I dati non mentono: lo spreco alimentare va combattuto quotidianamente nelle nostre case perché è a casa che sprechiamo più cibo. Oltre a creare problemi all'ambiente, gettiamo letteralmente nella spazzatura centinaia di euro.
Lo spreco alimentare in Italia continua a crescere, con un impatto economico e ambientale sempre più rilevante. Secondo il Rapporto "Il caso Italia 2025" dell’Osservatorio Waste Watcher International, in collaborazione con Ipsos/Università di Bologna, il cibo che finisce nella spazzatura lungo tutta la filiera costa al Paese 14,1 miliardi di euro e corrisponde a 4,5 milioni di tonnellate di prodotti. Un dato in aumento rispetto all’anno precedente, con una media di 139,71 euro sprecati pro capite, contro i 126 euro del 2024.
Il dato più preoccupante nel rapporto pubblicato sull'Ansa riguarda gli sprechi domestici, che pesano per 8,2 miliardi di euro sul totale. Ogni giorno, un italiano butta via in media 88,2 grammi di cibo, pari a 617,9 grammi settimanali. Numeri in peggioramento rispetto all’anno precedente, quando lo spreco giornaliero era di 81 grammi e quello settimanale di 566,3 grammi. A guidare la classifica degli alimenti più sprecati sono la frutta fresca (24,3 grammi a settimana) e il pane (21,2 grammi), seguiti da verdure (20,5 grammi), insalata (19,4 grammi), cipolle, aglio e tuberi (17,4 grammi).
Mentre il cibo viene buttato, cresce l’insicurezza alimentare. L’indice FIES 2025 registra un aumento del 13,95%, con le fasce più vulnerabili della popolazione sempre più in difficoltà nell’accesso a un’alimentazione sana e sostenibile. Le aree più colpite sono il Sud (+17%) e il Centro (+15%), dove, paradossalmente, si spreca anche di più: il Mezzogiorno guida la classifica con 713,8 grammi di cibo gettato via ogni settimana per abitante (+16%), seguito dal Centro con 640 grammi (+4%). Al Nord la situazione è più virtuosa, con una media di 526,4 grammi a persona. Un dato sorprendente è che a sprecare di più sono proprio le fasce sociali più deboli (+26% rispetto alla media) e le famiglie senza figli (+16%), spesso a causa della scarsa qualità e della rapida deperibilità degli alimenti più economici. Anche i piccoli centri contribuiscono al problema, con un aumento del 12% degli sprechi rispetto alle grandi città.
L’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite è chiaro: entro il 2030 lo spreco alimentare dovrà essere ridotto della metà, arrivando a 369,7 grammi settimanali pro capite. Per raggiungere questo traguardo, come sottolinea Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher e fondatore della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (5 febbraio), è necessario ridurre ogni anno circa 50 grammi di cibo a settimana per persona.
Un impegno che si traduce in piccoli gesti quotidiani: lasciare nel piatto un quarto di mela in meno, evitare di buttare un bicchiere di latte alla settimana o una rosetta di pane. Per promuovere buone pratiche, Luca Falasconi, docente dell’Università di Bologna e coordinatore del Rapporto, consiglia di scaricare l’app Sprecometro, uno strumento utile per monitorare e ridurre gli sprechi in casa.