La serie tv di Netflix si basa su uno studio che mostra come il cibo influisce sulla salute di soggetti con lo stesso DNA. Ma non solo: ribadisce ancora una volta come il proprio benessere sia legato a quello del Pianeta.
Il 1° gennaio è uscita su Netflix una docuserie dedicata al cibo che non è passata inosservata. Si tratta di Sei ciò che mangi. Gemelli a confronto del regista Louie Psihoyos che porta sul piccolo schermo un’interessante (e curiosa al tempo stesso) ricerca scientifica svolta dalla Standford Medicine, dove 22 coppie di gemelli omozigoti hanno seguito due diete sane, ma completamente diverse: una onnivora e una vegana. Il risultato? In 8 settimane gli studiosi hanno riscontrato un miglioramento della salute del gemello che aveva eliminato le proteine animali dalla sua alimentazione. Il documentario segue l’esperimento mostrando il day by day di quattro di queste coppie, diverse per sesso, classe sociale, etnia e stili di vita puntando i riflettori sulla Standard American Diet, di quanto questa faccia male sia all’individuo, che si ritrova a mangiare cibi processati ricchi di sale, zuccheri e grassi saturi, sia a quella del Pianeta, dove gli allevamenti intensivi impattano in modo sempre più drammatico.
Un invito a diventare tutti vegani? Il documentario, da questo punto di vista, lascia pochi dubbi: sì (d’altronde Psihoyos mostrava i benefici di una dieta plant based sugli atleti nel suo precedente lavoro The Game Changers). Che noia questi vegani che pensano di salvare il mondo? Assolutamente no, anzi. Seppur nel suo essere partigiano, l’intento è quello di far riflettere il consumatore/spettatore (soprattutto quello statunitense) su come le proprie scelte alimentari non siano solo un fatto individuale, ma che riguarda tutta la società e l’ambiente.
Lo studio è recentissimo: è stato pubblicato, infatti, il 30 novembre 2023 sulla rivista scientifica open source Jama Network con il titolo di Cardiometabolic Effects of Omnivorous vs Vegan Diets in Identical Twins. L’obiettivo era quello di paragonare gli effetti cardiometabolici su un individuo che aveva una dieta onnivora sana rispetto a un altro che seguiva una dieta plant based sana (senza carne, formaggi e altri derivati animali). Come sottolineato dal dott. Christopher Gardner, membro del team, questo tipo di studi sono spesso ostacolati da diversi fattori, specialmente quelli genetici, di educazione e di abitudini: avvalendosi di gemelli con lo stesso patrimonio genetico e che passavano molto tempo assieme è stato possibile abbattere queste problematiche.
La ricerca si è svolta da maggio a luglio 2022, coinvolgendo 44 persone: coppie di gemelli con uguale DNA, la cui la dieta è stata assegnata casualmente per estrazione a sorte. Tutti gli onnivori hanno portato avanti il proprio programma per le 8 settimane stabilite, mentre tra i “vegani” sono arrivati alla fine in 21. Per le prime quattro settimane colazione, pranzo e cena sono stati forniti da un servizio di pasti esterno, mentre nelle altre quattro i partecipanti cucinavano da soli. In questo periodo i gemelli sono stati seguiti da un nutrizionista a cui potevano chiedere informazioni, hanno tenuto un registro di quello che mangiavano e venivano clinicamente monitorati.
Il miglioramento generale della salute cardiovascolare dei gemelli con alimentazione plant based si è registrato soprattutto durante il mese iniziale, per poi stabilizzarsi nel corso del secondo. Quali sono i maggiori benefici riscontrati nei vegani?
In Sei ciò che mangi si nota che non vengono presi in considerazione alcuni degli aspetti più critici legati dieta vegana, come per esempio la necessità di assumere vitamina B 12 e Omega 3 e di come poterli integrare al meglio, oppure riguardo alla sostenibilità delle coltivazioni (tipo quella della soia), o alla sicurezza alimentare dei prodotti plant based, in particolare quelli che si presentano come surrogati della carne, su cui il dibattito è aperto. O, ancora, di quanto sia dispendioso e quindi poco abbordabile a livello di budget famigliare cibarsi esclusivamente di alimenti biologici, freschi, non industriali, sia che si parli di vegani che di onnivori. Ed è per questo che assistiamo a una narrazione parziale.
Tornando alla ricerca che è alla base dello show, è lo stesso Gardner a ribadire che: “eliminare la carne non dovrebbe essere necessariamente l’obiettivo di tutti. Ciò che è più importante è includere più alimenti a base vegetale nella propria dieta”. Se si va a vedere le abitudini alimentari degli otto gemelli dopo l’esperimento – lo ha fatto Netflix – si nota, oltretutto, che nessuno dei vegani segue quel regime: tre sono diventati degli onnivori più responsabili, riducendo o eliminando la carne rossa, scegliendo prodotti con migliori valori nutrizionali, ricchi di fibre e poveri di grassi saturi. Uno si dichiara invece per il 90% vegetariano, salvando i suoi piatti cinesi preferiti e la zuppa di pollo.
Negli Stati Uniti i danni della Standard American Diet (dall'infelice acronimo SAD) sono tangibili: come descritto nella serie, molti cittadini muoiono per malattie collegate a un’alimentazione a base di cibi ultra processati con pochissimo consumo di verdure e frutta, dove la quantità vince sulla qualità. Nel secondo dopoguerra, infatti, la SAD ha concesso una corsia preferenziale ad alimenti poveri di valori nutrizionali in cambio di porzioni abbondanti e altamente caloriche: spazio così a cereali raffinati e carne rossa e di pollame a basso costo, che hanno contribuito a peggiorare la salute dell’uomo e anche quella dell’ecosistema con allevamenti e agricolture intensive. Sei ciò che mangi. Gemelli a confronto si può annoverare tra quei documentari televisivi che attraverso l’intrattenimento tentano di educare il proprio pubblico, o, perlomeno, di accendere un lumino. A metterci la faccia c'è anche lo chef Daniel Humm, il primo e unico tristellato che propone nel suo ristorante di fine dining a New York un menu interamente plant based. Alimentazione sana e consapevole, per esempio, era anche il motto della serie Waffle e Mochi, con protagonista Michelle Obama impegnata a insegnare ai bambini statunitensi l'importanza della cultura del cibo fin da piccoli, così da formare le nuove generazioni in vista delle non facili sfide future, economiche, sociali e ambientali, già sotto gli occhi di noi adulti.