristorante dell’accoglienza, uno spazio dove chiunque, indipendentemente dalla propria storia, può sedersi a tavola e sentirsi parte di una comunità. Fondata nel 2014 da Roberto Morgantini, questa realtà serve ogni anno oltre 156 mila pasti, non con la fretta e l’impersonalità di una distribuzione alimentare, ma con la cura che si riserva agli amici: tovaglie colorate, piatti di ceramica, bicchieri di vetro. Il cibo, qui, è un ponte che avvicina le persone, spezza la solitudine e restituisce dignità.
Ed è proprio questo spirito che ha conquistato Dalia Vincenzino, operaia metalmeccanica di 58 anni, la cui storia è una testimonianza di generosità e speranza. Nata e cresciuta a Ginevra, ma di origini friulane, nel 2016 la sua vita ha subito un brusco cambiamento. Una notte, mentre rientrava a casa, è stata travolta da un’auto guidata da una donna ubriaca. Il bilancio è stato drammatico: venti giorni di coma, cinque fratture al bacino, due al braccio, il viso in parte ricostruito. Dopo quattro mesi in ospedale e altri cinque di riabilitazione, è tornata alla sua vita con una nuova consapevolezza: il dolore non le avrebbe tolto il desiderio di aiutare gli altri.
Quando ha ricevuto un risarcimento di quasi un milione di euro, la scelta è stata naturale. "Vivo sola, ho il mio lavoro da vent’anni, non ho bisogno di questi soldi quanto invece ne hanno bisogno loro", racconta Dalia al Corriere della Sera. "Un amico mi ha fatto conoscere Cucine Popolari e ho capito subito che era il posto giusto. Oggi, oltre alla povertà, il vero dramma è l’individualismo, l’essere tutti isole separate. Qui invece nessuno si sente solo. Sapere che il mio denaro può contribuire a far vivere questo luogo è la cosa più bella." Non è stata una donazione occasionale: Dalia ha scelto di sostenere l’associazione anche nel lungo periodo, tanto da voler includere Cucine Popolari nel suo testamento. "Oltre a Emergency, Amnesty e Medici Senza Frontiere, voglio che una parte di ciò che ho vada a chi costruisce legami veri, a chi crea comunità."
La sua generosità si unisce a quella di tanti altri sostenitori. Cucine Popolari, infatti, non riceve finanziamenti pubblici e si sostiene esclusivamente grazie alle donazioni e al lavoro di centinaia di volontari. Servire un pasto costa circa mille euro al giorno, una spesa coperta anche grazie al sostegno di personaggi del calibro di Gianni Morandi, Stefano Benni e persino dei Metallica, che nel 2018 donarono 30 mila euro dopo un concerto a Bologna. Ma forse, tra questi grandi nomi, il gesto di Dalia è quello che più colpisce per la sua semplicità e la sua purezza oltre che per il fatto che venga da una persona qualunque, normale, e non da un miliardario.
Oggi Dalia continua a lavorare nella sua azienda, circondata dai suoi amati libri – ne possiede oltre 2500 nel suo piccolo appartamento di Savigno, in Valsamoggia. "È il mio unico vizio", dice sorridendo. "Per il resto, non ho grandi esigenze. Sapere che quei soldi aiuteranno qualcuno mi fa stare bene."