San Valentino è la festa più sentimentale dell'anno: quale miglior modo di festeggiarla se non con una bella bottiglia di Champagne? Ecco 5 proposte squisite da sorseggiare guardando una commedia romantica (francese ovviamente).
Il 14 febbraio si festeggia San Valentino, il giorno degli innamorati, e non c'è niente di meglio di una bella bottiglia di Champagne per dire al proprio partner quanto lo si ama. Il vino più famoso del mondo, quello che per eccellenza è sinonimo di festa, si sposa benissimo con un'occasione romantica. Vediamo insieme cinque ottimi Champagne da provare per una cena romantica di San Valentino.
Il romanticismo dello champagne va ben oltre il semplice atto di brindare con una bevanda scintillante. La presentazione nella bottiglia slanciata, il suono delicato dello stappare il tappo e l'effervescenza che danza nei calici, contribuiscono a creare un'atmosfera di raffinatezza. Condividere una bottiglia di Champagne può diventare un momento intimo tra due persone. Il processo di versare e servire lo champagne può essere visto come un gesto di cura e attenzione, contribuendo a creare un'atmosfera romantica e condivisa. Vediamo cinque bottiglie da gustarsi per il 14 febbraio cercando di capire quella a cui siamo più affini
Per una selezione romantica cominciamo da una delle cantine più sentimentali che ci siano: Gaston e Louise romanticamente producono insieme e abbelliscono le etichette delle proprie bottiglie fianco a fianco. La cantina di Henriet Bazin è piccola ed ha una produzione molto limitata (circa 55 mila bottiglie l'anno). È ancora a conduzione familiare e l'amore si respira a pieni polmoni. I due hanno un profondo e particolarissimo legame che si rinnova anno dopo anno, un po' come quello di Guillaume Canet e Marion Cotillard in "Jeux d'enfants" (tradotto in italiano con un improbabile "Amami se hai coraggio"). Nel film i due per affrontare le avversità, trasformano le proprie sofferenze e paure in una sorta di gioco, ideando sfide sempre più audaci e rischiose. Questo amore, caratterizzato da ferite e inseguimenti, si rivela assurdo, conducendo a un epilogo sorprendente e al di fuori degli schemi, così come fuori dagli schemi è questo Champagne. Costa circa 45 euro ed è una splendida sintesi di com'era il vino di un tempo. È un prodotto estremamente rispettoso delle proprie radici e della materia prima. Equilibrato, abbastanza fresco, ideale da accompagnare con una cena a base di pesce.
Ammettiamo che il binomio tra questo straordinario vino e il film in questione è puramente storico. La trama ruota attorno a Vincent che comunica agli amici una lieta notizia: aspetta un bambino dalla moglie Anna e decide di chiamarlo Adolf, per togliere a questo nome l'aura di malvagità, essendo tra l'altro la loro una famiglia ebrea. Ovviamente la cosa non piace agli altri presenti perché fa riaffiorare dolorosi ricordi. Il film ha avuto anche un remake italiano, "Il nome del figlio", in cui il nome scelto è Benito. Quando si tocca questo tema non si può non parlare di Francois Taittinger, il militare francese fondatore dell'omonima maison. Durante la seconda guerra mondiale la Germania passa per la regione di Champagne e i produttori ricorrono a numerosi sotterfugi per proteggere le proprie bottiglie e, soprattutto, dare fastidio agli invasori. Le cantine delle maison ancora oggi portano le cicatrici di quel terribile momento. La trovata più comune è quella di affiggere etichette fasulle sulle bottiglie e offrire loro vino di qualità scadente. I nazisti non ci cascano, non sempre almeno, e Otto Klaebisch (comandante della spedizione) comincia a interrogare i proprietari. Tutti abbozzano, mentendo, tranne Taittinger che risponde al nazista con un sonoro "chi se ne frega" e che non si può dare dell'ottimo Champagne a chiunque. I tedeschi non prendono bene questa insubordinazione e spediscono il giovane ex militare in prigione, in condizione di semi-isolamento, fino alla liberazione della regione (ben 4 anni di prigionia).
Il vino in questione (a circa 55 euro) è elegante e sofisticato, tiene insieme tutte e tre gli uvaggi e prende vita da uve coltivate in oltre 30 dei cru di proprietà della Maison Taittinger, appartenenti ad annate diverse. È un mosaico con tanti tasselli più che un vino unico che porta enorme frizzantezza alla tua cena di San Valentino.
Come si dice? L'abbinamento tra il vino e il cibo si può fare per assonanza e per contrasto. In questo caso lo facciamo anche col cinema ma per contrasto: il film è timido, educato e non anonimo a dispetto del titolo (in italiano è "Emotivi anonimi"). La pellicola sembra quasi una fiaba immobile nel tempo; il Grand Réserve di Simon-Deveaux (costa circa 80 euro) è invece aggressivo, vorace, quasi sessuale. Cosa li accomuna allora? Il cioccolato. Il film ruota attorno a una fabbrica di cioccolato: la protagonista è la migliore cioccolataia di Francia ma il suo talento è soffocato da una timidezza patologica e dalla mancanza di fiducia in se stessa. Anche il suo capo ha lo stesso problema e questo porta a continue incomprensioni anche nel rapporto di coppia che via via si va a costruire. Quello di Simon-Deveaux è uno Champagne così particolare da essere uno dei pochi ad avere sentori di cacao, nocciola, tabacco e arachidi, come una bella barretta fondente. Poi si sa: il coccolato è afrodisiaco (o no?).
Anche in questo caso il titolo italiano ci lascia perplessi: "Una classe per i ribelli". Il tema della ribellione in questo film è forte, così come lo è nelle bottiglie di De Venoge, una maison sita direttamente sull'Avenue de Champagne, a Epernay, la via più importante del mondo del vino. Le bottiglie più esclusive di questa maison sono a forma di decanter: non piacciono a tutti, molti le ritengono pacchiane, ma sono una caratteristica imprescindibile e riconoscibile. In questo caso ci troviamo davanti a una bottiglia di enorme pregio, a circa 85 euro, dal gusto fruttato con aromi di frutti rossi freschi con una bella freschezza grazie ad una mineralità spiccata. Ottimo a tutto pasto o in aperitivo. Il binomio col film c'è per un episodio accaduto davvero: la pellicola ruota attorno a una famiglia multietnica con il figlio isolato dai genitori degli altri bambini, un po' come le bottiglie di De Venoge, per anni bistrattate dalle grandi maison site sulla stessa via a Epernay.
"Un principe (quasi) azzurro" è una delle commedie più sottovalutate degli ultimi anni. Un motivo per vederla? L'ha scritta Luc Besson, regista del leggendario "Léon". Ma andando nello specifico, cosa c'entra questa commedia romantica con questo Champagne? Il protagonista è Jean-Marc, un affascinante quarantenne ambizioso sempre in movimento e privo di scrupoli, che mira unicamente a soddisfare i propri interessi. Il destino gioca però un ruolo determinante nella sua vita quando incontra Marie, una giovane idealista, profondamente innamorata della libertà e della giustizia. Queste due anime, differenti sotto ogni aspetto della loro esistenza, sembrano destinate a non incrociare mai i loro percorsi. Tuttavia, la vita, con la sua saggezza, decide diversamente. Questo gioco di contrasti lo ritroviamo nella bottiglia di Boulard, un giovane vignaiolo che si sta facendo strada in questo competitivo mercato. È un prodotto dal buon rapporto qualità-prezzo (a circa 65 euro), intenso, complesso e contraddistinto da una bellissima sensazione di freschezza. È biologico e biodinamico, è elegante, avvolgente e cremoso. Non ne puoi fare a meno una volta fatto un sorso.