Non solo in Italia: la siccità sta prosciugando i fiumi di buona parte d'Europa. Dalle acque riemergono le Pietre della fame, rocce usate in passato come segnalatori dei periodi di secca. Su una di loro è inciso un allarmante monito.
Assenza prolungata di piogge, siccità, campi aridi, magri raccolti e carestia. È l’allarmante monito di cui si facevano (e fanno) ambasciatrici le pietre della fame, delle rocce usate un tempo in alcuni Paesi del Centro-Nord Europa per segnalare e testimoniare cali drastici dei livelli delle acque dei fiumi.
Sono riemerse nelle ultime settimane, a testimonianza di quella che sembra la peggiore siccità degli ultimi 500 anni. Non solo il Po è in secca, la stessa sorte è toccata, e sta toccando, anche ad altri numerosi fiumi in buona parte del Continente. E le pietre della fame sono tristi testimoni di un’emergenza climatica sempre più drastica. Ma cosa sono queste pietre della fame?
Queste rocce di notevoli dimensioni sono presenti all’interno di vari fiumi per lo più tedeschi e soprattutto tra il 1400 e il 1800 di fatto fungevano da avvertimento di una possibile incombente carestia. Il loro ruolo era quello di contrassegnare il livello dell’acqua: qualora i massi fossero emersi, allora il rischio di una prolungata carenza idrica, con conseguente fame e carestia, sarebbe stato particolarmente alto. In poche parole, le pietre della fame sono testimoni delle siccità che hanno afflitto l'Europa nel corso dei secoli.
E proprio la recente siccità che ha colpito gran parte d’Europa ha nuovamente reso ben visibili le pietre situate in alcuni fiumi cechi e tedeschi, caratterizzati ora da livelli delle acque disperatamente bassi.
Dalle acque del fiume Elba, tra Germania e Repubblica Ceca, sono spuntati questi massi-segnalatori, scoperti da Greenpeace solo nel 2018 (anno di un'altra importante siccità) e pericolosamente riemersi negli ultimi giorni.
Non solo in Italia stiamo facendo i conti con clima secco e torrido, anche all’estero sono alle prese con la medesima situazione. E la ricomparsa delle pietre della fame ne sono una tangibile e preoccupante testimonianza.
Il fiume è in secca, prosciugato, non c’è più acqua per irrigare i campi e sulle rocce le incisioni degli antichi sono un vero e proprio allarme: “Se mi vedi, piangi”, recita una di queste, risalente al 1600, quando già presagivano carestia e fame in un periodo in cui le siccità erano un'eccezione (1417, 1616, 1707, 1746, 1790, 1800, 1811, 1830, 1842, 1868, 1892 e 1893 quelle testimoniate dalle incisioni) e non di certo una triste abitudine come oggi.
Una sorta di messaggio che, invece di venir chiuso nella bottiglia, è stato inciso su pietra, ideale e immobile capsula del tempo testimone di siccità e carestie. Oggi tutto ciò rappresenta un monito di strettissima attualità che viene da lontano. A testimonianza di qualcosa sulla quale sono passati i nostri antenati ma che oggi più che mai è di inquietante quotidianità.
Nelle ultime settimane sono riaffiorate una dozzina di pietre della fame. Stando ad alcuni studiosi, la siccità che ha caratterizzato l’estate corrente sarebbe la peggiore dell’ultimo mezzo millennio.
A testimonianza di ciò, inoltre, in Spagna il prosciugamento del fiume Limia, in Galizia, ha fatto riemergere l’antico avamposto romano di Aquis Querquennis, solitamente in parte sommerso.
Non se la passano meglio in Francia, dove uno scatto di pochi giorni fa ha testimoniato un tratto di Loira quasi completamente asciutto. Le recenti foto del Po in secca sono altrettanto eloquenti.