Lo chef svizzero torna a casa e lascia il Joia ai suoi allievi praticamente a costo zero. Diventa monaco per Krishna e cucinerà per la comunità locale.
Lo aveva detto ed è stato di parola: Pietro Leemann già quattro anni fa aveva annunciato a Cook il suo addio, ratificato nelle scorse settimane. "Sto pianificando la mia scomparsa, il mio ritiro nella foresta" disse nel 2020 e molti l'avevano presa con leggerezza questa dichiarazione, invece Leemann non solo lascia il Joia praticamente gratis ai suoi dipendenti ma va davvero nel bosco, in Svizzera, a fare un percorso spirituale che lo porterà a diventare un monaco. Pietro Leemann nel 2025 si trasferirà in una comunità spirituale vicino alla località Centovalli, dove vivrà da monaco della religione indiana Krishnaita.
Pietro Leemann è uno degli chef più importanti della storia. Non italiana: globale. È stato il primo cuoco a ricevere una Stella Michelin in un ristorante vegetariano, anni prima che "l'ondata veggie" colpisse l'Europa. Il Joia, casa sua fino alla fine dell'anno, ha infatti il macaron dal lontano 1996 e in quasi 30 anni sono passati praticamente tutti i cuochi che hanno a cuore la questione morale dell'alimentazione vegana e vegetariana.
Lo chef svizzero, classe 1961, è già un monaco Krishna a Milano e presto lo diventerà anche per la sua nuova comunità. Non dobbiamo immaginarcelo come Fra Tuck però: "Un monaco è una persona che ha fatto delle scelte ascetiche: io vivo già secondo i principi della libertà della mia religione, e cioè sono vegetariano, non bevo alcolici, non consumo droghe, non consumo bevande eccitanti come il caffè, non gioco d’azzardo e trasformo l’energia sessuale in energia spirituale, in una forma d’amore più alta. Vivrò allo stesso modo, ma all’interno di una comunità, insieme alla mia compagna Rachele e ad altre persone che stanno lavorando al progetto. Siamo una comunità internazionale" ha raccontato a Cook.
Lo chef continuerà a cucinare per Raxa (il nome della comunità) e chiunque potrà fargli visita, meditare e pregare. Le persone potranno andarci "un giorno oppure sei mesi oppure per sempre". I ristoranti della comunità sono due: "Uno più semplice, una cucina vegetariana di montagna, e uno più “alto” all’interno del tempio. Sarà una vera e propria “cucina dei templi”, dove il cibo verrà accompagnato da un’esperienza, da un insegnamento, da una ritualità. Gli alimenti serviti saranno tutti biologici, molti prodotti nel villaggio o raccolti lì attorno. La trasformazione del cibo sarà il più semplice possibile, i gusti molto puliti, l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche avrà uno scopo, come nell’Ayurveda. Ci sarà anche un allevamento di mucche da latte, che verranno ingravidate ogni 5-6 anni, non ogni anno come spesso succede, rispettando la loro natura. I visitatori potranno vedere anche la fattoria. E naturalmente ci sarà una scuola di cucina dei templi, io insegnerò". La scelta di vita di Leemann è molto importante: "Il Joia era un business, ora porto la mia conoscenza al servizio di uno scopo spirituale" ha concluso il cuoco svizzero.