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10 Agosto 2022 16:00

Quanto costa agli italiani l’inflazione sulla spesa? La spiegazione degli aumenti

L'inflazione influisce tantissimo sull'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità: gli italiani del 2022 sono più poveri rispetto a quelli del 2021 (che già non se la passavano benissimo). Vediamo numeri alla mano quanto l'inflazione abbia pesato sulle nostre tasche.

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Ce ne siamo accorti tutti: quest'anno fare la spesa è diventato impossibile. I prezzi dei beni essenziali sono schizzati alle stelle, ci sono aumenti ovunque e in ogni campo, dal ristorante al cinema, passando ovviamente per i supermercati. Il carrello della spesa è diventato più pesante che mai. La colpa di tutto questo ha un nome che spaventa i più: inflazione.

Ma cos'è quest'inflazione e in che modo un vocabolo della finanza internazionale influisce sulla spesa che facciamo tutti i giorni? Cerchiamo di capire cosa sta succedendo intorno a noi.

Cos'è l'inflazione

Il termine "inflazione" deriva dal latino e significa, letteralmente, "gonfiare". In economia si traduce con l'aumento dei prezzi di beni e servizi che genera un calo del potere d'acquisto della moneta. Valore imprescindibile dell'inflazione è il tempo: si parla di questo vocabolo solo su rincari di ampia portata che si protraggono per un lungo periodo riducendo il potere d'acquisto. Questo significa che con 1 euro si possono acquistare oggi meno beni e servizi rispetto al passato. In altre parole, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

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Altra cosa importante da tenere a mente per le discussioni sull'inflazione che puoi vedere in tv: a differenza di altri grafici che parlano di numeri assoluti, per questa specifica voce gli statistici hanno messo a punto "un sistema". L'incremento dell'inflazione non è tutto uguale e varia in base all'importanza dei servizi: l'aumento dell'energia elettrica, del pane e del latte incidono molto di più dell'aumento degli orologi di lusso (tanto per fare un esempio) perché questi ultimi non sono beni di prima necessità.

Quanto influisce l'inflazione sulla spesa di tutti i giorni?

Diamo subito la risposta a questa domanda: l'inflazione è la fetta più grossa degli aumenti di questi mesi, soprattutto sul cibo. Quest'anno la piaga è stata scatenata dalla pandemia (come dal 2020 dopotutto) e dalla guerra in Ucraina. In molti si sono chiesti il perché di aumenti tanto considerevoli, visto che il nostro Paese importa una minima parte di grano ucraino: è colpa dell'inflazione, non dell'importazione.

Stando all'indagine di Eurostat il prodotto più "impreziosito" è il burro, con aumenti fino al 28,5% rispetto allo scorso anno; seguono gli oli non d'oliva con un +19,8%; infine pane, uova e latte tra il 13% e l'8%. Le voci che portano a questo amento hanno a che fare con l'incremento dei costi base: acqua, elettricità, mangimi, fertilizzanti. Può sembrare inverosimile ma la situazione in Italia è anche migliore rispetto a tanti altri Paesi che hanno risentito molto di più dei rallentamenti dell'export di grano e frumento da Russia e Ucraina. Noi abbiamo una grande produzione interna che incrementiamo in larga parte con grani da Grecia e Canada per soddisfare l'oceanica richiesta dei consumatori. Un ruolo più importane ce l'ha avuto invece il mais, non quello per uso umano però: l'Italia importa quasi la metà dei mangimi di cui ha bisogno per l'alimentazione del bestiame, di questo 46% molto viene dall'Ucraina.

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L'aumento dei costi ha potato a una flessione molto importane degli acquisti rispetto allo scorso anno: giugno 2022 segna un -3,8% di acquisti rispetto al 2021. La concatenazione dei fattori ha portato all'aumento generale dei prezzi e, di conseguenza, all'impoverimento di tutti noi: come detto in precedenza, lo stipendio è lo stesso, i prodotti sono aumentati, la moneta si impoverisce. Pensa che a giugno, per la prima volta in 20 anni, l'euro ha avuto lo stesso valore del dollaro proprio per questo motivo (nonostante l'inflazione americana sia a valori altissimi, superiori a quella italiana, gli USA al 9,1%, noi all'8%).

La situazione potrebbe migliorare nel medio termine

Lo sblocco dell'export ucraino dovuto all'accordo tra Nazioni Unite, Turchia, Ucraina e Russia per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero può aiutare tantissime nazioni, soprattutto quelle più dipendenti dalle materie prime dell'Europa dell'Est. I Paesi interessati sono tra i più poveri al mondo e sono quelli che più stanno soffrendo in maniera indiretta questa guerra: le sommosse in Sri Lanka che stanno portando al colpo di Stato sono figlie anche dell'aumento spropositato del pane, e questo è solo uno di centinaia di esempi possibili.

Anche i Paesi privilegiati giovano dell'accordo: Francia, Germania e Spagna importano molti prodotti dall'Ucraina e questo porterà a uno sgravio nel medio termine; anche l'Italia ne giova perché arriveranno 1,2 miliardi di chili di mais per l'alimentazione animale, tantissimo grano tenero che serve alla panificazione e l'olio di girasole che è aumentato così tanto in questi mesi.

Non aspettarti crolli immediati al costo della spesa, serviranno mesi, ma questa è l'unica via che potrebbe portare a un carrello più sostenibile per le tasche di tutti gli italiani.

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