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17 Novembre 2024 11:00

Storia degli gnocchi di patate: dalle origini a simbolo della cucina italiana

Grazie alla loro semplicità e al gusto delicato, queste morbide chicche sono diventate un pilastro della tradizione gastronomica italiana.

A cura di Monica Face
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Gli gnocchi di patate sono uno dei piatti più iconici della cucina italiana, amati in tutto il Paese e considerati simbolo di semplicità e genuinità. La loro storia è antica e la versione attuale è il frutto di secoli di evoluzione. Realizzati inizialmente con ingredienti locali, come farina o pane, erano diffusi già nel Medioevo in numerose varianti regionali. L’introduzione delle patate in Europa, avvenuta dopo la scoperta dell'America, cambiò radicalmente la ricetta, dando vita al piatto che oggi è molto popolare. Scopriamo la storia degli gnocchi di patate e il loro percorso da alimento umile a emblema della nostra tavola.

Le origini degli gnocchi in Italia e l’arrivo delle patate dall’America

Prima dell’introduzione delle patate, esistevano numerose versioni primitive, a base di farina, pane raffermo, verdure e persino ricotta. Nelle varie regioni italiane, le “chicche” assumevano forme e consistenze che variavano a seconda degli ingredienti locali. Nelle aree montane, ad esempio, una delle varianti più diffuse, i canederli, prevedeva l’uso di pane raffermo ammorbidito con acqua o latte e impastato con uova: un modo ingegnoso per evitare sprechi, largamente usato nelle zone alpine. Altre versioni utilizzavano farina o semola, che, una volta mescolate con acqua o latte, davano vita a piccoli bocconi conditi con burro o formaggio. Nelle cucine nobiliari del Rinascimento si preparavano invece gli "zanzarelli", a base di pane grattugiato, mandorle e spezie, spesso serviti in brodo. In Toscana e Lombardia erano popolari i malfatti o “gnudi”, una variante preparata con ricotta, spinaci, uova e farina, un piatto ricco di proteine e verdure.

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Le prime ricette documentate in Italia provengono da Cristoforo Messisbugo e Bartolomeo Scappi, celebri cuochi di quel periodo, che nei loro ricettari propongono diverse versioni di questa preparazione. Allora, erano noti anche come “maccaroni detti gnocchi” e venivano spesso conditi con burro, formaggio e spezie, un’usanza che ne arricchiva il sapore e sottolineava la raffinatezza delle tavole nobiliari.

Introdotte in Europa nel XVI secolo grazie agli scambi con le Americhe, le patate segnarono una svolta nelle cucine del continente. Tuttavia, le patate furono integrate stabilmente nella dieta italiana solo nel XVIII secolo, quando se ne comprese il valore nutritivo e la versatilità. Questo ingrediente portò a una trasformazione dell’impasto tradizionale degli gnocchi, rendendolo più soffice e leggero, e dando vita alla versione moderna che conosciamo oggi.

schiacciare patate

Da cibo povero a piatto delle tavole nobiliari e delle case italiane

In origine, gli gnocchi erano un piatto povero, accessibile a tutte le classi sociali grazie alla semplicità della preparazione e all’uso di ingredienti economici. Con il passare del tempo, anche le tavole nobiliari iniziarono ad apprezzare questa pietanza umile, reinterpretandola con elementi pregiati come burro, spezie e formaggi. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, documenta diverse versioni di gnocchi di patate, dimostrando come questo piatto fosse ormai un simbolo della cucina italiana, preparato sia nelle case sia nelle trattorie di tutto il Paese.

Malloreddus alla campidanese

Diffusi inizialmente nel Nord Italia, dove le patate venivano coltivate con maggiore facilità, per poi estendersi al Centro e al Sud. Gli gnocchi di patate divennero un piatto ricorrente nelle case italiane, apprezzati per la facilità di preparazione, il gusto delicato e la capacità di adattarsi. Le varianti locali continuarono a proliferare, arricchendo l’impasto con ingredienti tipici del territorio, come erbe aromatiche, formaggi e salse tradizionali.

Gnocchi di patate nella cultura popolare e nei giorni di festa

Oggi, gli gnocchi di patate sono un rituale sociale e gastronomico diffuso in molte regioni italiane, soprattutto durante i giorni festivi. A Roma, ad esempio, si usa gustarli il giovedì, tanto che l’espressione "giovedì gnocchi" è diventata un detto popolare legato alla convivialità che anticipa il weekend.

gnocchi di zucca

Questa usanza, radicata nella cucina capitolina, rientra nella pianificazione settimanale dei pasti: giovedì gnocchi, venerdì pesce e sabato trippa. Le origini di questa pratica sono sia religiose che pratiche. Nel passato, infatti, il venerdì era spesso dedicato al digiuno o all’astinenza dalle carni secondo i precetti cristiani. Gli gnocchi, ricchi e sostanziosi, erano il piatto ideale del giovedì, perché fornivano un buon apporto calorico prima del pasto più leggero del giorno successivo. Preparare questa pietanza era un’occasione di condivisione, con famiglie e trattorie che si dedicavano a una ricetta semplice e amata, servendola in generose porzioni. Ancora oggi, il "giovedì gnocchi" resta un appuntamento fisso in molte trattorie romane, che mantengono viva questo rito.

gnocchi alla romana

Durante le festività, specialmente nel Nord Italia, gli gnocchi sono protagonisti di pranzi e cene in famiglia, preparati in grandi quantità per soddisfare ogni palato, dai più giovani ai più anziani. La loro versatilità permette inoltre di adattarli alle stagioni, condimenti che variano dal burro e salvia ai ragù più ricchi, fino a salse a base di formaggio.

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Nel corso del tempo, la cucina italiana ha visto nascere molte versioni di gnocchi oggi meno diffuse, come gli gnocchi d’oro a base di farina di granoturco o gli “gnocchi bignè”, preparati con una pasta simile all’attuale choux. Le tante varianti regionali mostrano non solo il ricco passato degli gnocchi, ma anche la capacità di adattarsi alle tradizioni locali, dimostrandosi un piatto senza tempo, capace di unire memoria storica e innovazione.

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