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1 Luglio 2024 15:00

Perché si dice “giovedì gnocchi”? Storia e origine del detto romano

Lo avrai sentito ripetere tantissime volte, ma siamo sicuri che non sai da dove viene il famoso detto legato a una delle preparazioni italiane più gustose. Tutte è legato a un detto più lungo a una tradizione romana, quella di dedicare il giovedì a un pasto sostanzioso per prepararsi alla giornata di digiuno del venerdì.

A cura di Martina De Angelis
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Il cibo fa talmente parte della cultura italiana da essere entrato anche nel linguaggio comune: quante volte hai sentito o usato modi di dire legati all’alimentazione? Ne esistono tantissimi e dei più vari, e uno dei più diffusi è sicuramente “giovedì gnocchi”.

Gli gnocchi sono un piatto davvero squisito, presente in tante cucine regionali con i condimenti più vari, ma da dove viene questo detto e perché gli gnocchi dovrebbero essere legati proprio al giorno del giovedì? Tutto deriva da un detto popolare più ampio che recita “giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa” e che fa parte della cultura popolare romana.

Storia e origine della popolare espressione

Se passeggi per le strade di Roma, in particolare tra le vie di quartieri popolari come Trastevere, ti può capitare ancora oggi di leggere sulle lavagnette dei ristoranti la frase “giovedì gnocchi”. Questa frase, entrata nell’uso comune, è parte di un’espressione popolare più ampia che racconta l’arte di arrangiarsi del popolo nel periodo del secondo dopoguerra.

In un periodo di carenza di materie prime e di ristrettezze, infatti, le classi più povere dovevano razionare il cibo e ottimizzarlo, ordinando i pasti della settimana in base alle necessità ma anche alle tradizioni religiose. Ecco che quindi, nei quartieri del popolo come Trastevere, nacque l’espressione “giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa”. Racconta esattamente l’uso comune di preparate un piatto ricco e calorico come gli gnocchi il giovedì, in previsione di un venerdì di “magra” come richiesto dalla tradizione cattolica, ovvero digiuno o comunque astensione dalla carne. Il sabato, poi, era di nuovo via libera e in generale era il giorno della macinazione della carne in vista del giorno di festa. Le classi più povere però non potevano permettersi tagli nobili così compravano gli scarti noti come “quinto quarto” e preparavano ricette diventate iconiche, come appunto la trippa alla romana.

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Il modo di dire si diffuso presto ben oltre i confini di Roma, diventando un detto molto popolare senza che però spesso se ne conosca l’origine. Eppure ancora oggi le osterie più tradizionali della città eterna seguono quest’antica tradizione che racconta una cucina povera e razionata, e propongono gnocchi il giovedì, il baccalà con ceci il venerdì, e la trippa il sabato.

Gli gnocchi “alla romana”

Succulenti, deliziosi, invitanti e facili da preparare: gli gnocchi sono un vero must della cucina italiana e infatti sono presenti in tantissime regioni, preparati con condimenti diversi ma tutti squisiti. Tra i più famosi citiamo gli gnocchi alla sorrentina, i classici gnocchi al ragù e gli gnocchi di malga tipici della Lessinia.

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A Roma, però, gli gnocchi del famoso detto non solo quelli classici con patate, uova e farina. Esistono infatti i particolari gnocchi alla romana, preparati  con semolino, latte, uova, burro e parmigiano, a forma di disco e gratinati in forno, una preparazione ancora più ricca e sostanziosa che bilanciava alla perfezione il più magro e leggero previsto del giorno successivo.

Quando ancora era viva la tradizione novecentesca delle ottobrate romane, le feste che coinvolgevano nobili e popolani nel corso dei caldi mesi di ottobre tipici di Roma, gli gnocchi erano protagonisti imprescindibili dei festeggiamenti di nobili e popolani, dove non mancavano mai grandi mangiate di piatti tradizionali.

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Quello che i piatti non dicono
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