Dai ghiotti gyoza giapponesi ai particolari samosa indisani, fino alle cassatelle siciliane: i ravioli sono tipici di moltissime culture gastronomiche, reinventati e modificati in ogni regione del mondo. Ecco quello che devi assolutamente assaggiare.
Bolliti, cotti al vapore o fritti, ripieni di carne, verdure, pesce e persino creme dolce: di ravioli ne esistono decine di versioni diverse a secondo della zona del mondo in cui ti trovi. Sei abituato ad associare i ravioli alla cucina tradizionale italiana e non a caso, dato che nella penisola se ne contano decine di varianti diverse e che le prime testimonianze di questo tipo di pasta ripiena risalgono al Medioevo.
Quello che però forse non sai è che, in realtà, i ravioli sono figli dei grandi scambi commerciali tra Oriente e Occidente, in particolare quelli avvenuti lungo la Via della Seta di cui parlò Marco Polo, ma che era attiva già dal 200 a.C. per collegare la Cina con Roma e viceversa. Oltre alle merci in questo scambio costante nel corso dei secoli hanno viaggiato anche pensieri, idee e tradizioni, comprese quelle gastronomiche.
Non è un caso, quindi, che i ravioli come pasta ripiena si trovino in tantissime cucine del mondo, adattate alla cultura locale dopo essere stati portati da viaggiatori nel corso dei secoli. Proprio per questo ti proponiamo una panoramica dei ravioli più particolari, famosi e gustosi del mondo, diversi per tipo di pasta, ripieni e cotture ma legati da una storia comune.
Iniziamo il nostro viaggio dalla Cina, nazione che ha fatto dei ravioli un vero e proprio simbolo. Le varietà di ravioli sono ben due. I wanton sono i più diffusi e a loro volta presentano decine di varianti regionali e possono essere o cotti al vapore oppure possono essere fritti, ripieni di carne di maiale, gamberetti o verdure, s all'interno delle zuppe di noodle, con il brodo di pollo, oppure da soli da intingere in varie salsine. I jiaozi, invece, sono più definibili nonostante anch’essi abbiamo diverse varianti regionali: di solito sono di pasta più sottile, i bordi vengono sigillati solo a mano e quelli più comuni contengono manzo macinato e verdure; generalmente sono cotti vapore.
In Occidente si fa ancora grande confusione riguardo ai ravioli dell’estremo Oriente: spesso avrai pensato che sono tutti uguali, mentre in realtà presentano diverse differenze. È il caso dei gyoza, i ravioli tradizionali del Giappone, spesso confusi con i ravioli cinesi. È un errore giustificabile, perché in realtà è probabile che la ricetta sia stata importata proprio dalla Cina e modellata a partire dai jiaozi, a cui somigliano molto. I gyoza si distinguono soprattutto per il forte sapore d'aglio e il delicato sapore di sale o soia, per la forma a mezzaluna e il ripieno a base quasi sempre di carne. Inoltre i gyoza sono cotti in padella e risultano quindi più croccanti e bruniti all’esterno.
I ravioli coreani sono quelli meno conosciuti dagli occidentali, ma in realtà sono quelli a cui dobbiamo di più: proprio i mandu o mantu coreani, infatti, sono i primissimi a essere arrivati in Italia attraverso la via della seta. Non solo, sono anche quelli che si sono più diffusi lungo tutto il percorso, tant’è che oggi si trovano versioni locali di mantu in Kazakistan, Armenia, Afghanistan, Arabia Saudita e Turchia. I mantu coreani sono una sorta di fagottini ripieni con varie farciture, tra cui con maiale, bovino, noodles o kimchi, che spesso vengono fritti in modo da creare una pasta croccante alla superficie.
A proposito di contaminazioni gastronomiche: non sarai sorpreso a questo punto di scoprire che i ravioli tipici della Turchia si chiamano manti e derivano direttamente dai mantu coreani per i motivi già citati, ma sono più piccoli. Sono il piatto festivo turco per eccellenza (ma li puoi assaggiare tutto l'anno nei ristoranti locali) pare che le popolazioni nomadi ne preparassero addirittura una forma essiccata nei loro spostamenti, da cuocere all’occorrenza. Di lunga lavorazione, i manti sono ripieni di carne macinata (solitamente di agnello) e spezie e sono conditi con due salse sovrapposte: una allo yogurt e una con pomodoro, peperoni e menta secca.
I pierogi sono i ravioli più famosi dell’Est Europa: pur essendo una preparazione tradizionale della Polonia, infatti, si trovano cucinati anche in Ucraina, Lituania e Bielorussia. Presenti sulle tavole delle corti polacche nel XIII secolo, oggi i pierogi sono serviti tutto l'anno sulle tavole polacche e li puoi assaggiare in caratteristici ristorantini detti "pierogarnia”. Ma come sono fatti? Sono a forma di mezzaluna, vengono farciti con una serie di ingredienti come formaggi, patate, carni miste, funghi e poi vengono bolliti o fritti, per poi essere conditi con cipolla saltata in padella e pancetta affumicata. I pierogi esistono anche in versione dolce, spennellati con burro e pan grattato e ripieni di frutta e cioccolato.
La versione russa dei ravioli sono i pelmeni, pasta ripiena tipica della cucina russa ma diffusa anche in Ucraina e nei paesi dell'Europa centro-orientale. Si tratta di piccoli scrigni di pasta all'uovo farciti con carne macinata e che possono essere conditi con burro fuso, panna acida oppure senape e aceto, come da tradizione in Siberia. La loro preparazione è una vera arte, infatti si tratta di una ricetta antichissima che specifica in modo molto preciso come devono essere preparati: sfoglia sottile realizzata con farina, acqua, uova e sale e un ripieno che deve essere quasi la metà di manzo, circa il trenta per cento di agnello e il resto maiale.
Appartenenti alla tradizione dell’Ucraina, ma noti in tutta l’Europa dell’Est, i varenyki sono ravioli a forma di triangoli o mezzelune ricavate dalla pasta all’uovo, riempiti di carne, patate e formaggi molli. Sono molto simili ai pierogi, ma mentre questi si cuociono in padella con un filo d’olio i varenyki vengono cucinati in acqua. Il condimento tradizionale prevede una salsa a base di panna acida, ma si trova anche la versione guarnita con frutti rossi e cipolle fritte.
Tipici della tradizione del Tirolo austriaco, gli schlutzkrapfen sono dei ravioli gustosi e raffinati diventati un must nella gastronomia altoatesina e in particolare della Val Pusteria. Le mezzelune si preparano con un mix di farine di frumento e segale, si riempiono con un ripieno composto da cipolla, spinaci, latte e noce moscata e, una volta bolliti, vengono conditi con burro fuso ed erba cipollina tritata.
I ravioli tipici della Germania si chiamano maultaschen e sono una ricetta molto antica che risale alla Svevia, tanto da essere riconosciuta dal 2009 come preparazione Igp (Indicazione Geografica Protetta). In questo caso la pasta ripiena è composta da ravioli di grandi dimensioni, preparati con una sfoglia sottile a base di farina di grano tenero, un uovo e acqua, farciti con carne macinata, spinaci, mollica di pane e ricotta. Secondo la tradizione si condiscono con burro e cipolle oppure si lessano nel brodo vegetale.
Un piatto simbolo della Georgia, i khinkali sono dei grossi ravioli fatti a mano, solitamente ripieni di carne macinata (bovina, suina o mista), cipolla, aglio, coriandolo, pepe nero e altre spezie. La caratteristica distintiva dei khinkali è la presenza di un brodo all'interno del raviolo stesso, che si forma durante la cottura. I khinkali si mangiano tradizionalmente con le mani, afferrandoli per il "codino". Si morde un piccolo buco nella parte superiore e si succhia il brodo, dopodiché si mangia il resto del raviolo.
Il bello della multietnicità dei ravioli è che, ovunque siano arrivati, si sono adattati alla cultura locale, dando vita a volte a delle versioni davvero particolare. Ne sono un esempio perfetto i samosa, gustoso street food diventato tra le ricette indiane più conosciute a livello internazionale, una specie di incrocio fra ravioli e fagottini. Sono preparati con una sfoglia sottile a base di farina, olio di semi, acqua e sale, che avvolgono un ripieno morbido e speziato, il tutto fritto e croccantissimo. Di questo piatto non c’è una versione ufficiale, ma una serie di varianti e infinite possibilità di personalizzazione in base alla zona di provenienza, ma comunque lo si prepari è un vero must per l’aperitivo o come stuzzicante antipasto.