L'inchiesta di Report "Latte versato" prosegue con una indagine più approfondita sull'import di latte estero per le produzioni del Molise. Con il video andato in onda ieri, "La goccia di latte", la giornalista Rosa Maria Aquino prova a fare chiarezza sulla questione e indica anche i nomi dei caseifici molisani, letti da Sigfrido Ranucci, che usano latte e cagliate straniere pur dichiarando tutt'altro sui siti web.
La seconda puntata di Report dell'inchiesta "Latte Versato" è andata in onda ieri sera svelando quali caseifici molisani utilizzano latte estero pur pubblicizzandosi come produzioni 100% italiane. Dopo aver svelato una prima lista (secretata) in possesso del Ministero della Salute in cui si citano le aziende che fanno import di latte straniero per produrre il loro formaggio, la trasmissione di inchiesta di Raitre questa volta si concentra sulle produzioni casearie del Molise.
La nuova parte dell'inchiesta si chiama "La goccia di latte" ed è una sorta di seguito della prima indagine. Tutto inizia con un video in cui la collega Rosa Maria Aquino, autrice dell'inchiesta, riprende i camion che oltrepassano la frontiera l'Italia a Vipiteno: latte che viene dalla Germania, ma non solo, diretto in parte a Verona, e in parte ancora più a Sud, in Molise. I video mostrano le bolle lette dalla Guardia di Finanza che, insieme ai giornalisti di Report, verificano anche quanto scritto dai produttori sui siti web: quasi tutti dichiarano di usare solamente latte italiano.
Nessun illecito, perché in etichetta si specifica che il latte non è italiano, ma un po' di confusione volutamente creata per spingere l'acquirente a comprare quella mozzarella o quel formaggio "in quanto italiano": una sorta di Italian sounding home made che non fa certo piacere a chi davvero usa latte italiano, magari con grandi sacrifici.
Report fa luce su una situazione in servirebbe dunque trasparenza e onestà nei confronti del consumatore, oltre ad evitare una concorrenza poco etica, se non sleale, ai colleghi produttori. Ma perché importare il latte dai paesi europei non sarebbe positivo? Per prima cosa, come spiega anche Ettore Prandini, presidente Coldiretti, in Italia ci sono dei controlli serratissimi su tutto quello che l'animale ingerisce. Non è così in molti paesi Ue, dove si possono somministrare ad esempio medicinali senza obbligo di dichiarali o con dichiarazioni vaghe. Secondo, tutto questo fa male alle produzioni veramente 100% italiane, costrette a subire una sorta di concorrenza sleale; terzo e non ultimo motivo: non tradire la fiducia dei consumatori.
Infine, dalla famosa lista del Ministero della Salute, spuntano i nomi delle aziende molisane coinvolte, che Report riporta fedelmente: