Una delle tecniche più antiche che conosciamo ma il suo nome incuriosisce i più: chi era Maria? La storia di questa cottura ci porta addirittura nella Bibbia. La leggenda ci parla di Myriam, sorella di Mosè, come vera "madrina" della cottura a bagnomaria. Lei però non la usava per cuocere o scaldare: la usava in quanto alchimista.
La cottura a bagnomaria è una delle tecniche di cucina più antiche che ci siano. Consiste nella cottura di un alimento in maniera indiretta, cioè senza metterlo a contatto diretto con la fiamma. Per fare la cottura a bagnomaria servono infatti due pentole di dimensioni diverse in cui la più piccola va dentro la più grande che è piena d'acqua. La bollitura all'interno della pentola grossa sviluppa il calore necessario per far cuocere il cibo nella pentola piccolina. Più facile a farla che a dirla questa tecnica. Il metodo indiretto garantisce una cottura più delicata e infatti è usatissima in pasticceria o per scaldare un piatto avanzato. Ora che sappiamo cos'è abbiamo però un altro dubbio: perché si dice "a bagnomaria"? Esattamente, questa "maria", chi sarebbe? Vediamo insieme l'affascinante storia di questa cottura speciale.
Per capire dove nasce questo modo di scaldare i cibi dobbiamo addirittura entrare nel mondo della religione: l'invenzione del bagnomaria viene attribuita a una Maria per l'appunto, sorella del profeta Aronne e, secondo la tradizione, traslitterata in Myriam per gli ebrei: la sorella di Mosè. Questa figura non è per nulla marginale e ha avuto risvolti anche molto cupi: non è infatti una semplice "sorella di" qualcuno, è considerata la depositaria dell'arte magica e alchimistica del popolo ebreo. Questa leggenda è stata presa per vera dai nazisti quasi un secolo fa e hanno usato "l'arte magica" degli ebrei per aizzare i popoli contro le persone che seguono questa religione. L'abilità di Maria (non reale) di trasformare il piombo in oro si rivelava proprio cuocendo il pesante metallo con la tecnica di kaminos Marias, quindi balneum Mariae durante il Medioevo e il "bagnomaria" odierno.
Questa versione della storia non è comunque univoca: secondo molti il nome deriverebbe da Maria la Giudea, una filosofa e alchimista vissuta tra il primo ed il terzo secolo d.C. ad Alessandria d'Egitto. Questa donna è stata una figura di spicco dell'Impero Romano d'Oriente ma sbagliamo a parlare di lei dando per scontato che sia esistita: la nominano in molti nell'arco della nostra storia ma non ci sono prove che confermino la sua esistenza. Un po' come per Omero, l'autore di Iliade e Odissea: potrebbe essere una figura inventata che racchiude in sé diverse leggende del mondo antico. Maria la Giudea era comunque ritenuta essere una delle filosofe più influenti del suo periodo, grande esperta nella "creazione" dell'oro.
La prima menzione che ci porta alla via di "quest'altra Maria" è di Zosimo di Panopoli, autore nel IV secolo dei più antichi testi conosciuti sull'alchimia. Secondo questo alchimista egiziano è stata Maria la Giudea a sperimentare per prima il "bagno in acqua", traduzione letterale del sopracitato balneum Mariae, per imitare le condizioni più naturali della nascita e scaldare in maniera delicata le miscele dei vari elisir per produrre oro e altri metalli preziosi. A queste due donne si fa risalire anche l'invenzione dell'alambicco, molto simile a quello che usiamo oggi per distillare gli alcolici. A tal proposito è bello ricordare che esistono due tipi di distillazione: a ciclo continuo, con la fiamma viva che fa evaporare il liquido immesso nella caldaia, e a ciclo discontinuo che consiste nell'immergere il materiale da distillare nell'acqua e far bollire tutto insieme. Questa seconda modalità è proprio chiamata "a bagnomaria".