Secondo le ultime ricerche, una tazzina di espresso al giorno non ha mai fatto male a nessuno. Per la gioia di molti italiani, che di questa bevanda proprio non ne possono fare a meno.
Caffè e salute cardiovascolare sono termini che vengono spesso associati in quanto nella narrazione comune il primo è considerato colpevole di causare danni irreparabili alla seconda. Eppure, una tazzina di caffè espresso al giorno – ma si può arrivare fino a cinque – in realtà non sembrerebbe aver mai fatto male a nessuno. Chi soffre di ipertensione non è costretto a eliminare del tutto il caffè: sacrificio difficile, almeno in Italia, dove secondo un sondaggio commissionato dal Consorzio promozione caffè lo scorso luglio, ben l’80% degli italiani ne consumerebbe almeno uno quotidianamente.
Un importante studio sulla relazione tra caffè e pressione alta è arrivato all’inizio dell’anno, condotto da un'équipe di scienziati dell'Università di Bologna e del Policlinico di Sant’Orsola, e pubblicato sulla rivista Nutrients. La ricerca mostra che al contrario di quello che si pensa, chi abitualmente beve fino a tre tazzine di espresso al giorno ha una pressione arteriosa periferica e centrale più bassa rispetto a chi non ne fa uso. Questo significa che il caffè non solo non fa male, ma, al contrario, apporta benefici. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché fino a ora si è demonizzata questa bevanda se consumata dagli ipertesi?
Quella di Bologna è solo l’ultima ricerca che sembra chiarire un misunderstanding che perdura nel tempo: ovvero quello che il caffè faccia aumentare la pressione sanguigna, diventando un nemico del cuore. Come già sottolineato nel 2020 dalla Fondazione Veronesi, citando una serie di lavori pubblicati nel New England Journal of Medicine, nel caffè non si trova solo la caffeina, riconosciuta come sostanza psicoattiva con il potere di alzare la pressione arteriosa, ma sono presenti anche preziosi antiossidanti che vanno a mitigare gli effetti negativi della caffeina stessa, anche tra gli ipertesi, favorendo la dilatazione dei vasi sanguigni e svolgendo altre azioni protettive.
I rischi arrivano nel momento in cui si abusa di caffè, rispetto alle quantità raccomandate. Come suggerito nella ricerca del Sant’Orsola, il tetto è quello di due/tre tazzine al giorno, ma sono tollerati i parametri dati dall’Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare): per non incorrere in potenziali conseguenze dannose, è indicato assumere un quantitativo massimo di caffeina giornaliera di 400 mg – circa 4-5 tazzine – mentre per le donne in gravidanza o in allattamento il limite è 200 mg. Il caffè decaffeinato non ha invece controindicazioni.
L’ipertensione arteriosa è una condizione che vede un'elevata pressione nelle arterie, di cui è vittima il 30% della popolazione adulta italiana di entrambi i sessi (fonte Humanitas). Si presenta in diversi gradi di gravità: secondo una ricerca giapponese apparsa alla fine del 2022 sul Journal of the American Heart Association, chi ha valori superiori ai 160 di massima e i 100 di minima, considerati di ipertensione grave, non dovrebbe bere più di un caffè al giorno.
Il consiglio generale, quando si soffre di ipertensione, a qualsiasi livello, è quello di fare affidamento alle prescrizioni del proprio medico, di tenere monitorati i valori con controlli abituali e mantenere uno stile di vita il più sano possibile, eliminando ciò che è effettivamente riconosciuto come pericoloso per il cuore: il fumo, l’alcool e l’eccesso di sodio nella dieta.