Entrambi si utilizzano in cucina in ricette creative e della tradizione, ma sono anche ottimi rimedi naturali che alleviano disturbi legati alla digestione: il finocchio è un ortaggio coltivato, mentre il finocchietto cresce in modo spontaneo.
Del vasto panorama delle verdure e delle erbe aromatiche utilizzate in cucina fanno parte anche il finocchio e il finocchietto: strettamente imparentati tra loro, seppur appartenendo alla stessa famiglia botanica presentano caratteristiche molto diverse. Il primo, conosciuto anche come finocchio dolce, è uno degli ortaggi coltivati protagonisti della stagione invernale, portato in tavola crudo e cotto; il secondo, invece, è noto come finocchio selvatico, e si distingue per essere una pianta perenne spontanea dal profumo intenso, apprezzata soprattutto come insaporitore. Entrambi hanno proprietà benefiche per la salute, in particolare sono grandi alleati della digestione. Facciamo la loro conoscenza, scoprendo quali sono le differenze principali.
Iniziamo col dire che il finocchio e il finocchietto selvatico sono piante antichissime, tipiche dell’area mediterranea, che trovavano spazio sia come alimento sia in veste terapeutica già tra gli Egizi, i Greci e gli antichi Romani: il finocchio selvatico, in particolare, per molti secoli fu considerato sacro, e nel Medioevo capace di allontanare gli spiriti maligni.
Tutti e due fanno parte della famiglia delle Apiaceae, dette anche Ombrellifere, come carote, sedano e prezzemolo: il nome scientifico del finocchio è Foeniculum vulgare var. dulce (infatti viene anche nominato finocchio dolce), si coltiva, e la parte commestibile è il suo grumolo bianco e tondeggiante che cresce sotto terra, composto da guaine fogliari carnose che formano una struttura compatta e croccante, può essere più o meno grande a seconda delle varietà. Il sapore è lievemente anisato, con note fresche che lo rendono perfetto per essere consumato crudo in insalata o in pinzimonio, ma anche cotto in svariate preparazioni, dalle vellutate ai gratin, fino ai contorni al forno o in padella.
Il finocchietto selvatico (Foeniculum vulgare var. vulgare), lo dice il nome stesso, cresce in modo spontaneo, ed è una pianta erbacea perenne caratterizzata da fusti sottili e ramificati, foglie verdi e infiorescenze a ombrello di colore giallo brillante. A essere usate in cucina con maggior frequenza sono proprio le foglie, dall’aroma inconfondibile, che vanno a insaporire piatti della tradizione come per esempio la pasta con le sarde siciliana, ma anche i semi sono impiegati in tisane detox, per guarnire insalate e per realizzare pane, taralli e crackers.
Dal punto di vista nutrizionale, sia il finocchio che il finocchietto selvatico offrono numerosi benefici per la salute, grazie alla loro ricchezza di composti antiossidanti, vitamine e minerali. Il finocchio è un ortaggio presente nelle diete ipocaloriche (in 100 grammi si contano 30 kcal), ha un elevato contenuto di acqua e fibre, che lo rendono un alimento particolarmente indicato per favorire la digestione e contrastare il gonfiore addominale. Le sue proprietà diuretiche, inoltre, aiutano a eliminare i liquidi in eccesso, mentre la presenza di vitamina C e flavonoidi contribuisce a rafforzare il sistema immunitario.
Il finocchietto selvatico non è certo da meno: possiede una concentrazione maggiore di oli essenziali rispetto al finocchio coltivato, tra cui anetolo e fenchone, responsabili del suo aroma e delle sue qualità carminative e digestive. I suoi semi, infatti, sono impiegati praticamente da sempre in fitoterapia, come rimedio naturale per alleviare disturbi gastrointestinali come pancia gonfia, crampi e spasmi. Le tisane a base di finocchietto, per esempio, diventano un toccasana per ridurre l’aerofagia, promuovendo l’eliminazione dei gas intestinali. E non è finita qui: il finocchietto è anche un antinfiammatorio e un antimicrobico, contiene antiossidanti che aiutano a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi, diventando così un amico del cuore. Masticare semi di finocchietto dopo i pasti, poi, è consigliato non solo per stimolare la digestione, ma anche mantenere un alito fresco e ridurre la formazione di carie.