Una storia antica ancora oggi avvolta nel mistero: un piatto che non è riuscito a oltrepassare i confini del suo comune di nascita, ma che lì viene celebrato come un vero re. Scopriamo tutti i dettagli del tortello amaro.
Con tutti i piatti presenti nella nostra cultura culinaria, è quasi difficile pensare che ne esista qualcuno non ancora popolare – o che lo è molto poco. Ma per quanto sorprendente possa essere, ci sono ancora ricette sconosciute ai più. Una di queste è sicuramente quella del tortello amaro di Castel Goffredo. Questo paesino della provincia di Mantova, conosciuto in tutto il mondo per la produzione di calze e collant da donna, è la patria di una ricetta dall’origine antichissima e quasi del tutto ignota.
Quando pensiamo alla pasta e alla città di Mantova, il nostro pensiero va in un’unica direzione: tortelli di zucca. Molti non sanno però che, in un comune di poco più di 12.000 abitanti, si nasconde una preziosa ricetta: stiamo parlando del tortello amaro. Si tratta di un tipo di pasta ripiena con questa caratteristica erba di San Pietro, anche conosciuta con il nome di erba amara, da cui i tortelli prendono il nome. La particolarità di questo tipo di ingrediente risiede nel suo sapore: retrogusto amaro con un leggero sentore di erbe balsamiche, e non è un caso.
Infatti il nome scientifico di questa pianta è Balsamita major e fa parte della famiglia delle mente aromatiche-balsamiche. Questo tipo di pianta fiorisce solitamente alla fine di giugno, proprio in corrispondenza della festività di San Pietro (29 giugno), da cui prende il nome.
Proprio come riportato dal sito ufficiale del tortello amaro, la sua storia ha origini antichissime: si afferma infatti che i tortelli siano nati addirittura otto secoli fa da una contadina lombarda. Essendo all’epoca un’economia di tipo rurale, si dice che "le ‘risidure' – le donne che controllavano la gestione della casa – abituate a fare col poco che avevano, si industriavano a creare nuovi piatti, poveri negli elementi base ma di grande effetto per l’occhio e il palato”. Ecco perché, come tradizione tramanda, pare che i tortelli siano nati da un’esigenza: in mancanza di zucca, venne utilizzata questa particolare tipologia di erba.
Non esiste nessuna letteratura riguardo i tortelli amari. Sembra infatti che, ancora oggi, la ricetta originale sia un mistero. Solo alcune donne del paese conoscono il procedimento reale, che tramandano di generazione in generazione, da madre in figlia, e che tengono gelosamente custodito. Quella disponibile su internet, è una versione resa pubblica a tutti ma che quindi non è quella autentica.
Per la sfoglia si utilizza farina 0 e di grano duro, uova, acqua e sale. Per il ripieno invece, così come riportato sul loro sito ufficiale, si utilizzano erbette, formaggio grattugiato, pane grattugiato, erba amara, uova, salvia, cipolla, aglio, sale, noce moscata. Vengono poi conditi semplicemente con burro fuso e salvia.
Ma se vuoi assaggiare quelli originali, non temere, la soluzione c’è. Infatti ogni fine giugno, a Castel Goffredo, viene organizzata proprio la Festa del Tortello Amaro: una vera e propria celebrazione di questa particolare erba, dove tutte le massaie, ancora proprietarie di questo preziosissimo tesoro, si dilettano per offrire a tutti i turisti il vero tortello amaro.