Il 19 marzo in Sicilia va in scena una tradizione secolare, quella delle cene di San Giuseppe. Protagoniste assolute le forme di pane, finemente lavorate a mano nelle forme più varie.
Sicilia e cibo sono quasi un sinonimo, e si sa che per ogni festività l’isola ha una specialità irresistibile. Per la festa di San Giuseppe, però, riesce a stupire ulteriormente. Lo fa con u pani pulitu, una tradizione antica di secoli e di grande impatto, visivo e gustativo. In occasione della festa del Santo, infatti, in diversi centri della regione vengono organizzate le tradizionali cene di San Giuseppe, altari imbanditi di cibo in cui il protagonista assoluto è il pane, lavorato finemente a mano fino a diventare una vera e propria scultura.
La celebrazione di San Giuseppe con u pani pulitu interessa un’area specifica della Sicilia, il Ragusano: sono borghi come Marina di Ragusa e Santa Croce in Camerina, fino a Salemi in provincia di Trapani, a portare avanti questa tradizione storica, dove fede e folklore si uniscono in una celebrazione unica. Simbolo di un radicato sentimento religioso e di un forte senso di appartenenza alla comunità, le cene di San Giuseppe sono un’offerta al santo e ai meno fortunati. Ogni famiglia, nella sua abitazione, prepara un altare che è una vera e propria tavola imbandita, ricca di elementi simbolici.
Su una tovaglia bianca di lino, intorno all’immagine della Sacra Famiglia, vengono esposti i famosi pani, forme di pane scolpite in modo sopraffino, decorate con maestria e precisione estrema dalle mani delle donne, che imparano a prepararle fin da piccole. Il risultato è u pani pulitu, una vera e propria opera d’arte entrata persino a far parte dei beni immateriali della Regione Sicilia.
La scelta di usare proprio il pane non è casuale: si pensa che sia una rievocazione dell’ultima cena di Gesù con i suoi Apostoli, ma probabilmente il rito è ancora più antico, legato ai culti di fertilità della terra in onore della dea delle messi, Cerere per i romani. Intorno alle decine e decine di pani decorati si sistemano altri oggetti simbolici e piatti tipici: caraffe di vino, vasi di frutta, il grano fatto germogliare al buio, una lampada a olio, e poi ortaggi, biscotti, dolci e fiori profumati.
Frutto di un lavoro intenso che inizia settimane prima della festa vera e propria, le cene di San Giuseppe sono una tradizione molto antica. La loro origine ufficiale è datata 1832, quando il Barone Guglielmo Vitale lasciò in eredità alla chiesa madre, dopo la sua morte, tre vignali.
Con la loro rendita, la comunità avrebbe dovuto festeggiare San Giuseppe in occasione della sua festa, e organizzare una grande tavolata da condividere con i fedeli, soprattutto quelli più poveri. Nel tempo questo banchetto si è trasformato in un vero e proprio voto di ringraziamento verso il Santo, un gesto in suo onore e per chiedere grazie, una vera offerta presentata imbandendo grandi tavolate.
Oggi le cene, che sempre più hanno visto protagonisti gli splendidi pani decorati, sono il racconto di una tradizione che si rinnova ogni anno da secoli, espressione preziosa di rito, fede e folklore.
Da generazioni le donne dei borghi dove le cene di San Giuseppe sono ancora una forte tradizione si tramandano la preparazione del pani pulitu, che non è casuale ma segue indicazioni ben precise. Devono essere preparate, infatti, delle forme molto specifiche: “a varva”, che rappresenta il volto del Santo incorniciato di barba, “u vastoni”, il bastone fiorito simbolo di regalità e autorità, le lettere S e G che ricordano le iniziali del nome del Santo, e la “spera”, sfera che ricorda l’ostensorio.
Immancabili anche le forme note come “uccidati”, pani circolari che simboleggiano l’amore infinito di Dio e l’uguaglianza tra gli uomini. Si distribuiscono sulla tavola a multiplo di tre, perché sono dedicati alla Sacra Famiglia e ogni pane ne rappresenta un componente. Non mancano poi una serie di forme che celebrano la terra, la natura, il risveglio della primavera: galletti, agnelli e forme di animali, frutti, spighe e fiori, il sole e la luna, che rappresentano luce e vita. Sempre presenti anche pagnotte scolpite con altri elementi simbolici, tra cui chiavi e forbici, palme, colombe e angeli.