Orgoglio nazionale e oggetti immancabile in ogni cucina, la caffettiera entrata nelle case degli italiani è uno dei maggiori vanti del Made in Italy.
Ogni mattina, in ogni paese e città di ogni regione d’Italia, c’è un italiano che si sveglia al suono gorgogliante del caffè, che diffonde il suo profumo nell’aria dall’interno della moka accesa sul fuoco. Ormai mettere il caffè sul fuoco nella mitica macchinetta – un must immancabile nelle case di tutti gli italiani – è un gesto automatico, eppure c’è stato un tempo in cui il caffè si beveva solo nei bar.
Nel 1933, poi, tutto è cambiato: il signor Bialetti ha avuto un’idea rivoluzionaria, la moka è comparsa sul mercato e in pochissimi anni è diventata una delle dieci invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo. Un oggetto rivoluzionario, riconosciuto oggi come una delle più alte espressioni dell’artigianato e del design tricolore, tanto da essere celebrata presso musei come il MoMa di New York e la Triennale di Milano.
La tradizione di preparare il caffè in casa è iniziata nell’Ottocento, con la diffusione a Napoli di uno strumento francese, la “cuccumella”: il suo utilizzo si diffuse così tanto in città che l’oggetto, ancora oggi, è chiamato caffettiera napoletana. Questa prima, rudimentale macchina del caffè richiedeva che l’acqua venisse bollita a parte, rendeva necessaria una macinatura finissima e aveva un tempo di ebollizione molto elevato.
Tutto cambia nel 1933 quando Alfonso Bialetti, proprietario della Alfonso Bialetti & C. Fonderia in Conchiglia (oggi Bialetti Industrie) che si occupava di produrre semilavorati in alluminio, rimane colpito dalla vasca con il tubo che distribuiva acqua e sapone usata dalle lavandaie per fare il bucato. La procedura di bollitura e distribuzione gli fece venire l’idea, che poi applicò a un piccolo oggetto di alluminio pensato per preparare il caffè in casa con lo stesso sistema delle vasche per i panni. Il disegno del progetto venne affidato a Luigi de Ponti, che lo pensò in quattro parti, alle quali si aggiunge una guarnizione sostituibile e un manico in bachelite. L’idea del nome, invece, viene dall’Oriente: moka, infatti, si ispira a Mokha, città dello Yemen famosa per essere una delle maggiori aree di produzione di caffè di qualità arabica.
La piccola moka va in produzione: 1.000 pezzi all’anno, venduti personalmente dal signor Bialetti presso fiere e mercati. Il vero successo della sua grande invenzione, però, si deve al figlio Renato: negli anni ‘50 prese in mano l’azienda di famiglia, e investì massicciamente nella pubblicità per diffondere l’idea della Moka Bialetti.
Complice il boom economico di quegli anni, l’aumento del reddito e dei consumi, la caffettiera diventa l’oggetto del desiderio di tutti gli italiani: l’immagine della moka ormai è ovunque, e il marchio diventa ancora più famoso quando crea il personaggio dell’omino con i baffi, disegnato dall’animatore e fumettista Paul Campani e protagonista di programmi come Carosello.
A questo punto la produzione della Moka Bialetti è cresciuta a dismisura, passando a produrre 18mila pezzi al giorno, per un totale di 4 milioni all’anno. Da allora fino ad oggi, la stima è che la vendita della moka ammonti a circa 300 milioni di pezzi, e ormai l’oggetto è talmente iconico che molti chiamano “Bialetti” il modello di caffettiera, anche se prodotto da altre aziende.
La moka originale firmata Bialetti ha una forma ottagonale, è in alluminio e ha una grandezza che consente di preparare una tazzina di caffè: l’idea iniziale, infatti, era quella di avere un oggetto di misura standard per avere il proprio caffè quotidiano in casa invece di andare al bar. Cresciuta la richiesta, però, sono cambiate anche le esigenze, e l’azienda si è adattata: dopo la commercializzazione su larga scala sono arrivate moka di ogni dimensione. I cultori del caffè dicono che la caffettiera da 3 sia la macchina perfetta, ma oggi si trova sia mini sia gigante, in grado di fare da un minimo di una tazzina ad un massimo di 18 tazzine.
E non solo. Da quando la moka è diventato un oggetto di culto, il design ha iniziato a variare: oggi, accanto all’originale in alluminio, se ne trovano di tutti i colori, con diversi numeri di lati e persino in edizioni speciali come la “moka tricolore”, un omaggio alla bandiera italiana. Ormai la Moka Bialetti non è più solo uno strumento per fare il caffè, ma un vero e proprio oggetto da collezione.
La moka è bella da vedere e comoda da usare … ma come funziona? È molto semplice: il vano sottostante che funge da caldaia si riempie di acqua, si inserisce il dosatore a forma di imbuto con la quantità di caffè necessaria, si avvita la parte superiore e si mette sul fuoco. Il calore scalderà l’acqua, e il vapore la spingerà a salire attraverso il filtro e a fuoriuscire dal camino, creando il caffè.
Attenzione però: anche se il procedimento è semplice, preparare un buon caffè con la moka è una vera e propria arte. Per prima cosa, la caffettiera va tenuta pulita e lavata solo ed esclusivamente con acqua, senza nessun sapone o detergente, e ha bisogno che periodicamente siano sostituite la guaina in gomma e il filtro. La seconda regola d’oro riguarda il caffè, che va conservato in un luogo asciutto e fresco: la quantità giusta da mettere nel filtro è fondamentale (non deve essere ricolmo), così come il divieto di pressarlo con il cucchiaino, in modo da evitare che venga troppo forte e troppo denso.