Prezzi alle Stelle fa tappa a Nola, al ristorante stellato Rear di Francesco Franzese. Protagonista è un piatto semplice e squisito: la pastina al pomodoro.
Se Nola è diventata una delle nuove mete gastronomiche italiane, tanto merito ce l'ha un figlio di questa terra: Francesco Franzese, 1 Stella Michelin al Rear, protagonista dell'ottava puntata di Prezzi alle Stelle con la sua "Pastina al pomodoro".
Il nome è semplicissimo, tenero, rimanda direttamente ai ricordi più felici della nostra infanzia. Cosa c'è di più coccoloso di una pastina al pomodoro? Assolutamente nulla. Ma com'è fatta una pastina al pomodoro di uno chef stellato?
Sembra un piatto semplice ma al primo assaggio vi trasforma nel protagonista di "Requiem for a dream": bava alla bocca, pupille dilatate e un bisogno impellente di un'altra "dose" di pastina al pomodoro. Un piatto tanto basico quanto godurioso perché al palato è esattamente ciò che promette di essere, ovvero una pastina al pomodoro, ma è puro gusto all'ennesima potenza.
La differenza tra la pasta al pomodoro fatta a casa e quella di Francesco Franzese è però abissale: lo chef ci mette tre giorni a prepararla e costa ben 18 euro. Questo prezzo è dato da tutta una serie di fattori:
A chi pensa che l'alta cucina costi troppo, Francesco Franzese consiglia di regalarsi questa esperienza almeno una volta nella vita: "Andare a mangiare in questi ristoranti cambia la visione, così come l'informazione. Leggere e studiare cosa significa fare questo tipo di ristorazione può essere un ottimo modo per superare i pregiudizi".
Francesco Franzese è lo chef del Rear, ristorante con 1 Stella Michelin a Nola. Una stella a casa sua, a dispetto di chi dice "nemo propheta in patria": il cuoco classe 1989 è originario di Saviano, a pochi chilometri dal ristorante, ed è cresciuto tra le strade dell'agro-nolano, ha mosso qui i primi passi, ci è ritornato da grande, è andato di nuovo via e poi è tornato per prendersi l'ambito riconoscimento.
La storia di Francesco Franzese è particolare perché il suo primo contatto non è stato con la cucina, ma con la materia prima stessa: da bambino insieme al fratello bazzica i mercati di zona, giocando con i vegetali, toccandoli, annusandoli, facendo proprio un bagaglio emozionale e gustativo che oggi si sente nei piatti. Entra presto in cucina e decide che questo è il lavoro della sua vita: il primo mentore è stato Vito Mollica al Four Season di Firenze, prima di trasferirsi all'estero alla corte del giudice di Masterchef Giorgio Locatelli. L'esperienza col cuoco lombardo è formativa perché Locanda Locatelli rispecchia molto il pensiero di Francesco Franzese: una cucina semplice, fatta bene, di grande classe ma che arriva a tutti. Dopo Londra rientra in Campania al Capri Palace con Salvatore Elefante. Qui la cucina è stagionale e d'inverno vola in Svizzera, in altri ristoranti del gruppo del Capri Palace. Ormai Francesco è cresciuto e si concede un'ultima esperienza in brigata prima di tentare il grande salto come head chef: lo fa in grande stile perché va a Parigi, all'Atelier di Joël Robuchon, lo chef con il più alto numero di stelle al mondo, ben 32, scomparso purtroppo nel 2018 e dichiarato “chef del secolo" dalla guida Gault Millau nel 1989. Si dice che il purè di Joël Robuchon sia il migliore al mondo, quello che prepara Francesco Franzese al Rear è l'esatta copia, l'esatta ricetta del grande maestro francese, ed è uno spettacolo.
Prima del Rear ci sono state le esperienze formative come capo cuoco: prende le redini del Roji a Nola, uno dei migliori ristoranti giapponesi d'Italia, locale in cui affina la sua cucina nippo-napoletana e poi va in provincia di Salerno per conquistare la sua prima Stella Michelin a Casa del nonno 13. Poco prima della pandemia lascia Mercato San Severino per tornare a Nola, al Rear: apertura a febbraio 2020, un tempismo davvero pessimo. Dopo un anno d'attesa la Guida Rossa gli conferisce l'ambito macarons e Francesco Franzese conquista una delle stelle più particolari d'Italia: a differenza dei ristoranti d'alta cucina a cui siamo abituati, posti piccoli con una ventina di coperti, qui siamo di fronte a un vero e proprio grosso locale, con quasi 100 coperti. Un capodoglio che gira come un orologio svizzero, con cucina a vista da cui non vola una mosca grazie a una brigata affiatata, preparata, in grado di gestire ogni tipo di criticità con grande calma e tempismo.
Diretto da Luca Iavarone
Autori: Luca Iavarone, Sissi Mattiello e Paola Mirisciotti
Organizzatrice: Viviana Sacco
Operatore e post: Gianluca Cesarano
Redazione: Francesca Fiore, Leonardo Ciccarelli e Alessandro Creta
Ringraziamo per la gentile ospitalità e per il supporto organizzativo tutto lo staff di Identità Golose.