L'arancia è un frutto dai tantissimi benefici, che vanno sfruttati al meglio. Fibre, vitamina C e flavonoidi vengono penalizzati nella versione succo, nonostante sia una bevanda sana, fresca e molto piacevole.
I nutrizionisti concordano: mangiare un’arancia intera è meglio che bere una spremuta. Entrambe le opzioni sono fonte di benefici per il nostro organismo, ma con la prima si riescono a valorizzare maggiormente le proprietà nutritive del frutto, tra fibra, vitamina C e flavonoidi che con la bevanda (anche quella espressa, fatta al momento) si vanno in parte a perdere. In particolare, a fare la differenza è il contenuto di fibre, presenti soprattutto nell’albedo e nella polpa, due componenti del frutto che in versione succo vengono rimosse: queste non solo contribuiscono al senso di sazietà, ma anche a tenere sotto controllo la glicemia.
Se il proverbio dice che “una mela al giorno leva il medico di torno”, la stessa cosa si potrebbe affermare per l’arancia, un frutto fresco e gustoso che nella stagione invernale fa spesso la sua comparsa nella dieta, che sia a colazione sia come spuntino. Si tratta di un alimento che nel suo complesso si presenta come un vero toccasana: è uno dei cibi che vanta un alto contenuto di vitamina C, che con i suoi poteri antiossidanti rafforza il sistema immunitario e contrasta i radicali liberi, diventando un prezioso alleato contro l’invecchiamento cellulare. In più, le fibre regolano l’assorbimento degli zuccheri nel sangue, riducendo i picchi glicemici e, nel caso della pectina, diventano un alleato per la salute del microbiota intestinale.
L’arancia intera è composta dalla scorza, dall’albedo, la parte bianca un po’ amarognola che si trova attaccata alla buccia, e dalla polpa. I principi nutritivi si concentrano maggiormente nei primi due, che nella spremuta vengono completamente eliminati: oltretutto, per ricavare un succo senza alcuna impurità, si esclude anche molta polpa, e lo si nota ad occhio nudo perché è ciò che rimane filtrato nello spremiagrumi. Vediamo cosa comporta.
Gli zuccheri presenti nella spremuta sono considerati zuccheri liberi perché, durante la spremitura, le pareti cellulari dell’arancia vengono distrutte, rilasciando il fruttosio e il glucosio naturalmente contenuti nel frutto. A differenza degli zuccheri intrinseci, che si trovano all’interno delle cellule e sono accompagnati da fibra, questi vengono assorbiti più rapidamente dall’organismo, causando un innalzamento repentino della glicemia. Un effetto che è accentuato proprio dalla perdita di fibra, che invece ne favorisce il rilascio graduale. Inoltre, per realizzare una spremuta ci vogliono almeno 2-3 arance, con una conseguente concentrazione di zuccheri maggiore.
Tra le fibre che vanno a diminuire, poi, c’è la pectina, ovvero un importante nutrimento per i “batteri buoni” presenti nell’intestino: danno benessere a quella che un tempo era chiamata flora intestinale, favorendo la salute complessiva dell’organismo. Altro dettaglio da non sottovalutare è il senso di sazietà che apportano le fibre e, in generale, mangiare l’arancia a pezzi coinvolge la masticazione e richiede più tempo, mentre bere è un gesto che si fa rapidamente, cosa che può generare meno appagamento, andando alla ricerca cibi solidi per soddisfare la fame, assumendo più calorie.
La spremuta d'arancia è spesso apprezzata e consigliata per fare il pieno di vitamina C. "Ni", perché è altrettanto noto che questa vitamina è sensibile all'ossidazione e può degradarsi in poco tempo quando esposta all'aria, alla luce e al calore. Inoltre, alcuni composti presenti nell'albedo e nella buccia, come i flavonoidi, vengono persi durante la spremitura: tra questi ci sono gli antociani, che non solo sono i responsabili del colore dell’arancia, ma hanno un ampio ventaglio di effetti positivi sul nostro corpo, dalla diminuzione di sviluppare patologie cardiache e tumori, al migliorare le funzioni cerebrali, passando per la stimolazione delle difese immunitarie e un’azione anti-aging per la pelle, proteggendo inoltre la fragilità di vene e capillari.