Nate dall’esigenza di utilizzare al meglio gli ingredienti disponibili, si sono evolute fino a diventare uno dei piatti più amati in tutto il mondo.
Le polpette sono uno dei piatti più diffusi e apprezzati al mondo, con una storia che affonda le radici in epoche lontane e attraversa culture diverse, dando vita a infinite interpretazioni. Sebbene si pensi subito a quelle di carne, fritte, in umido o cotte al forno, esistono numerose versioni altrettanto amate a base di pesce, legumi o verdure. Dove ha origine questa tradizione e come si è evoluta nel tempo? Ci eravamo già soffermati sulle curiosità del nome, ma questa volta vogliamo scoprirne la storia delle polpette fino ad arrivare alle versioni più moderne, con un occhio alle proposte vegetariane e vegane.
Le prime tracce di preparazioni simili a questa pietanza risalgono all’antichità. Già nell’Impero Persiano, attorno al VI secolo a.C., si consumava un piatto chiamato kofta, una preparazione sferica a base di carne macinata, spezie e altri ingredienti. Questo termine, che deriva dal verbo persiano koftan, ovvero pestare, si riferisce proprio al processo di macinazione o triturazione degli ingredienti. Durante l'Impero Romano, esistevano ricette che prevedevano la lavorazione di carne o pesce in forma sferica, descritte in testi come il celebre De Re Coquinaria di Apicio. Qui, troviamo menzioni a polpette di carne di cinghiale o di pesce insaporite con spezie e aromi.
Nel Medioevo, queste prelibatezze iniziarono a diffondersi in Europa, in particolare grazie all’influenza della cucina araba e alla circolazione di ricette provenienti dal Medio Oriente. In Spagna, il piatto divenne noto come albondigas, termine che deriva dall'arabo al-bunduq, che significa nocciola o pallina. Questa forma di cibo era apprezzata non solo per la sua semplicità e gusto, ma anche perché permetteva di riutilizzare gli avanzi, una pratica molto comune nelle cucine del tempo.
In Italia, questi bocconcini iniziarono a fare la loro comparsa nei ricettari del Rinascimento: Bartolomeo Scappi, celebre cuoco al servizio dei papi nel XVI secolo, ne propose diverse versioni, molte delle quali a base di carne macinata, arricchita con formaggi e spezie. Anche Pellegrino Artusi, nel suo manuale "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene", dedica ampio spazio alle polpette, segno della loro popolarità. Ne sono un esempio le polpette di lesso avanzato, dove la carne viene recuperata e mescolata con pangrattato, uova e formaggio, per essere poi fritte nel burro. Artusi propone anche le polpette di vitello, preparate con carne macinata, pane bagnato nel brodo e parmigiano, e cotte in umido con pomodoro, una ricetta che ricorda molto quelle tradizionali italiane di oggi. Infine, non manca una variante più rustica come le polpette di fegato, dove questo ingrediente viene mescolato a pancetta e pangrattato, creando un piatto dal sapore intenso.
Uno degli aspetti più interessanti di questa pietanza è la loro capacità di adattarsi agli ingredienti disponibili e alle esigenze delle diverse culture. Abbiamo già anticipato che nelle zone rurali, dove la carne era rara e costosa, spesso venivano preparate varianti a base di legumi, pane raffermo o verdure. Oggi, questa tradizione di "cucina povera" si è evoluta con la crescente attenzione alle diete vegetariane e vegane. Le alternative a base di legumi come ceci, lenticchie e soia, o cereali come miglio e quinoa, sono sempre più popolari, non solo tra chi segue una dieta vegana, ma anche tra chi cerca opzioni più leggere e sostenibili.
Un altro cambiamento significativo è legato alle diete salutiste, che richiedono metodi di cottura più leggeri rispetto alla tradizionale frittura. Le polpette vengono sempre più spesso cotte al vapore, al forno o in friggitrice ad aria, riducendo così l'uso di grassi. Anche l'uso di ingredienti integrali e biologici ha preso piede, in linea con la crescente consapevolezza riguardo alla qualità del cibo e agli effetti sulla salute.
Un'altra trasformazione è legata alle intolleranze alimentari: oggi troviamo versioni senza glutine, preparate con farine alternative come quella di grano saraceno, o prive di latticini per chi soffre di intolleranza al lattosio. Questa capacità di adattamento ha reso le polpette un piatto sempre più inclusivo e apprezzato, capace di rispondere alle esigenze dietetiche più diverse.
Parallelamente, le polpette hanno trovato nuova vita anche nei ristoranti di alta cucina, dove chef contemporanei ne propongono versioni rivisitate in chiave gourmet. Tradizionalmente considerate un piatto semplice e casalingo, sono state trasformate in preparazioni eleganti e ricercate, grazie all’uso di tecniche moderne e ingredienti pregiati.
Alcuni chef hanno sperimentato con materie prime di lusso, come il manzo Wagyu, noto per la sua tenerezza e il suo sapore ricco, creando polpette raffinate e delicate. Altri giocano con la cucina cruda, preparando una versione con tartare di tonno o salmone, servite con salse fresche a base di agrumi o avocado. Anche le tecniche di cottura si sono evolute: dalle quelle cotte a bassa temperatura, che mantengono una consistenza succosa e morbida, a quelle affumicate, che offrono sapori più complessi e profondi.
La presentazione è anch'essa parte della reinterpretazione gourmet: le polpette vengono servite come finger food, spesso in menù degustazione, accompagnate da riduzioni di vino o creme al formaggio, che ne esaltano i sapori in modo sofisticato. Questo approccio creativo ha reso questo piatto protagonista tanto della cucina casalinga quanto di quella di alta classe, dimostrando la loro versatilità e capacità di adattamento anche nel mondo della ristorazione moderna.