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16 Febbraio 2023 17:00

Terremoto Turchia: gli chef (anche italiani) in soccorso cucinano per le vittime

A pochi giorni dal sisma che ha colpito Turchia e Siria il mondo del food si mobilita a sostegno degli sfollati. Tanti chef in aiuto dei terremotati, ci sono anche degli italiani.

A cura di Alessandro Creta
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È partita la macchina della solidarietà a sostegno delle vittime del terremoto in Turchia. Mentre di ora in ora continua a salire tragicamente il conto di danni e decessi il mondo si è mobilitato per soccorrere turchi e siriani rimasti coinvolti nel disastro dello scorso 6 febbraio. Non solo istituzioni, Governi e associazioni di solidarietà, anche il mondo della cucina si è mosso e si sta muovendo per apportare il proprio supporto a chi, praticamente, non è rimasto più nulla. Realtà turche e siriane, ovviamente, ma anche italiane a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto.

La cucina italiana a supporto di Turchia e Siria

Non si è fatta attendere la solidarietà dal nostro Paese. Si sono adoperati per prestare il proprio contributo, economico e non, anche attori della scena gastronomica italiana.

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Come riporta anche MonzaToday infatti l'imprenditore brianzolo Luca Bizzarri, proprietario del food truck Dai Bravi Ragazzi, ha scelto di devolvere parte degli incassi ottenuti dalla vendita dei suoi hamburger. Una percentuale dei suoi ricavi infatti sarà destinato a Croce Rossa e Caritas Ambrosiana, realtà operanti nel territorio colpito dal violento sisma. Per tutti coloro che vivono in Brianza ci sarà tempo fino al primo marzo per acquistare questi hamburger ‘solidali' e contribuire alle attività di supporto in corso di svolgimento tra Turchia e Siria. Chi in quelle zone sta operando personalmente è lo chef Danilo Zanna, originario di Caserta ma da tempo in Turchia, al punto da esser diventato uno dei giudici dell'edizione nazionale di Masterchef. Il cuoco ora sta cucinando presso la mensa scolastica di Malatya ma a breve si sposterà a Adiyaman, dove non è ancora stata aperta una zona adibita alla preparazione dei pasti. C'è anche Claudio Chinali, conosciutissimo in Turchia, tra i connazionali in aiuto degli sfollati: ha adibito a cucina gli spazi nello stadio cittadino di Malatya.

Anche Salt Bae a sostegno dei suoi connazionali

Nel mondo della gastronomia è uno dei personaggi più controversi e discussi che ci siano. Salt Bae, fenomeno social da decine di milioni di followers, è il macellaio turco capace negli anni di costruire un vero e proprio impero grazie alle varie (e dispendiose) steak house presenti tra Europa, Asia e Stati Uniti. Lo stesso imprenditore sui propri canali social ha condiviso foto e video del suo food truck adibito alla preparazione di pasti caldi per le popolazioni colpite dal sisma di dieci giorni fa. Pasti al giorno stimati: circa 5 mila.

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Dalla pagina Facebook di Salt Bae

Nusr Et ovviamente non è il solo turco a sostegno dei suoi connazionali. Come riporta sul Gambero Rosso Elvan Uysal (scrittrice e giornalista turca) sono tanti gli esponenti del mondo gastronomico locale ad adoperarsi nella macchina della solidarietà. C'è, per esempio, Yaren Çarpar da poco eletta miglior giovane chef del Paese, artefice dell'apertura della sua cucina temporanea nel giardino di una chiesa.

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Altra chef è Ebru Baybara Demir, trasferitasi dalla sua città verso Maraş, epicentro del terremoto. Qui ha trasformato un dormitorio in una cucina attrezzata per preparare migliaia di pasti (caldi e freddi) al giorno. Un gruppo di amici chef, inoltre, si è riunito da varie parti della Turchia per aiutare i terremotati. Una vera e propria squad gastro-solidale: loro sono Maksut Aşkar, Erim Leblebicioğlu, Kemal Peker, Cem Orkut, Emre Şen di Casa, Ozan e Seray Kumbasar, Yoldaş Sönmez, Tuncay Gülcü  Seray Özsoy, Murat Kazdal e Kaan Kayhan.

Gli aiuti stanno continuando ad arrivare comunque da ogni parte del mondo. Solo per fare un esempio: lo scorso anno ha operato in Ucraina dopo poche settimane dallo scoppio del conflitto bellico e Ora José Andres e la sua associazione World Central Kitchen sono di supporto in Turchia, dove per due mesi lavoreranno fianco a fianco con i volontari locali.

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Quello che i piatti non dicono
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