Conosciuta come la "pesca australiana", il quandong viene usato tanto in medicina quanto in cucina: si tratta di un frutto dal bel rosso vivace, che cresce nelle aree semi-desertiche dell’Australia. Usato da più di 50 mila anni dagli aborigeni, oggi ritrova spazio nelle ricette locali sia in versione fresca che essiccata.
No, non siamo nel Sud Est asiatico, come il nome potrebbe far credere, ma in Australia. Il Santalum Acuminatum, questo il suo nome botanico, ci porta infatti nella terra dei canguri ed è a tutti gli effetti un super food, importantissimo nella cultura alimentare aborigena: parliamo del quandong, conosciuta anche come pesca australiana. Una pesca indigena che cresce su alberi non più alti di quattro metri: il frutto è verde da acerbo, ma assume un bel rosso squillante con striature gialle una volta raggiunta la piena maturità, tra settembre e ottobre. La pianta ha bisogno di un "tutore", una sorta di albero affiancato per crescere, almeno nella prima fase ,e si sviluppa in prossimità di corsi d'acqua, laghi salati o colline dai terreni sabbiosi.
Questi frutti lucidi e cremisi sono stati un alimento base per il popolo Pitjabtjara per oltre 50.000 anni. Mentre il quandong era considerato un meraviglioso sostituto della carne, le foglie e la corteccia del suo albero erano usate a scopi cerimoniali e medicinali. Durante le battute di caccia, gli uomini Pitjabtjara andavano alla ricerca di questi alberi per consumarne i frutti freschi e fare il carico di energia, mentre un'altra parte veniva fatta essiccare in vista di periodi di magra sulla carne. Composti per il 25% da proteine e per il 70% da oli complessi, i chicchi di quandong sarebbero anche usati per creare potenti paste antibatteriche e antinfiammatorie.
Il suo doppio uso, alimentare e medicinale, ancora oggi va di pari passo. Da un lato ci sono le tribù del deserto che ancora lo utilizzano nel trattamento delle malattie della pelle per i reumatismi, dall'altra schiere di fan adoranti nelle città per i suoi molteplici benefici salutari. Quali? La vitamina C, ad esempio, il quandong ne contiene il doppio di un'arancia; è una fonte incredibile di vitamina E, acido folico, e sali minerali come magnesio e calcio, nonché di ferro e zinco. È ricco di rutina, un potente antiossidante in grado di ridurre la proliferazione dei radicali liberi. Questa sostanza lavora con la vitamina C per rafforzare i capillari, ridurre le occhiaie e rafforzare la pelle dagli effetti dell'invecchiamento.
Dal gusto dolce, ma non tantissimo perché questa nota è ben bilanciata da un retrogusto leggermente acido e salato. Quando è ancora acerbo, può ricordare le lenticchie secche grazie ad alcuni toni terrosi. Una volta maturo il frutto richiama l’albicocca, la pesca e il rabarbaro. Inoltre la raccolta è spesso abbondante e quindi è uso farne scorta essiccandoli per creare dei panetti da utilizzare in cucina, in particolare nei dolci.
Altra peculiarità è che non esiste un commercio di quandong: non è stato possibile né innestarlo altrove, né creare degli sbocchi commerciali, mentre continua invece ad avere una sua vita selvatica in zone desertiche e semi desertiche dell’Australia, tant’è che il nemico numero uno non è tanto la siccità quanto il passaggio di bestiame e dromedari che si nutrono dei suoi germogli. Altro grosso pericolo è quello degli incendi, a cui il Paese è sempre più esposto: il legno del quandong infatti è altamente infiammabile. Inoltre la scarsa variabilità genetica non consente una riproduzione semplice. La pianta è ora protetta dal National Parks and Wildlife Act del 1972, quindi non è permessa la raccolta selvatica, anche e in alcune circostanze gli indigeni australiani sono esentati dal divieto.
Dal quandong si può ottenere un'ottima marmellata. Per farlo bisogna lavare e snocciolare la frutta, quindi metterla a cuocere con acqua sufficiente: la cottura va fatta delicatamente per non perdere il colore rosso vivace dei frutti. Quando sono teneri va aggiunto del bicarbonato di sodio per abbassare l’acidità: poi si aggiunge anche lo zucchero e si prosegue la cottura quando questo non sarà del tutto sciolto.
La marmellata che si ottiene è di solito aggiunta a crema pasticciera, utilizzata così com'è per delle crostate, oppure servita semplicemente con panna montata. L’essiccazione invece viene fatta semplicemente denocciolando i pomi e facendoli asciugare per più giorni fino a completa disidratazione: in questo modo, la loro conservazione può durare per anni.