Il cocktail bar di Pomigliano D'Arco fondato da Francesco Manna, Enzo Monda e Vincenzo Pagliara crea dei distillati personalizzati in base alle preferenze dei clienti. Drink sempre nuovi, realizzati al momento grazie alla tecnologia e alla tecnica acquisita dai tre professionisti in giro per il mondo.
C’è un bar in provincia di Napoli che in soli pochi mesi ha rivoluzionato totalmente la concezione di "bere bene" in Campania. Si tratta di Laboratorio Folkloristico, un cocktail bar creato da tre ragazzi giovani e con importanti esperienze alle spalle: Francesco Manna, Enzo Monda e Vincenzo Pagliara. Il locale ha aperto dopo il primo lockdown e in soli pochi mesi ha conquistato il premio come Miglior Cocktail Bar della Campania del Gambero Rosso, finendo tra i migliori 10 di tutta Italia.
Le nuove strette dovute all’Italia divisa in fasce di colore hanno rallentato un progetto partito subito in quarta, così i tre ragazzi hanno deciso di puntare sul cocktail delivery, un’idea che hanno apprezzato quando lavoravano all’estero e che hanno voluto portare al Sud Italia, ma in un modo totalmente nuovo.
"Il delivery era un progetto che sarebbe partito comunque, a prescindere dalle restrizioni, una parte fondamentale del Laboratorio che vorremmo continuare per sempre" ci dice Manna. Ma perché stiamo parlando di rivoluzione? Il delivery di questo bar a Pomigliano d’Arco è personalizzato, ogni cliente può scegliersi il distillato che preferisce e personalizzarlo con i gusti che più gli piacciono. "Volevamo lanciarlo già durante il primo lockdown, quando non eravamo neanche aperti, ma poteva aiutarci a far girare il nome. Purtroppo non abbiamo potuto farlo per motivi sanitari, visto che, per l’appunto, il bar non esisteva".
Poco importa, perché il tempo è arrivato: "Nell’ultimo mese abbiamo cercato un modo per differenziarci dal solito cocktail delivery che è esploso in tutta Italia da aprile in poi. Per questo motivo, oltre ai cocktail del menu imbottigliati in vetro italiano, con etichette stampate da carta riciclata, abbiamo inventato questa opzione". Il formato è da mezzo litro, per fare 10 simil-gin tonic oppure per cocktail classici. I prodotti sono sempre unici, ridistillati con il rotovapor, con aromi naturali.
La possibilità di miscelazione degli ingredienti è davvero interessante: si va dalla mela annurca al basilico, dalla carota viola all’ortica e molti altri ancora. C’è poi una sezione special, che i bartender suggeriscono di distillare singolarmente perché gli ingredienti sono più delicati: il tartufo di Bagnoli Irpino, il miele di Miel D’Or al Lago d’Averno, il pane cafone dei forni di Pomigliano oppure il Babà di Antignani.
Per fare il proprio distillato personalizzato basta "screenshottare" l’elenco degli ingredienti che si trova sulla pagina del Laboratorio Folkloristico, sceglierne al massimo tre, inviarlo su Whatsapp o Instagram prima delle 12 per riceverlo a casa la sera al costo di 30 euro. Se l’ordine è nei 10 chilometri quadrati di distanza dal bar il distillato viene consegnato direttamente dai tre bartender e nella confezione c’è sempre un omaggio del locale. Le bottiglie sono chiuse con della cera d’api biologica e sono ecosostenibili.
Tutto il concetto del delivery personalizzato è la summa del "laboratorio folkloristico pensiero" se così possiamo dire. Portare "l'innovazione di un laboratorio in ingredienti molto popolari, tradizionali, folkloristici appunto, andando a vedere tutti i lati della storia napoletana e vesuviana con occhi diversi, i nostri" commenta Monda. Alla base della scelta di ogni prodotto utilizzato c’è uno studio: "cerchiamo di utilizzarlo al meglio, per dargli il giusto valore ed estrarre i sapori più genuini possibili. Per fare un esempio: nel nostro menu non c’è il lime ma diverse tipologie di limoni che siano di Sorrento, calabresi o sfusati amalfitani. In sostituzione del lime utilizziamo il verdello che cresce nel nostro territorio".
In questo cocktail bar si respira cultura: alle pareti dei disegni di un artista locale, sul fondo c’è il rotovapor in bella mostra (un evaporatore rotante di solito utilizzato nell'industria chimica, ormai molto usato nell'alta ristorazione), alle spalle della cassa un orto biodinamico verticale. Tutto è stato studiato dai tre ragazzi nei minimi dettagli perché "vogliamo che il nostro bar sia una fucina di idee, uno spazio in cui si crea qualcosa. Stiamo preparando dei corsi, delle iniziative sociali, vogliamo unire la provincia alla grande città" ci dice Pagliara.
L’ispirazione dei proprietari sono "le opere di Vittorio Imbriani, un politico e filosofo ottocentesco di Pomigliano, la prima persona che ha sovvenzionato varie opere per connettere i Paesi Vesuviani alle grandi città, sia fisicamente che culturalmente. I primi gruppi di musica folkloristica sono nati grazie a lui e tutto il bar è dedicato a una delle sue opere, in cui racconta di questi celebri 12 conti pomiglianesi. Piccole storielle tramandate dai nonni, messe su carta da Imbriani. Da qui il menu, con 12 cocktail che prendono il loro nome, con i protagonisti ridisegnati in chiave funky da Andrea Napolitano, un artista nostro amico le cui opere sono esposte al locale".
Nel menu diversi ingredienti sono scritti in napoletano e sui muri ci sono spezzoni, sempre in napoletano, di questi racconti. L’utilizzo del napoletano non è casuale, spiega Manna: "Ci aiuta a far arrivare meglio il messaggio ai clienti. All’inizio temevamo di fare cose troppo complicate per la zona in cui siamo, in realtà la cosa è stata molto apprezzata. Sul menu ci sono scritti solo gli ingredienti, non le tecniche che usiamo, così le persone possono scegliere in base ai propri gusti".
I cocktail del trio di giovani bartender sono fantastici: drink elaborati degni dei grandi piatti d'alta cucina, in cui l'equilibrio di sapori è eccellente. C'è fantasia e ricerca, c'è amore spasmodico per il proprio lavoro, c'è cura nei dettagli e modernità. Nulla è lasciato al caso, dalla scelta degli ingredienti alle dosi da miscelare. Pazzesco il Viola con mezcal, carota viola, agresto, dragoncello e menta, un drink fresco e giovane, dal sapore fruttato e dal retrogusto frizzantino, senza avere alcuna parte gassosa. Sorprendente ‘A vicchiarella pt. 2, con Chazallettes Dry (un vermouth), babà napoletano, caffè e fico; questo drink ha sapori molto più decisi e un gusto più persistente rispetto agli altri ma al contempo è rassicurante perché ricorda sapori molto familiari. Cocktail davvero unici nel loro genere che catapultano questo piccolo bar di Pomigliano ai vertici dei bar italiani.
Tutto questo ha portato a un successo immediato, per un progetto pensato e realizzato al 100% da questi tre giovani campani, senza nessun imprenditore alle spalle, agenzia di comunicazione o architetti che ne curino il design del bar. L'unico supporto esterno a cui la triade si è appoggiata è 17studio, un'agenzia che cura la brand identity del locale, di cui fa parte lo stesso Napolitano. "Abbiamo dovuto fare i conti, quelli veri non quelli di Imbriani, per capire le nostre possibilità" racconta Vincenzo Pagliara. "Non ci aspettavamo un successo immediato proprio per questi motivi. Sappiamo di avere un'identità ben definita e delle idee forti in cui crediamo molto. Vivere fuori dalla regione non ci ha portato a ripudiare ciò che abbiamo qui, anzi, ci ha spinto a valorizzare queste cose. Vogliamo creare un movimento, vogliamo far pensare folkloristicamente, vogliamo far girare l’economia a livello provinciale e regionale attraverso i nostri cocktail".