Un tempo la Sicilia era identificata con i suoi agrumi, oggi invece è una vera e propria isola tropicale. Complice la richiesta economica e i cambiamenti climatici, oggi gli agricoltori siciliani coltivano avocado, mango e papaya.
La Sicilia è stata da sempre un incrocio di culture e popoli e ancora oggi continua a essere così. Tanto che, da colline tempestate di agrumeti, oggi viaggiando in alcune zone dell’isola potrai incontrare vasti campi di avocando, mango e papaya. Sì, hai capito bene, proprio quei frutti esotici originari dell’America Latina, ma anche coltivazioni tipiche dell’Asia come i litchi. Ti stai chiedendo come sia possibile? È un fenomeno che nasce da molteplici fattori, tra cui la richiesta economica e i cambiamenti climatici, e che è in crescita costante.
E la tendenza non sta cambiando solo i campi siciliani, ma anche il turismo – sono tanti i coltivatori che permettono una visita con degustazione alle loro tenute agricole a coltivazione tropicale – e la cucina, sempre più caratterizzata da una fusione di sapori.
Il territorio della Sicilia, ricco e fertile, montagnoso e bagnato dalle brezze del mare, si presta sicuramente in alcuni aspetti a una coltivazione di tipo tropicale, ma non è questo il motivo per cui gli agricoltori siciliani hanno scelto di sperimentare in questo campo. Una buona parte di responsabilità è della richiesta economica, spesso vera molla del cambiamento. La globalizzazione ha fatto crescere sempre più la richiesta di frutta tropicale da consumare nel quotidiano, a cui si aggiunge una preferenza per le produzioni locali: non percorrendo tanti chilometri, infatti, il frutto è più fresco e ha anche un minore impatto ambientale.
A questo si aggiunge anche la questione dei cambiamenti climatici: è innegabile che le precipitazioni e le temperature stiano variando sempre di più, virando spesso verso un clima tendenzialmente più caldo. Questo comporta che alcune aree finiscano per essere più adatte a coltivazioni di tipo tropicale che, un tempo, non sarebbero state in grado di resistere nel nostro clima. Proprio la Sicilia si è rivelata l’habitat ideale per sperimentare la tropicalizzazione del clima che sta rivoluzionando l’agricoltura Italia, grazie alla sua ricchezza di biodiversità e alle sue caratteristiche pedoclimatiche.
Per quanto la Sicilia si presti a ospitare tipi di coltivazioni differenti, impiantare dei frutti tropicali in una regione nota per il suo clima mediterraneo pone alcune sfide. Proprio per questo gli agricoltori siciliani si sono avvalsi del supporto di scienziati e accademici esperti in coltivazioni esotiche per trovare il modo giusto di iniziare il progetto. E ci sono riusciti, individuando il giusto microclima, le migliori varietà di cultivar e le modalità più efficaci per il tipo di frutto da coltivare, tra cui irrigazione, coperture, frangivento e serre. Gli sforzi hanno portato gli agricoltori siciliani a vincere la sfida e a coltivare con successo decine di frutti tropicali e subtropicali.
Oggi, per rapporto sapore/qualità/prezzo, la Sicilia può competere con i frutti tropicali importati dai paesi di origine, una scelta anche etica dato che questo genere di coltivazioni nostrane sono indubbiamente più biologiche. I frutti tropicali siciliano sono arrivati a soddisfare oggi il 5% della domanda nazionale e non manca anche una forte domanda dal resto d’Europa.
In tutta l’isola è stata selezionata una particolare zona perfetta per coltivare frutti tropicali: la costa tirrenica. Merito di un clima mite, un terreno ‘friabile’ e non compatto, venti poco incisivi e possibilità di apporti irrigui. Da Trapani a Messina, passando per Palermo, maturano i migliori cultivar di mango, papaia e frutto della passione, mentre le pendici dell’Etna e Giarre sono note per l’avocado. Nel ragusano le serre di pomodori sono state riciclate per la coltivazione della papaia, mentre tra Menfi e Sciacca l’avocado e il mango, la fanno da padrone.
A queste specie ormai prodotte in quantità si stanno affiancando anche altre nicchie di frutti esotici meno famosi: la guava nei suoi tre tipi diversi, il particolare zapote nero, la curiosa “carambola" (lo star fruit) e la feijoa brasiliana. E non solo: le coltivazioni esotiche non si fermano ai frutti tipici dell’America Latina ma si espandono provando a far crescere anche prodotti di altre aree del mondo. Ne sono una testimonianza i litchis asiatici, nati in provincia di Messina dalla collaborazione tra un’azienda agricola locale e l’università di Palermo.
L’introduzione dei frutti tropicali nelle coltivazioni della Sicilia ha trasformato il paesaggio agricolo, ha influenzato il turismo aprendo le porte alle tenute dove visitare e degustare questi particolari cultivar, e sta anche influenzando la scena food & beverage. Sono sempre di più infatti gli chef, i pasticceri e i gelatai che sperimentano con i sapori esotici, fondendoli con i tradizionali ingredienti siciliani per dare vita a qualcosa di completamente nuovo. Anche i produttori di liquori, distillati, marmellate e confetture stanno facendo lo stesso, dando vita a proposte che sanno sì di tropici, ma made in Sicily.