Nessuna imposizione da parte della Chiesa: se alla Vigilia di Natale mangi solo pesce e verdure la colpa è di una delle bufale più longeve di tutti i tempi.
Le tradizioni gastronomiche regionali del nostro Paese sono infinite e spesso molto diverse a seconda delle latitudini. C'è qualcosa che però non cambia in nessuna zona dell'Italia: alla Vigilia di Natale non si porta la carne in tavola. La sera del 24 dicembre tutti mangiano solo verdure, pesce o al massimo formaggio. Ma da dove deriva questa usanza? È antichissima e totalmente infondata, anche dal punto di vista religioso. Non esiste alcuna legge canonica che vieta l'uso della carne alla Vigilia di Natale. Possiamo quindi dire che il menu della Vigilia sia a base di pesce per tradizione ma non per credo religioso.
Il concetto che lega il "magro" alla vigilia delle feste lo dobbiamo ricercare nel Medioevo. Il "periodo buio" della nostra storia è un'epoca davvero tremenda: guerre, malattie mortali, epidemie che decimano la popolazione europea sono solo alcune delle tragedie che colpiscono i nostri predecessori. La Chiesa Cattolica non sa più come giustificare la povertà e la fame dei propri fedeli e ha un'idea geniale messa a punto tra il 1100 e il 1200. I monaci di tutta Europa riuniscono in alcuni volumi le leggi che, secondo loro, sarebbero state seguite da tutti i fedeli: non i comandamenti, voluti da Dio, ma delle vere e proprie norme legislative. Tra questi testi troviamo anche tutte le indicazioni sui digiuni: fino al XVI secolo ogni cristiano è obbligato a privarsi di ogni grasso animale, di ogni carne, per la maggior parte dell'anno ed è costretto a digiunare per moltissimi giorni. Con il tempo diventa usanza sistematica e tra digiuno vero e proprio e privazione della carne arriviamo a più di 100 giorni su 365 in cui i cristiani si vedono costretti a una scelta di campo a tavola. I picchi massimi di digiuno ecclesiastico arrivano addirittura a 150 giorni totali durante l'anno, una vera tortura.
Il sistema alimentare basato sulla differenziazione tra carne e "non carne" nasce però solo nel 1500 e prima i giorni di "magro" erano veri e propri digiuni: i nostri avi digiunavano quasi un giorno su tre, incredibile. La Santa Sede si allinea alla povertà dilagante del periodo e "giustifica" i poveri di tutto il mondo dando loro una scusante religiosa: in pratica è come se avessero detto a chi non ne ha la possibilità che il loro digiuno non è dovuto alla povertà ma all'incrollabile fede e che un giorno, nell'aldilà, sarebbero stati ricompensati. Con il passare dei decenni le regole sul digiuno si affievoliscono sempre più: prima trasformano l'astinenza dal cibo in astinenza dalla carne per sempre più giorni, fino ad arrivare ai tempi moderni in cui trattiamo i giorni di "magro" come indicazioni da seguire a piacimento, quasi solo alle vigilie delle festività.
Nel corso del Novecento entra in vigore il Codex Iuris Canonici (basato proprio su quei primi scritti del 1200) che prescrive l’astinenza dalla carne e il digiuno nei giorni della vigilia delle solennità di Pentecoste, dell’Assunta, di Ognissanti e del Natale ma già nel 1966 la Costituzione Apostolica Paenitemini riduce le indicazioni di digiuno al mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, e l’astinenza dalla carne tutti i venerdì dell’anno, ma non più nelle vigilie. Potrà sorprenderti dunque, ma in realtà i fedeli cattolici sono tenuti contemporaneamente sia al digiuno sia all'astinenza dalle carni due volte l'anno, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, in tutte le altre vigilie non c'è alcuna regola stabilita se non quella di una delle bufale più longeve della storia.