Lenticchie, maiale, riso, uva e così via. Scopriamo quali sono i cibi e dunque i piatti che proprio non possono mancare in occasione del gran cenone di Capodanno. Legati a tradizione antiche, culture orientali o rituali appartenenti al mondo contadino, sono i simboli benaugurali per eccellenza. Fondamentali, mai come quest'anno, per assicurarsi un futuro prospero, ricco e fecondo.
Dalle lenticchie, immancabili in abbinamento al cotechino, al riso, portafortuna per eccellenza; dal peperoncino, "antidoto" contro il malocchio, all'uva, di cui vanno consumati almeno dodici chicchi (tanti quanti sono i mesi del calendario), ecco i cibi che proprio non possono mancare – soprattutto quest'anno! – in occasione del Cenone di San Silvestro. Espressioni benaugurali di abbondanza, prosperità, salute o ricchezza, dietro ciascun piatto si nasconde una simbologia complessa e profonda, che attinge alle tradizioni antiche, greche o romane, agli usi di altri popoli o ancora a consuetudini legate al mondo rurale. Molto più di semplici e banali superstizioni.
Che ci crediate oppure no, che vi definiate più o meno razionali, mai come in questo 2020 il consiglio è di portarli comunque a tavola: viste le innumerevoli proprietà, fanno innanzitutto bene alla salute e, poi, come valore aggiunto di non poco conto, chissà che non allontanino qualche influsso negativo di troppo. Ma sappiamo quali sono questi alimenti e qual è il significato di cui sono portatori? Vediamoli insieme.
Sono il primo legume coltivato da Greci e Romani e l'usanza di consumarle la sera di San Silvestro nacque proprio nell'antica Roma. La tradizione vuole che siano di buon auspicio per l'anno venturo e che portino ricchezza e prosperità: dalla forma tondeggiante e leggermente schiacciata, ricordano infatti delle piccole monete e, più se ne mangiano, meglio è. Oltre a questo aspetto, tuttavia di fondamentale importanza, le lenticchie sono anche una fonte privilegiata di proteine vegetali, sali minerali e vitamine: portarle in tavola, non solo il 31 dicembre, è sempre e comunque un'ottima scelta. Possiamo farle in umido, utilizzarle per realizzare un ragù vegetale o delle deliziose polpettine di lenticchie, oppure abbinarle al classico e irrinunciabile cotechino. Per la serie: due piccioni con una fava (andate al punto due).
Animale dalle alterne fortune, sacro per alcune religioni, impuro per altre, è soprattutto simbolo di abbondanza e prosperità secondo la tradizione contadina; d'altra parte del maiale, come si suol dire, "non si butta via nulla": economico, versatile e dal sapore squisito, non può proprio mancare tra i cibi benaugurali da gustare a Capodanno. Sotto forma di arrosto, costolette o del tradizionale cotechino poco conta: l'importante è che troneggi sulle nostre tavole.
È il simbolo di abbondanza e fertilità per antonomasia: non è un caso, infatti, che venga lanciato agli sposi immediatamente dopo la cerimonia nuziale. Questa usanza veniva praticata già al tempo degli antichi Romani: il riso fu scelto al posto di un altro cereale, il grano, poiché meno costoso e dunque alla portata di tutti. In occasione della cena di San Silvestro, per dire addio all'anno passato e salutare quello nuovo, non può proprio mancare: potete realizzare un favoloso risotto allo champagne o un risotto ai funghi e zafferano, ma, qualora abbiate in mente un'altra preparazione, vi basterà spargerne una manciata cruda sulla tavola o raccoglierne un mucchietto in qualche ciotolina. In alternativa, potete anche infilarne un po' in tasca.
Impiegato in cucina per dare una sferzata di gusto a qualunque preparazione, il peperoncino è da sempre considerato il portafortuna per eccellenza. Ciò grazie a una forma che ricorda le corna degli animali uccisi durante le battute di caccia: queste, sistemate all'ingresso delle caverne già in epoca preistorica, erano il simbolo di potenza e fertilità. Oggi il classico cornetto di colore rosso rubino, in versione economica e "tascabile", viene appeso nelle case e nei negozi e utilizzato per difendersi da malocchio, tradimenti e invidie. Preziosissimi alleati di benessere, poiché ricchi di vitamine e sali minerali, sono un vero e proprio passe-partout gastronomico: vi basterà aggiungere un pizzico a un sughetto di pomodoro, a una zuppa di pesce o a una verdura ripassata in padella, per darle quel quid in più.
Il proverbio recita: "Chi mangia uva per Capodanno conta i quattrini tutto l'anno". Simbolo di abbondanza, ricchezza e prosperità, questo frutto è sinonimo di guadagni e buoni profitti per il nuovo anno, crescita personale e chiusura con il passato. Secondo una consuetudine spagnola – inventata nei primi del Novecento dai viticoltori di Alicante dopo una vendemmia particolarmente fruttuosa – è tradizione mangiare allo scoccare della mezzanotte dodici acini di uva, ciascuno per ogni mese dell'anno. Nel caso in cui vogliate renderla protagonista di una portata, allora realizzate un raffinato filetto di maiale in salsa di uva.
Frutto antichissimo e portentoso, la melagrana è anche un simbolo forte e molto positivo, legato soprattutto alla prosperità e all'abbondanza. Considerata sacra secondo la mitologia greca, è tra i cibi benaugurali del periodo natalizio e in particolare del Capodanno. Con i suoi chicchi di un bel colore vivace (da qui l'usanza dell'intimo rosso), succosi, dolci e lievemente asprigni, si presta a esaltare qualunque preparazione dolce e salata: dal risotto al melograno agli arrosti di carne, dalle insalate invernali ai dolci al cucchiaio con melograno; potete anche utilizzarla come segnaposto o per arricchire un centrotavola fatto in casa: donerà in un attimo un'atmosfera calda e tipicamente di festa.
Secondo la tradizione cinese, il mandarino è uno dei portafortuna per eccellenza: in particolare grazie alla sua forma, quasi perfettamente sferica, che richiamerebbe l'infinito. Non è un caso, infatti, che in occasione del Capodanno cinese si regalino questi frutti succosi e dolcissimi. In Occidente, tutti gli agrumi sono simbolo di abbondanza e buon auspicio: dall'aspetto tondeggiante, che ricorda quello delle monete, richiamano il denaro e dunque la ricchezza.
Ecco perché a noci, mandorle, datteri e fichi spetta sempre il compito di chiudere in bellezza (ma potremo dire bontà) qualunque serata di Capodanno che si rispetti. Considerati di buon auspicio, sono un simbolo di prosperità e fertilità. Si tratta di una consuetudine antichissima, risalente all'antica Roma: a quel tempo era abitudine spargere delle noci sul pavimento della casa del futuro marito prima delle nozze, rappresentando l'augurio di una vita felice e prospera. In Francia, proprio in occasione della cena del 31 dicembre, vi è l'usanza di mangiare tredici tipologie di frutta secca differente; in Italia siamo decisamente più parchi, "accontentandoci" di sette varietà (nocciole, noci, arachidi, mandorle, datteri, fichi secchi e uvetta). Potete servirle in piccole ciotoline da disseminare nella sala da pranzo, ma potete anche utilizzarle per arricchire uno dei tanti dolci tipici della tradizione italiana, come il panpepato o il frustingo marchigiano.