La birra non filtrata è una birra che non subisce il processo di filtrazione, mantenendo così lieviti e particelle in sospensione. Questo le conferisce un aspetto torbido, un sapore più ricco e complesso, e una maggiore freschezza rispetto alle birre filtrate.
Sempre più spesso leggiamo in giro di una particolare tipologia di birra: la "non filtrata". Ma cos'è la birra non filtrata? Questo termine si riferisce a una tecnica di produzione che, come lascia intuire il nome, evita il processo di filtrazione tipico delle birre industriali. Il processo separa le parti solide, che possono essere lieviti o altri sedimenti, dalla parte liquida. Questo porta a un colore più torbido e un sapore più intenso dato dagli elementi "disturbanti" che vengono eliminati nelle birre filtrate, limpide e trasparenti.
La birra non filtrata è una bevanda che conserva intatte tutte le sue caratteristiche naturali, senza subire il processo di filtrazione. Questo significa che al suo interno restano i lieviti, le proteine e altre particelle sospese che normalmente verrebbero eliminate durante la filtrazione.
La presenza dei lieviti e delle altre particelle conferisce alla birra non filtrata un sapore più complesso e corposo, con note fruttate, speziate o leggermente amare a seconda dello stile. Gli aromi sono sviluppati in modo più completo, offrendo a chi le beve un'esperienza sensoriale molto più ricca. La maggior parte delle birre non filtrate è prodotta da birrifici artigianali, che prediligono metodi di produzione tradizionali e naturali. È difficile trovare birre non filtrate industriali perché il processo meccanico che porta alla limpidezza delle bottiglie del supermercato è frutto di una grande ricerca nella standardizzazione del prodotto. L'obiettivo delle industrie è quello di fare un prodotto che sia regolare e identico in ogni parte del mondo, l'obiettivo dei birrifici artigianali è invece quello di rendere ogni bottiglia (o ogni lotto) a suo modo unico.
Una birra non filtrata si riconosce facilmente dal suo aspetto torbido e dalla presenza di un leggero deposito sul fondo della bottiglia. Inoltre, le etichette delle birre artigianali non filtrate spesso riportano l'indicazione "non filtrata" o "naturale".
Le differenze tra una birra non filtrata e una filtrata risiedono principalmente nel processo di produzione e nelle caratteristiche organolettiche del prodotto finale. Le prime non vengono filtrate alla fine del processo di produzione e quindi mantengono tutti i componenti della fermentazione, le seconde rimuovono la maggior parte dei lieviti. Questo rende le non filtrate torbide e opache, con un deposito sul fondo e le filtrate più chiare, limpide e brillanti.
Altro aspetto fondamentale sta nel sapore che nelle prime è più "vivo" grazie alla presenza di lieviti attivi che continuano a fermentare in bottiglia, conferendo note di crosta di pane o di lievito mentre nelle seconde è più pulito e leggero, con aromi meno intensi. All'assaggio questa differenza si avverte anche con il "tatto" perché le non filtrate sono più corpose e hanno una leggera carbonatazione mentre le filtrate sono più lisce e "pulite".
La differenza fondamentale che ha portato a questa separazione sta però nella durata: le birre filtrate hanno generalmente una shelf-life più lunga grazie alla rimozione dei lieviti, che potrebbero causare rifermentazione e questo aspetto è fondamentale se devi produrre birra a livello industriale, per centinaia di migliaia di bottiglie all'anno. Le non filtrate possono invece subire delle lievi variazioni nel tempo a causa della presenza dei lieviti. Il nostro consiglio è di assaggiare entrambe le tipologie per capire quale preferisci.
Può sembrare un controsenso in effetti: se le birre non filtrate subiscono un processo in meno, allora perché costano di più? Innanzitutto per tutti gli altri processi: le birre non filtrate sono spesso prodotte da birrifici artigianali che utilizzano metodi di produzione più tradizionali e manuali. Questi metodi richiedono più tempo, attenzione e cura, aumentando i costi di produzione. Inoltre, i piccoli lotti di produzione, tipici dei birrifici artigianali, non permettono le stesse economie di scala dei grandi birrifici industriali.
Per avere un prodotto di qualità e che non distrugga tutte le bottiglie a causa della rifermentazione, servono inoltre ingredienti di alta qualità come malti speciali, luppoli pregiati e lieviti selezionati. Questi ingredienti spesso costano di più rispetto a quelli utilizzati nella produzione di birre di massa. Questa selezione non evita comunque la shelf-life minore e, anche se può farti arrabbiare, la volatilità dell'investimento alla fine la paga il cliente: una logistica più complessa e rapida per garantire che la birra arrivi al consumatore nelle migliori condizioni. Questa necessità di gestire una catena del freddo efficiente e di accelerare i tempi di distribuzione può incrementare i costi. Infine, ma non vale per tutti i prodotti, le birre non filtrate sono spesso posizionate come prodotti premium o di nicchia, destinate a un pubblico di appassionati che apprezza la complessità e l'autenticità del prodotto. Questo posizionamento permette ai produttori di chiedere un prezzo più elevato, poiché i consumatori sono disposti a pagare di più per un prodotto percepito come di qualità superiore e più autentico.