Una storia che racconta come l'introduzione di specie invasive possa avere conseguenze devastanti sugli ecosistemi naturali, quella del castagno americano scomparso.
Non tutti sanno che negli Stati Uniti non si raccolgono le castagne: sì, quel rito autunnale che ci porta con un cestino di vimini e dei guanti ad accovacciarci per cercare queste pallette spinose che custodiscono le preziose castagne semplicemente non esiste. Il motivo non è causale ed è legato a una storia molto triste, un esempio drammatico di come l‘introduzione di specie invasive possa avere conseguenze devastanti sugli ecosistemi naturali. La storia, infatti, a che fare con una tragedia botanica che ha colpito l'America del Nord nel XX secolo, che si conclude con la scomparsa del castagno americano.
Per raccontare questa storia va fatta una premessa, come spiega bene il sito Ingleseamericano.it: di castagno, infatti non ne esiste uno solo. La pianta chiamata scientificamente Castanea ha dato vita a diverse specie: le castagne che mangiamo comunemente in Europa vengono in particolare dalla Castanea Sativa. Le altre varietà sono la Castanea crenata, detto anche castagno giapponese, la Castanea dentata, che è appunto il castagno americano e altre specie meno conosciute come Castanea mollissima, il castagno cinese, Castanea henryi, Castanea neglecta, Castanea ozarkensis, Castanea pumila, Castanea seguinii.
Il castagno americano dunque è, o meglio era, una varietà specifica dei territori orientali degli Stati Uniti: un albero maestoso, molto logenvo, i cui frutti venivano usati come alimento sia per le comunità sia per la fauna, proprio come da noi. Agli inizi del XX secolo, un fungo parassita asiatico, il Cryphonectria parasitica, fu introdotto accidentalmente in America su piante di castagno importate. Questo fungo, altamente patogeno per il castagno americano, provocò una malattia chiamata "cancro del castagno" che si diffuse rapidamente attraverso le foreste. Una diffusione inarrestabile: le spore del fungo si propagavano facilmente attraverso l'aria e gli insetti, infettando gli alberi e causando lesioni letali alla corteccia. In pochi decenni, miliardi di castagni americani morirono, trasformando vaste aree forestali in boschi di tronchi morti.
La scomparsa del castagno americano ebbe un impatto devastante sull'ecosistema, alterando la composizione delle foreste e riducendo la biodiversità: molte specie animali, tra cui insetti, uccelli e mammiferi, dipendevano infatti dal castagno per il cibo e l'habitat. Inoltre, la mancanza di radici degli alberi morti ha reso il suolo più vulnerabile all'erosione. La scomparsa del castagno ha avuto un impatto negativo anche sull'economia locale, in particolare nelle zone rurali dove la raccolta delle castagne era un'attività importante.
Negli ultimi decenni, diversi ricercatori hanno lavorato intensamente per trovare soluzioni al problema del cancro del castagno e recuperare questa varietà. Sono stati sviluppati diversi approcci, tra cui l'ibridazione, ovvero l'incrocio del castagno americano (le poche piante sopravvissute) con specie asiatiche resistenti al fungo, un po' come avvenuto con la vite in Europa, il bio controllo, cioè lo studio di metodi per controllare la diffusione del fungo utilizzando altri organismi, e infine l'ingegneria genetica, cioè sviluppare piante di castagno geneticamente modificate resistenti al fungo. Sebbene la strada sia ancora lunga, ci sono speranze di riportare il castagno americano nei nostri boschi: grazie agli sforzi dei ricercatori e alla passione di molti appassionati, il sogno di rivedere i maestosi castagni americani potrebbe presto diventare realtà.