L'11 novembre in molte zone del Nord Italia e d'Europa è tradizione mangiare l'oca in onore di San Martino. Può sorprendere ma questa è una tradizione che affonda le radici nella vendetta.
L'11 novembre è il giorno dedicato a San Martino, un santo fondamentale nelle tradizioni contadine italiane. Le usante legate a San Martino sono moltissime nel nostro Paese e toccano viticoltura, agricoltura o semplici abitudini alimentari. Una delle più curiose vede le oche protagoniste: è singolare l'usanza perché questa è forse l'unica tradizione gastronomica che affonda le proprie radici nel desiderio di vendetta.
La tradizione accomuna Italia e Francia in primis perché il culto di San Martino è molto legato in entrambe le nazioni e tutte e due nazioni sono accomunate da una grande capacità nel cucinare le oche. L’usanza più famosa legata all’11 novembre è quella di consumare il vino nuovo con le caldarroste perché il proverbio più celebre legato a questo santo dice che a San Martino "ogni mosto diventa vino". La questione che lega il santo alle oche è invece ben diversa.
Questa usanza nasce in correlazione alla leggenda del santo. Secondo la liturgia arrivata fino a noi Martino nasce a Sabaria Sicca (odierna Szombathely, in Ungheria) in un avamposto dell'Impero romano alle frontiere con la Pannonia: costretto ad arruolarsi nell'esercito, viene spedito in Gallia e ad Amiens si stabilizza per tutta la sua vita facendo anche una buona carriera militare. Qui però si converte (nasce infatti pagano) e dopo tanti anni da sacerdote viene "eletto" a vescovo di Tours, una bellissima cittadina dell'entroterra francese. C'è un problema però, secondo la leggenda: Martino non vuole assolutamente questa promozione, vuole continuare a essere un semplice monaco. Per sfuggire alla folla che lo acclama si nasconde in un pollaio prima e poi in una stalla piena di oche, sperando di non farsi vedere né trovare. Purtroppo per lui però le oche lo "tradiscono", starnazzando a più non posso, attirando i suoi superiori e il semplice popolo verso il nascondiglio. Proprio per questo motivo la Francia massacra centinaia di oche l'11 novembre per poi mangiarle nei modi più disparati.
Questa tradizione è molto seguita anche in Svezia, Danimarca, Svizzera, Repubblica Ceca e Germania, addirittura nella parte protestante della nazione, una religione che non riconosce il culto dei santi. In Italia ritroviamo l'usanza nelle zone in cui le carni d'oca sono più consumate: Friuli, Veneto, Lombardia e Romagna. Da noi l'usanza è anche bene augurante: se il contadino può permettersi l'oca a metà novembre significa che l'anno ha portato tanti guadagni. In Veneto c'è un detto che ripercorre proprio la vicenda: "Chi no magna l’oca a San Martin, no vede el beco de un quattrin", ovvero chi non mangia l’oca a San Martino, non prende un soldo. Nella zona di Padova infatti l'oca si mangia anche per augurarsi una grande fortuna in denaro nell'anno che verrà.