Un piccolo legume dalla forma simile a quella dei piselli, ma dai colori che vanno dal verde al marrone, passando per il grigio. Dalle origini mediorientali, la roveja è stata coltivata per secoli sui Monti Sibillini, ma poi è stata dimenticata per decenni: è rinata qualche anno fa, grazie a un'azienda di Civita di Cascia, in provincia di Perugia. Ecco tutto quello che dovete sapere su questo prezioso legume, chiamato anche pisello dei campi.
Un legume piccolo ma dalle grandi proprietà benefiche e organolettiche: è la roveja, chiamata anche rovezza, rubiglio, corbello o pisello dei campi, un prodotto dalle caratteristiche uniche, riscoperto da qualche anno grazie a una piccola azienda umbra, dopo essere quasi scomparso. Ricco di proteine e carboidrati, la roveja è un legume che si adatta bene ai climi montani ma che, per essere raccolto, ha bisogno di un procedimento manuale. Ecco cos'è la roveja, quali sono le sue caratteristiche e come usarla al meglio in cucina.
Un alimento conosciuto già dal Neolitico, particolarmente usato in Medio Oriente per la sua facilità di adattamento ai vari climi e per la versatilità dei suoi usi in cucina. La roveja in passato era molto consumata dalle popolazioni locali ma, negli ultimi 50 anni, è quasi scomparsa, a causa della concorrenza di altri prodotti più facili da raccogliere Ne restano alcune cultivar in Olanda, il kapucijner, e alcune nel nostro Paese: in particolare si trovano in Valnerina, a Cascia e a Spello, nella Valle Umbra.
In Italia il pisello dei campi era quasi scomparso, il merito di averlo "riportato in vita" va ad alcune piccole aziende di Civita di Cascia, in provincia di Perugia: qui cresce a 1300 metri di altitudine, fra i resti del borgo vecchio distrutto dal terremoto del 1979. Ed è proprio quel terremoto ad aver accelerato la sua scomparsa, a causa dello spopolamento del paese vecchio. Ma un giorno, ben 9 anni dopo, due donne originarie di Civita – Silvana Crespi De Carolis e Geltrude Moretti – dopo aver sistemato la cantina della casa della suocera, trovano un barattolo con dei legumi colorati dentro: sull'etichetta c'è scritto "roveggia". Quei semi venivano conservati proprio per salvarli da una possibile scomparsa, in caso di maltempo. Dopo un anno di ricerche insieme a degli agronomi, e dopo aver trovato un documento dell'anno 1545, le due donne vengono a capo del mistero: si tratta proprio della roveja. A quel punto decidono di dare a questo piccolo legume una nuova vita, portandolo in tutti gli eventi che possano dargli visibilità e incentivandone l'uso nelle ricette tradizionali. Qualche tempo dopo, del loro lavoro si accorge anche Slow Food che decide di avviare l'iter per il presidio, in modo da tutelare la biodiversità delle coltivazioni umbre.
Da prodotti più piccoli arrivano grandi benefici: è proprio il caso della roveja che, malgrado le sue dimensioni ridotte, apporta molti nutrimenti al nostro fisico. Ideale per vegetariani e vegani, perché contiene un elevato livello di proteine, il 7% del suo peso totale, a fronte di poche calorie, circa 75 ogni 100 grammi di prodotto, nel caso dell'alimento fresco: da secco, invece, può arrivare al 21% di proteine, con circa 300 calorie ogni 100 grammi. La roveja contiene però anche carboidrati, sali minerali importanti come potassio e fosforo, fibre e un discreto quantitativo di vitamina B1.
La roveja in cucina viene utilizzata in due modi principali: come legume secco, che necessita di ammollo, e ridotto in farina. Se volete usarla come legume dovrete lasciarla in ammollo per almeno 12 ore e poi farla bollire per 40 minuti. Fatto questo la potete usare esattamente in una nutriente zuppa, da sola o anche accompagnata da cicerchie, fave e piselli. In alternativa, proprio come si fa con i legumi, potete realizzare una gustosa insalata, abbinandola a cereali come orzo o farro.
La roveja viene macinata a pietra e diventa una polvere non troppo fine con un leggero retrogusto amaro: con la farina ottenute si produce solitamente una particolare polenta, detta farecchiata o pesata. Una volta cotta, viene condita con olio extravergine, sale e acciughe tritate grossolanamente, oppure verdure selvatiche come borragine, cicoria, tarassaco, con funghi e così via.