Prima della scoperta dell'America in Europa il tacchino non esisteva: ecco che giro ha fatto tra i due continenti per diventare protagonista delle tavole inglesi a Natale e del Ringraziamento in America.
Nell’immaginario collettivo il tacchino è un uccello buffo, poco elegante e che non brilla di intelligenza, eppure insieme alla più cool aquila di mare testabianca è uno degli animali simbolo degli Stati Uniti, protagonista indiscusso del menu del Ringraziamento, una delle feste più importanti del Paese. In Inghilterra, invece, il tacchino fa parte del classico pranzo natalizio dai tempi della Regina Vittoria, descritto anche nel celebre A Christmas Carol di Charles Dickens. Come si lega questo uccello alle due tradizioni? La storia è molto meno lineare (e più interessante) di quanto si possa pensare.
Sappiamo che il tacchino era sconosciuto in Europa per tutta l’Antichità e il Medioevo, e che fu importato nel Vecchio Mondo dai conquistadores dopo la scoperta dell’America, avvenuta nel 1492. Gli spagnoli erano entrati in contatto con questa specie nella penisola dello Yucatán, in Messico, già addomesticata e allevata dai Maya che la utilizzavano soprattutto durante le cerimonie rituali e non come primaria fonte di sostentamento. Il guajolote (com’è chiamato in spagnolo), viene probabilmente intercettato per la prima volta da Cristoforo Colombo nel 1502 e arriva in Spagna intorno al 1519, mentre in Italia nel 1520: a Roma, per esempio, all’interno di Villa Medici, se ne trovano alcune testimonianze iconografiche in un affresco dipinto da Jacopo Zucchi, datato 1576-1577. In Inghilterra, invece, leggenda vuole che a importarlo sia stato il navigatore William Strickland dopo un suo viaggio esplorativo intrapreso nel 1526, tanto che per connettere la sua figura con quella di questo animale allora esotico, lo fece diventare nel 1550 il simbolo del suo stemma di famiglia, con tanto di approvazione del re. A proposito di re, si narra che sia stato Enrico VIII (1491-1547) il primo sovrano inglese ad aver provato la carne di tacchino, che infatti per più di tre secoli resta in Europa un cibo destinato agli aristocratici.
Come diventa allora il tacchino un emblema degli Stati Uniti? Semplice, perché gli inglesi che salpano per andare a stabilirsi in America nel XVI secolo lo riportano al di là dell’oceano, rendendolo la portata principale nel 1621 del primo banchetto del Thanksgiving, organizzato dai coloni di Plymouth, i famosi padri pellegrini approdati con il Mayflower che quell’anno riuscirono ad avere la prima raccolta di mais, come riportato in un articolo dell’autorevole Smithsonian Magazine. A cementare l’accoppiata tacchino & Festa del Ringraziamento è stata duecento anni più tardi l’influente scrittrice, attivista ed editrice Sarah Josepha Buell Hale che descrive nel suo primo romanzo Northwood: a tale of New England il tacchino arrosto come la portata principale del pranzo, da posizionare a capotavola. Hale viene ricordata come la Madre del Ringraziamento, dato che in questa commemorazione tipica dello Stato in cui era nata vedeva la possibilità di riunire la nazione divisa tra Nord e Sud: desiderio che si realizzò quando nel 1863, in piena Guerra Civile, Abramo Lincoln proclamò la commemorazione dei padri pellegrini festa nazionale.
Abbiamo detto in precedenza che è stato Enrico VIII il primo re inglese a mangiare del tacchino e, secondo un articolo della BBC, fu proprio in occasione del Natale che lo assaggiò. Da subito, quindi, il legame con questa festività sembra essere dichiarato sulle tavole nobiliari e poi borghesi. Il tacchino non era un cibo da tutti i giorni, ma delle grandi occasioni: a diffondere maggiormente il suo consumo il 25 dicembre è stata l’opera di Charles Dickens A Christmas Carol, dove il solo e taccagno Ebenezer Scrooge per farsi perdonare acquista un esemplare gigante per la famiglia del suo impiegato Bob Cratchit. Ed è proprio tra l’Età Vittoriana e la prima metà del ‘900 che in Inghilterra il tacchino ripieno diventa la pietanza per eccellenza del Natale, grazie soprattutto ai miglioramenti tecnologici che permettono di allevare gli esemplari su larga scala, abbattendo i costi: nel 1930, infatti, se lo possono permettere anche le persone comuni.
Chiudiamo con una curiosità: negli Stati Uniti e in Inghilterra il tacchino viene definito con il termine turkey, equivalente a quello della Turchia. Lo stesso Presidente Tayyp Erdoğan, nel 2022, ha ottenuto la modifica del nome dello Stato in ambito internazionale (Türkiye) anche per slegarsi da questa non proprio prestigiosa associazione nella versione anglofona. Perché gli inglesi quando il tacchino è arrivato dall’America lo hanno chiamato così? In realtà la Turchia c’entra solo in parte, come spiegato bene dal Post: questo uccello, per caratteristiche simili, era stato paragonato se non addirittura confuso con la faraona, conosciuta all’epoca come “pollo della Turchia”, turkey cock (se maschio) o turkey hen (se femmina). Con il tempo, la faraona cambiò denominazione in guinea fowl (pollo della Guinea) e al tacchino restò quindi il termine attuale. In Turchia, si chiama invece hindi, mentre in Francia dinde, entrambi riferendosi alla sua errata provenienza “indiana”: Cristoforo Colombo, infatti, quando mette piede in America è convinto di essere sbarcato nelle Indie e non nel Nuovo Mondo.