Entrambe le forme sono corrette e si possono usare ma è più giusto dire "buttare la pasta" secondo l'Accademia della Crusca perché "calare" è un regionalismo.
"Mamma butta la pasta!" è stato un tormentone dell'Italia anni '80 grazie a quel grande allenatore di basket che è Dan Peterson, poi ripetuto a inizio 2000 in collaborazione con Ciccio Valenti. La domanda però sorge spontanea: la pasta si "butta" o si "cala"? Buttare la pasta e calare la pasta sono due varianti lessicali per riferirsi a un gesto quotidiano, quello di mettere a cuocere la pasta nella pentola quando l'acqua bolle. Ma qual è la frase più consona? Secondo l'Accademia della Crusca entrambi i modi di dire sono corretti ma è "più giusto" il primo: "Buttare la pasta è la variante che è entrata nell'italiano standard, quella più diffusa e con la più alta capacità di penetrazione (è distribuita, anche se in misura diversa, in tutte le aree della penisola); calare la pasta è un meridionalismo, ben attestato e vitale, ma in uso presso un numero di parlanti minore e di provenienza geografica più circoscritta".
Cominciamo col dire che entrambe le forme sono corrette e che tutte e due nascono in ambito colloquiale e familiare. Le frasi sono poi passate nell'ambito dello scritto, soprattutto nel settore delle ricette, e qui si consolidano nell'italiano corrente anche tramite programmi radiofonici, articoli di giornale, pubblicità, programmi televisivi.
Secondo l'Accademia della Crusca a differenziare le due forme "è la loro distribuzione geografica": "Nel caso specifico — si legge sul sito — buttare la pasta è variante toscana e preferita nel Settentrione, calare la pasta è invece variante meridionale diffusa, anche se in modo non omogeneo, nelle regioni del Centro e del Sud Italia". I linguisti sottolineano che non ci sono ragioni di natura linguistica "a determinare lo status di una forma rispetto a un'altra: quando una variante si diffonde e acquista una capacità di penetrazione negli usi dei più, si standardizza, perde cioè la sua connotazione geografica e si trasferisce nel serbatoio della lingua comune". Un esempio molto attuale ce l'abbiamo con la parola "pezzotto": un neologismo nato a inizio 2000 a Napoli per indicare i prodotti contraffatti, diventato linguaggio comune nazionale per indicare non solo la contraffazione di un prodotto ma tutto ciò che riguarda la pirateria digitale. Prendendo in mano un dizionario ci troviamo a constatare anche che la maggior parte propende per la frase "buttare la pasta" e che "gettare" è un regionalismo.
L'Accademia della Crusca chiude la questione dicendo che si tratta di scelte che ricadono "nel dominio infinitamente variabile degli usi individuali" e che buttare la pasta è la variante più comune dell'italiano standard, mentre calare la pasta è limitato a un uso più circoscritto al Mezzogiorno.