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18 Marzo 2023 11:00

Tutte le fiction portano a Napoli (e alla sua ricchissima gastronomia)

La città di Napoli ha una gastronomia vastissima, molto presente nelle diverse forme d'arte. Vediamo che mangiano i protagonisti delle fiction più famose.

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Film e serie tv italiani hanno da sempre preso a piene mani dai libri di cucina e dalla tradizione gastronomica del Bel Paese. Siamo la nazione più ossessionata dal cibo che esista al mondo, è ovvio che si rifletta sulla nostra arte. C'è però una città, in particolare, che negli ultimi anni sta facendo parlare di sé per le produzioni artistiche e non solo: Napoli. Il capoluogo campano è diventato il più florido hub videoartistico e musicale che ci sia in Italia: da Gomorra ai Bastardi di Pizzofalcone fino al successo clamoroso di Mare Fuori, dalle opere di Maurizio e Giovanni a quelle di Elena Ferrante, senza dimenticare l'Oscar 2022 a Sorrentino, Napoli vive un rinascimento culturale unico nel suo genere. Il filo rosso che unisce tutti questi successi è sempre la gastronomia però: troviamo il meglio della cucina partenopea raffigurato sul piccolo schermo.

I protagonisti della fiction italiana contemporanea: Napoli e i suoi piatti

Napoli è al centro di una grande rinascita culturale e i centri di produzione si fanno forza con i talenti che nascono in città. La storia però non perdona: tutti sono costretti a fare i conti con la gastronomia partenopea. Vediamo allora i piatti più iconici che troviamo nelle serie più in voga del momento.

1. Il ragù tabù di Mare Fuori? Meglio la pizza

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Foto di Rai Play

No, il cibo di Mare Fuori non è dei più invitanti. La serie tv più famosa del momento narra le vicende di alcuni detenuti e membri del personale di un carcere minorile immaginario, liberamente ispirato a quello di Nisida, quindi il cibo è quello del carcere. Spesso è associato alla violenza ma non come nei vecchi gangster movies americani: non è un'allegoria, è un vero e proprio mezzo di terrore. Non a caso la scena più iconica che lega gastronomia e serie riguarda un ragù molto speciale. Protagonisti della scena sono tre ragazzi: Pino, Totò e Ciro. Il primo si gusta il ragù napoletano offertogli da Totò ma, una volta finito, trova la medaglietta di Tyson, il suo amato cane e capisce che la carne utilizzata per questo piatto è proprio quella del fidato amico a quattro zampe. Il ragazzo, addolorato e furibondo, cerca di aggredire Ciro, colpevole della nefandezza, ma quest'ultimo si fa rinchiudere preventivamente nella cella e fa passare Pino per un irrecuperabile, rabbioso, isterico, criminale.

Oltre alla rivoltante immagine del ragù di cane c'è di più: troviamo di tanto in tanto dei cuzzetielli, ancor più spesso la pizza e questa è una storia da raccontare perché il legame tra la pizza e Mare Fuori va molto oltre le scene viste in tv: durante la terza stagione alcuni detenuti hanno la possibilità di partecipare a un corso per pizzaioli e di servire le pizze agli altri detenuti. Una forma di reinserimento sociale, per imparare un mestiere e non ricadere negli stessi errori. Questo corso esiste davvero ed è organizzato da Antonio Franco, presidente dell'Associazione Scugnizzi. Non a caso il maestro pizzaiolo della serie si chiama proprio Antonio. Questo corso, nella realtà, permette delle visite esterne ed è proprio in queste occasioni che gli sceneggiatori della serie sono venuti per raccogliere le vere storie dei ragazzi per poi adattarle alla fiction. Un rapporto maturo tra la pizza e la serie, molto più profondo di una semplice messa in scena.

2. Il gattò e la pasta e patate azzeccata de L'Amica geniale

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Foto da Facebook

La serie basata sui romanzi di Elena Ferrante è il tripudio della cucina casalinga partenopea. Sia nei libri sia nella trasposizione televisiva curata da Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher si raccontano spesso i piatti preparati a casa delle due protagoniste. Lenù e Lila sono due bambine che diventano amiche nel Rione Luzzanti di Gianturco, nella periferia est di Napoli. La storia è ambientata negli anni ’50, le due crescono insieme tra alti e bassi tipici delle amicizie nate così presto, con tantissime vicissitudini che coinvolgono le protagoniste.

Irresistibile è la pasta e patate bella azzeccata cucinata dalla mamma di Lenù, così come il suo gattò di patate. La mamma di Lenù ha fama di essere una straordinaria cuoca e se ne accorge presto il suo futuro genero. Indimenticabili sono poi le passeggiate delle due bambine verso la pasticceria dei Solara per acquistare le croccantissime sfogliatelle ricce.

3. Il caffè è la scusa di Mina Settembre

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Foto da Facebook

Protagonista della serie è Gelsomina "Mina" Settembre, un'appassionata assistente sociale interpretata da Serena Rossi. Dopo il divorzio torna a vivere a casa della madre Olga, una donna carismatica e un po' oppressiva nei confronti della sua bambina, che tanto bambina non è più. Proprio con la mamma ci sono però i più fulgidi scambi gastronomici: tra una ricetta e un mini dramma è onnipresente il caffè, sia con la mamma sia con sua zia. Rappresenta a pieno il non detto della cultura napoletana: quando devi confessare qualcosa a qualcuno niente è meglio di "Ce lo prendiamo un caffè insieme?" per preparare l'interlocutore alla disquisizione.

Non solo caffè comunque: Mina Settembre è anche una grande appassionata di mixology, o almeno di quello che ruota intorno al tema. Una delle sue migliori amiche è infatti la titolare di un bar di moda nella zona di Chiaia, a due passi dal lungomare, e qui non mancano mai spritz, cosmopolitan o negroni accompagnati da qualche stuzzichino da mangiare in compagnia.

4. La colazione dei Bastardi di Pizzofalcone

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Foto da Facebook

Le indagini per Giuseppe Lojacono, interpretato da Alessandro Gassman cominciano sempre in terrazza, tra caffè, cappuccini, cornetti, brioche e croissant. La colazione per il commissariato  di Pizzofalcone è un momento per fare squadra, per confrontarsi, per riunire i pensieri e dire qualche battutina. Must della serie è il celebre caffè strapazzato, una variate dell'espresso napoletano se così vogliamo dire: la tradizione partenopea impone la tazza bollente che espone le nostre labbra a evitabili ustioni, così molti baristi hanno cominciato ad aggiungere zucchero e cacao da "strapazzare" col cucchiaino che va a bagnare il bordo della tazzina, raffreddandola. Un po' per la serie tv un po' perché i turisti non amano più queste tazzine roventi, constatiamo un trend su questo tipo di bevanda sempre crescente.

5. La cucina cilentana del Commissario Ricciardi

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La serie tv vede protagonista un commissario di polizia dai nobili natali, interpretato da Lino Guanciale. Il poliziotto ha un super potere: è in grado di percepire le ultime parole pensate o dette dai fantasmi delle vittime di morte violenta. Questa maledizione, ereditata dalla mamma, isola il protagonista da molti affetti. Tra i pochi c'è Rosa Vaglio, la sua governante, una sorta di madre adottiva dopo la scomparsa di quella biologica. Sia Luigi Alfredo Ricciardi sia Rosa sono cilentani doc e la cucina non può che essere il modo che la tata ha di esprimere il proprio affetto. A volte troppo affetto: Ricciardi subisce la cucina di Rosa, più che goderne. Vediamo quindi pasta e cavoli, frittate di maccheroni e minestre maritate (anche lontano dal periodo di Natale e Pasqua). Tutta l'opera è ambientata negli anni '30 e tocca con mano i primi disastrosi effetti del fascismo, anche perché uno dei migliori amici di Ricciardi è Bruno Modo, un anatomopatologo apertamente in lotta con il regime di Mussolini. Ritroviamo le sfogliatelle e l'espresso ma scopriamo anche tutto il mondo dei surrogati del caffè tipici di quel periodo con la colazione di Ricciardi che è diventata un vero e proprio must, con tanto di tavolino riservato al Gambrinus, una delle location in cui è stato girato il progetto.

Come per Mare Fuori dobbiamo fare una digressione extra set: il legame tra il binomio caffè-sfogliatella e Ricciardi va ben oltre la narrativa. Il Commissario Ricciardi, in quanto serie di libri gialli, nasce proprio grazie a un caffè storico napoletano e a un concorso letterario organizzato dai proprietari a cui Maurizio De Giovanni è stato iscritto, per scherzo, dai suoi amici. L'autore seduto ai tavolini della sala interna del bar, decide il periodo storico in cui ambientare il proprio personaggio più iconico. Il Commissario Ricciardi, in fondo, è nato grazie a un caffè e a una sfogliatella.

Perché tutte le serie sembrano ambientate a Napoli? Il 2023 è l'anno "azzurro"

La più impattante raffigurazione dell'unicità del 2023 per la città di Napoli è senza dubbio il calcio. La squadra guidata da Spalletti, Osimhen e Kvaratskhelia sta massacrando tutti gli avversari e manca ormai davvero poco per cucirsi matematicamente lo scudetto sul petto azzurro. Quella del Napoli è però la ciliegina su una città che ha ritrovato un appeal turistico, artistico e imprenditoriale che probabilmente non si vedeva dal 1700.

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L'appeal è probabilmente nato proprio dal cibo, con la riscossa della pizza che ha allargato le proprie maglie a tutta la provincia, trovando nella vicina Caserta il terreno più fertile in cui germogliare: un po' come successe con i Borbone ai tempi della costruzione della bellissima Reggia. La gastronomia campana è sulla cresta dell'onda: celebre per il cibo povero e lo street food, spesso dimentichiamo che Napoli è la provincia con più Stelle Michelin in Italia, a testimonianza di quanto il comparto sia trainante e potrebbe esserlo anche di più. Volendo ignorare i "napoletani all'estero" di successo, come Antonino Cannavacciuolo che ha conquistato le 3 Stelle Michelin, è bene sottolineare le realtà imprenditoriali, soprattutto del mondo pizza, che espandono i propri confini come Michele in the World, la miglior catena di pizzerie artigianali per 50 Top Pizza, ormai presente in tutto il mondo, o ancora tutto l'universo creato da Gino Sorbillo, partito dai Tribunali e arrivato in tantissime zone d'Italia, senza dimenticare Vincenzo Capuano che dopo i piazzamenti iridati di Las Vegas ha conquistato la Germania diventando uno dei maestri pizzaioli più noti di internet. Impossibile dimenticare poi il mondo della mixology: grazie a tanti "emigranti di ritorno", ovvero ragazzi campani formatisi nel resto d'Italia e all'estero ma tornati a casa per le proprie attività imprenditoriali, hanno reso la Campania la regione più in vista di questo specifico fondamentale dell'ospitalità. A suggellare il tutto l'ultima WorldClass, la più importante competizione per bartender d'Italia: primo posto per Vincenzo Pagliara, secondo per Natale Palmieri, entrambi campani, entrami titolari di due bar tra i migliori 10 d'Italia per Bar Giornale, gli unici siti nelle province oltre a un altro locale, sempre napoletano in top ten. Senza dimenticare la presenza dell'Antiquario tra i migliori 50 bar al mondo per la World's 50 Best.

Non si può poi non parlare dell'arte: al cinema sta avendo un gran successo il Mixed by Erry di Sydney Sibilia, le ultime tre edizioni del David di Donatello hanno visto trionfare una quantità enorme di artisti partenopei; in tv Mare Fuori ha sorpreso tutti arrivando negli angoli più remoti d'Italia, è tornato Il Commissario Ricciardi e si attende con ansia la messa in onda dei Bastardi di Pizzofalone e il ritorno di Mina Settembre. Queste ultime serie sono tratte tutte dai libri di Maurizio De Giovanni che con Elena Ferrante, autrice dell'Amica Geniale e della Vita bugiarda degli adulti (per restare in tema serialità), e Roberto Saviano si collocano in cima alle classifiche di vendita. Ormai sembra che per girare una fiction bisogni passare per forza da Napoli: negli ultimi 20 anni sono 17 le serie tv girate in città per un totale di 56 stagioni (e ignoriamo il successo di Un Posto al Sole, la soap più longeva di sempre). Se non è un record, poco ci manca. Senza dimenticare il mondo di internet: i The Jackal e Casa Surace sono le due produzioni comiche più floride del web; Andrea Moccia e il suo Geopop è il progetto scientifico e divulgativo che ha conquistato più premi negli ultimi anni.

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Non possiamo poi ignorare la musica: la canzone napoletana è intrisa di riferimenti al cibo e anche la nuova generazione non scherza. Liberato è "l'Elena Ferrante della musica", con tutto quell'alone di mistero che si porta dietro; Geolier, LDA e Luchè sono idoli delle folle, soppiantando quasi Clementino e Gigi D'Alessio, ormai anche presentatori televisivi. Più votati al successo internazionale sono i Nu Genea, celebrità in estremo oriente più che in Italia. Non dimentichiamo poi il vincitore “occulto” di Sanremo: Davide Petrella, in arte Tropico, autore dei testi delle canzoni cantate da Marco Mengoni e Lazza, che si sono piazzate rispettivamente al primo e al secondo posto della classifica finale.

C'è infine tutta l'arte figurativa con Jorit che è ormai nell'Olimpo della street art con opere che vanno da Mosca a New York senza dimenticare le proprie radici, o ancora Lello Esposito, Marianna Vittorioso, Pasquale Manzo, Ciro Pipoli e Alessandro Flaminio, tutti artisti di fama internazionale che espongono nelle maggiori gallerie d'arte al mondo. Tutto questo attira anche altre figure internazionali come i fotografi Alexander Gregg e Brett Lloyd che portano le mostre fotografiche su Napoli in giro per il mondo, o ancora lo strano legame tra Banksy e la città partenopea, eletta a seconda casa dal più importante street artist contemporaneo. Non si può ignorare infine il laboratorio teatrale e cinematografico messo su da Daniel Pennac, uno dei più stimati registi francesi, a Napoli, dedicato al rapporto che la città ha con Diego Armando Maradona.

Il subbuglio artistico e culturale sta portando un nuovo flusso turistico: a Natale le strutture si sono riempite per il 95%, dato che secondo Il Sole 24 Ore verrà almeno replicato per Pasqua, se non superato, con un numero di turisti superiore perfino alla media pre-pandemia, ormai al livello delle big di questo settore come Firenze e Venezia.

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Quello che i piatti non dicono
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