Il Prosecco sbaraglia tutti i vini spumanti. È il più venduto al mondo ed è la parola legata al mondo del vino più cercata su Google. La produzione ha ormai toccato le 500 milioni bottiglie e da pochi mesi è stata ufficializzata la nascita della versione rosé. Piace perché è delicato, ha un grado alcolico basso e ha un prezzo alla portata di tutti.
In Veneto dovrebbero fargli un monumento, anzi l'Italia dovrebbe. Perché il Prosecco è il vino più famoso al mondo, il più cercato su Google, il più venduto. Parliamo di 500 milioni di bottiglie immesse su tutti i mercati del pianeta. Una crescita dilagante, rallentata ma non fermata dall'evento pandemico. Rimane la scelta più popolare se si ha voglia di bollicine alla portata di tutti e poi è ingrediente centrale di tanti famosi cocktail. I fattori che sono alla base del suo successo sono tanti. Proviamo a vederli assieme.
Il vigneto Prosecco è pari a quasi 25 mila ettari di cui quasi 20 mila in Veneto e il restante in Friuli Venezia Giulia per un coinvolgimento di oltre 10 mila viticoltori. La produzione è affidata a più di mille aziende e parliamo di oltre 3 milioni e mezzo di ettolitri. Va fatta la distinzione tra Doc e Docg: la prima denominazione è superiore cinque volte alla seconda e quest'ultima vanta un vigneto pari a poco più di 8 mila ettari.
È ottenuto dall'uva Glera (almeno l'85%) e il suo nome è quello di un villaggio in provincia di Trieste. In realtà pare sia di origine slovena e significherebbe "un sentiero nel bosco". La produzione si affida al metodo "Charmat" o "Martinotti" che prevede l’uso di grandi contenitori di acciaio dove al mosto si aggiungono zuccheri e lieviti. Questi speciali tank fanno si che l’anidride carbonica (CO2), che si è prodotta naturalmente durante la fermentazione, non si disperda. Un procedimento che consente di avere il vino subito e a prezzi contenuti. La carta vincente sono i profumi delicati di fiori e frutta e un grado alcolico contenuto. Si riconoscono facilmente aromi di pera, pesca, mela e di fiori bianchi, ha un perlage invitante ma non troppo spiccato.
L'antenato del Prosecco era conosciuto come vinum pucinum ed era prodotto già 2000 anni fa. Tra i suoi estimatori c’era Livia Drusilla, moglie dell’imperatore Augusto, donna potentissima e venerata come una vera dea: riteneva questo vino il suo elisir di lunga vita. In effetti l’imperatrice morì a 86 anni. Nel 1868 Carpenè Malvolti produce la prima versione spumante di Prosecco. Nel 1876 fu istituita la prima scuola di viticoltura in Italia a Conegliano e un cocktail famoso come il Bellini – succo di pesca e Prosecco – nasce negli anni ‘20 del secolo scorso. Anche l’Hugo e lo Spritz non sarebbero quelli che conosciamo senza questo vino.
Il consorzio è nato nel 1962, mentre la Strada del vino del Prosecco è arrivata nel 1966, prima in Italia. È invece recente il riconoscimento Unesco come patrimonio dell’Umanità assegnato alle colline del Prosecco: appena un anno fa. Esistono alcune denominazioni Docg molto piccole come Asolo con rese marginali per ettaro. Le località più famose si trovano tra le cittadine di Conegliano e Valdobbiadene. Nelle colline prealpine delle Dolomiti, i terreni calcarei argillosi con un buon drenaggio sono considerati il miglior terroir. Nella sotto-denominazione "Rive", 43 comuni imbottigliano singole etichette per esprimere l’anima più autentica di questo vino. Cartizze è il più famoso e copre solo il cinque per cento dell’area. La bellezza dei posti fa il resto con chiese che hanno torri a cupola e che ricordano il passato prestigioso dell’impero austro-ungarico.
La scorsa primavera ha ufficializzato la nascita del Prosecco in versione rosé. Gli spumanti di questa tipologia dovranno essere prodotti con uve Glera, cui potrà essere addizionata una percentuale tra il 10% e il 15% di Pinot Nero. Si stima subito una produzione di circa 20 milioni di bottiglie.
Un numero sempre più importante di produttori di Prosecco sono tornati al consueto metodo di rifermentazione in bottiglia, procedura conosciuta localmente come “col fondo”: si lasciano infatti i lieviti in bottiglia, facendo sì che uno strato di sedimenti si sviluppi e si accumuli, per l’appunto, sul fondo. Questa componente aggiunge una marcia in più al profilo aromatico e degustativo.