Ieri sera il presidente degli Stati Uniti ha rimandato di 90 giorni l'applicazione dei dazi internazionali: in questi tre mesi saranno aperte delle trattative con tutti tranne che con la Cina per cercare di arrivare a una soluzione comoda per tutti.
Tanto rumore per nulla. O meglio, proprio nulla no dato che le borse americane ed europee hanno perso oltre 5 punti percentuali in questi giorni provocando un crollo significativo che solo con mesi di lavoro si risanerà. Però ieri sera il presidente statunitense Donald Trump ha sospeso per 90 giorni i dazi aggiuntivi (che lui definisce erroneamente "reciproci") per tutti tranne che per la Cina. Alla Cina ha dichiarato quasi una guerra commerciale imponendo dazi del 125%. Per tutti gli altri invece si resta al 10% a eccezione di Messico e Canada, sottoposti a dazi del 25%. L'enogastronomia italiana è salva.
Per assurdo a questo punto non cambia nulla. Mercoledì scorso erano stati annunciati i dazi e da quel momento abbiamo visto una profonda crisi sui mercati finanziari, che in pochi giorni sono crollati. I più accorti hanno notato che gli annunci di Trump erano un po' confusi e spesso ritrattati o modificati, per questo più di qualcuno ha invitato alla calma ma non è bastato: la maggior parte dei governi e degli industriali sono andati nel panico cercando di capire come adattarsi.
Con le sue solite colorite espressioni Trump ha giustificato questa pausa dicendo che la maggior parte dei Paesi hanno provato a contattarlo, implorandolo di ritrattare (non ha detto proprio così, è stato molto meno democristiano) e quindi, per premiare la buona volontà degli Stati, ha deciso di rimandare le ritorsioni e aprire queste trattative.
Tra i Paesi "buoni" evidentemente non c'è stata la Cina che ha risposto ai dazi rendendo di fatto impossibile il commercio tra i due colossi. L'Unione Europea ha imposto i dazi al 25% ma in risposta ad altre imposte, sempre messi dagli Stati Uniti ma entrati in vigore a marzo, quindi irrilevanti in questa fase della trattativa perfino per Trump che continua a bearsi di una posizione di forza in cui tutti gli chiedono favori, almeno a quanto dice. In realtà l'imposizione di dazi così alti, senza aver fatto uno studio competente in materia (ricordiamo che ha assegnato tassazioni anche a isole abitate esclusivamente dai pinguini) è stata criticata dalla maggior parte degli economisti americani e perfino da molti esponenti del suo partito d'appartenenza.
Tra tutto questo caos però non ha sbagliato l'orario dell'annuncio, almeno dal suo punto di vista: il rinvio dei dazi è stato dato quando le borse europee e asiatiche avevano già chiuso (in negativo) ma prima della chiusura delle borse americane che invece hanno guadagnato moltissimo, pur non recuperando il terreno perso negli ultimi 7 giorni.
Tutto annullato dunque o almeno rimandato, evidentemente la pizza di Sorbillo ha avuto il suo effetto: la mozzarella sulla pizza, il pecorino sulla cacio e pepe e i fiumi di Prosecco da far scorrere tra le strade di Manhattan sono salvi, almeno per ora.