Dal desiderio di diventare macellaio alla lotta contro lo spreco di cibo e la sostenibilità ambientale, Papa Francesco è stato uno dei pochi pontefici a porre un'attenzione particolare a uno dei maggiori problemi del nostro Pianeta.
Papa Francesco ci ha lasciati: una notizia che ha scosso in mondo intero nella mattina di Pasquetta. Un punto di riferimento per la comunità cristiana e un uomo che, nel rispetto del ruolo che ricopriva, si è sempre esposto in difesa della pace, dell’uguaglianza e, per chi non lo sapesse, anche nella lotta contro lo spreco alimentare e la sostenibilità ambientale. Il suo rapporto con il cibo e con la tavola ha sempre rivestito per lui un ruolo fondamentale, forse anche per le sue origini italiane: i genitori infatti erano di origini piemontesi.
Una cosa forse che in pochi sapranno: Papa Francesco da piccolo voleva fare il macellaio. Lo ha rivelato in una puntata di Che tempo che fa di Fabio Fazio, all’epoca in onda sui Rai Tre: il Pontefice, nato Jorge Mario Bergoglio, aveva affermato che, più che l’amore per la carne o per il mestiere, a spingerlo era stato il borsellino pieno di soldi del macellaio. Nonostante la causa fosse ben lontana da un sentimento affettuoso nei confronti del cibo, il Papa in realtà amava molto la cucina e da ragazzo spesso si dilettava ai fornelli per preparare gustosi banchetti alla famiglia: “Fa dei calamari da urlo” secondo la sorella Maria Elena.
Questa passione lo portò addirittura, nel 1952, a frequentare il corso di chimica dell’alimentazione all’Istituto industriale Yrigoyen di Buenos Aires dove studiò le reazioni chimiche che erano alla base della trasformazione delle molecole degli alimenti in sapori migliori per il palato. Strada questa che poi abbandonò per seguire la sua vocazione che lo portò a diventare prima prete, poi Arcivescovo di Buenos Aires, poi Cardinale e infine Pontefice.
Un amore e un rispetto per il cibo che lo ha accompagnato per i 12 anni di pontificato: in un’udienza tenutasi poco più di un anno fa sul vizio della gola si era espresso in merito al cibo riferendosi a esso come un atto di condivisione e di comunione, ma anche al cibo come specchio dell’anima: “L’alimentazione è la manifestazione di qualcosa di interiore: la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé. Questa domanda è tanto importante: dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi. Nel modo di mangiare si rivela la nostra interiorità, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici”.
Come abbiamo detto, non solo amore ma anche e soprattutto rispetto per il cibo: in un momento storico in cui non si fa altro (e a giusta ragione) che parlare della quantità di cibo sprecata e gettata, in cui ci si preoccupa costantemente di come ridurre gli sprechi, Papa Francesco ha sempre occupato un posto rilevante nella discussioni che ponevano l’attenzione su argomenti così delicati e soprattutto di carattere mondiale. “Il cibo che buttiamo nella spazzatura lo strappiamo ingiustamente dalle mani di quanti ne sono privi. Di quanti hanno diritto al pane quotidiano in virtù della loro inviolabile dignità umana” così si esprimeva in una lettera al direttore generale della Fao Qu Dongyu in occasione della Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari.
Un tema quanto mai attuale in cui il Pontefice si è espresso a più riprese, anche condannando e descrivendo come “vergognoso e preoccupante” quel sistema che non prevede mezzi necessari per trasportare quel cibo che troppo spesso viene gettato o deteriorato piuttosto che essere consegnato a quella moltitudine di esseri umani che non possono procurarselo. In un Discorso ai membri della Federazione Europea dei Banchi Alimentari del 2019 affermava che “Scartare cibo significa scartare persone” sottolineando come, oggi, non ci si accorge di quanto cibo vada sprecato nonostante sia un bene prezioso.
Un sistema compromesso, rotto, un circolo vizioso dal quale sembra non uscirsene mai e che pone una netta e chiara differenza tra il Nord e il Sud del mondo, dove i primi hanno creato una macchina produttiva insostenibile a discapito dei popoli che abitano dalla parte opposta del pianeta. Un augurio il suo di ritornare a un'uguaglianza e a un rapporto con la terra di cui non siamo padroni ma che dovremmo trattare con rispetto e devozione, ma anche un ritorno alle produzioni locali, alla stagionalità e al dare valore alle piccole realtà: un concetto che ha ribadito durante un messaggio in occasione del Salotto del Gusto di Torino dello scorso settembre “Spesso l’agricoltura viene strumentalizzata dalla logica del profitto, diventando quindi un mezzo per inquinare la terra, sfruttare i lavoratori e impoverire la biodiversità. Eppure l’agricoltura è la prima attività che Noè pratica dopo il diluvio universale. È il primo dono che Dio consegna nelle mani degli uomini per consentire loro di sviluppare un rapporto di fedeltà, alleanza, e solidarietà tra di loro e con la terra promessa”. Un messaggio, quello di Papa Francesco, che, oggi più che mai, dobbiamo gelosamente custodire nel rispetto di una Terra che stiamo lentamente distruggendo.