I semi di soia modificati geneticamente da una startup che inserisce il DNA dei maiali nel codice genetico del vegetale per avere della "vera" carne vegetale.
Un nuovo modo di fare ricerca e di avvicinare le persone al plant based: per ora c'è solo un'idea su carta grazie a una startup inglese, la Moolec, che ha sviluppato una soia al sapore di maiale. La vera svolta sta nel pensiero alla base della scoperta: il vegetale non imita il gusto della carne, ha letteralmente il DNA dei suini integrato nel proprio. Una soia geneticamente modificata che, quando tagliata a metà, ha lo stesso identico colore rosa di un normale maiale di campagna.
L'azienda ha studiato le principali proteine animali che forniscono consistenza, sapore e nutrizione, ha sequenziato il DNA di queste proteine e attraverso l'ingegneria genetica ha modificato il nucleo della pianta di soia in modo che possa produrre le stesse proteine.
Il raccolto può essere impiantato in ogni fattoria, quasi in tutto il mondo, e l'obiettivo dell'azienda è di estrarre poi le "proteine suine" dei semi di soia e venderle ai produttori alimentari così da contribuire a creare alternative vegetali che abbiano però il sapore della carne, un sapore "reale" dato dalla genetica e non dall'imitazione. La Moolec chiama questo processo "agricoltura molecolare" ed è estremamente conveniente perché le cellule animali vengono "coltivate" in vasche, sfruttando i microbi per produrre le proteine animali. Secondo l'azienda "il bello di questa tecnologia è che modifichiamo solo il seme, all'inizio della sua vita, è poi la biologia a fare il resto" e questo consente loro di abbattere completamente i costi che ci sono solitamente nei cibi che vogliono ricordare la carne, o nella stessa carne coltivata. Con questo metodo "potremmo raggiungere lo stesso prezzo delle proteine animali tradizionali". Il prodotto si chiama "Piggy Sooy" e oltre a un impatto sulla vita degli animali e sulle tasche delle persone, potrebbe abbattere l'impronta di carbonio dovuta agli allevamenti intensivi dei suini di circa sessanta volte. Un risultato enorme che però non potremmo vedere nel brevissimo termine. L'azienda deve aumentare la produzione per fare ulteriori test e ampliare la ricerca alle proteine della carne di manzo. I primi prodotti potrebbero arrivare sul mercato tra quattro o cinque anni e solo dopo attentissime valutazioni delle istituzioni sanitarie.