La Russia non proroga l'accordo e blocca di nuovo l'esportazione del grano ucraino. In Italia non dovremmo avere troppi problemi, la vera crisi la affronteranno i Paesi più poveri, fortemente dipendenti dalle esportazioni dell'Europa dell'Est.
La Russia non rinnova, e di fatto fa saltare, l'accordo del grano sul Mar Nero. Interrotta l'esportazione del grano dall'Ucraina al resto del mondo. La scelta di Putin può creare enormi problemi di stabilità planetaria: la decisione di non prorogare più gli accordi per tenere aperto il corridoio di sicurezza da Kiev al Mar Nero è molto drastica. Nel nostro Paese, però, le conseguenze dovrebbero essere minime e non sono prevedibili degli aumenti sulla pasta o sull'olio di semi come successo subito dopo lo scoppio del conflitto. Vediamo cosa comporta questa scelta e perché secondo Giorgia Meloni questa "è un'altra offesa contro l'umanità" da parte di Putin.
La Russia ha chiuso la trattativa sul grano perché gli impegni presi nei suoi confronti non sono stati rispettati dagli altri Stati: questa è la versione ufficiale dichiarata da Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino. La scelta è unilaterale ed è molto grave perché danneggia milioni di persone vulnerabili in tutto il mondo: per Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, questa presa di posizione avrà conseguenze negative sui Paesi più poveri e purtroppo le persone pagheranno un caro prezzo pur essendo incolpevoli e neanche colpite dal conflitto in maniera diretta.
Ma cosa comporta questo cambio di posizione? La fine dell'accordo "autorizza" l'armata russa a impedire il passaggio delle navi cariche di grano lungo il Mar Nero, con ogni mezzo. Questo potrebbe portare a una crisi dei cereali nei Paesi più poveri e a un aumento dei prezzi in tutto il resto del mondo. Tra le vittime più immediate ci sono i Paesi dell’Africa, soprattutto subsahariana. Lo scontro favorirà l'aumenti dei prezzi e porterà instabilità sociopolitica in una zona già di per sé tumultuosa. Problemi anche per il Sud-Est asiatico in zone poverissime come Vietnam e Thailandia.
In Italia sono giunti 2 milioni di tonnellate di grano: siamo il quarto Paese per importazione, dietro Cina, Spagna e Turchia. Nonostante la quantità consistente di cereali arrivati nel Bel Paese non dovremmo patire i problemi avuti in passato. È comunque bene sottolineare che è proprio l'accordo sul grano appena rescisso dalla Russia ad aver inciso profondamente sull'andamento dei prezzi dei generi alimentari in tutto il mondo. Quando è scoppiata la guerra c'è stata un'impennata, poi sono scesi lo scorso maggio con l'avvio dei primi corridoi di solidarietà in uscita dall'Ucraina. I prezzi sono poi tornati definitivamente alla normalità a luglio 2022, con i primi accordi siglati tra Russia, Ucraina e Onu. Oggi la paura per l'aumento torna incombente ma le autorità internazionali rassicurano i mercati dell'Occidente.