Perché oggi mangiamo con la forchetta a 4 punte? Quanto è stata inventata e per quale motivo? Bisogna risalire alla Napoli borbonica, scoprendo come sia un'ideazione relativamente recente.
Le posate. Oggi sono gli strumenti che a tavola, assieme a piatti e bicchieri, diamo più per scontati. A tal punto da crearci anche uno specifico linguaggio non verbale, a testimonianza del gradimento di ogni singola portata.
Le posate, forchetta e coltello ed eventualmente il cucchiaio, presenze fisse utilizzate ormai in modo automatico, senza quasi farci più caso, talmente sono entrate nell’uso comune e quotidiano. Eppure si tratta di strumenti di invenzione relativamente recente: un tempo infatti si era soliti, tra il popolo ma anche nelle corti borghesi, utilizzare le mani per raccogliere gran parte delle vivande. Tutto, o quasi, era un finger food ante litteram, in un’epoca in cui era abitudine portarsi il cibo alla bocca senza l’uso di particolari arnesi. Greci e Romani, solo per fare due esempi, nella maggior parte dei casi mangiavano così.
E pensare che per molto tempo è stato il cucchiaio la principale posata utilizzata dalla gente, e la forchetta, perlomeno così come la intendiamo oggi, è un’invenzione piuttosto recente, che deve alla Napoli borbonica la sua paternità. Anzi, la deve proprio a un Re della dinastia spagnola il quale, stufo e forse non così in grado di avvolgere gli spaghetti con la (non pratica) forchetta a tridente, come si usava all’epoca, fece letteralmente inventare la nuova (e attuale) versione della posata a quattro punte. Ma quando è avvenuto tutto ciò? A chi dobbiamo questo colpo di genio?
Dobbiamo dire come a partire dal 1500/1600, in particolar modo sulle tavoli delle corti, le posate metalliche non convinsero subito i commensali. Mangiare con le mani dava quel gusto in più, quella sensazione tattile capace di far apprezzare maggiormente il cibo, “sporcato” appunto da una sgradevole nota metallica quando inforcato con una forchetta e portato alla bocca. Si utilizzava per lo più il coltello per tagliare le carni, ma non era raro che queste potessero essere anche strappate manualmente, o il cucchiaio nel caso in cui a tavola ci fosse la zuppa. Anche in questo caso, comunque, non era inusuale che i commensali si portassero direttamente la ciotola alla bocca.
E la forchetta? La forchetta, nei suoi primi tempi, aveva tre punte, e per questo per secoli osteggiata dalla Chiesa che la associava al Diavolo. Tornata alla ribalta, riabilitata, verso il 1500, il tridente venne mantenuto fino alla trovata nella seconda metà del 1700 di Ferdinando I Borbone, primo a governare sul Regno di Napoli. Al sovrano piaceva mangiare, e come dargli torto, innamorato com’era (passione che trasmise al figlio, soprannominato poi Re Bomba per la sua massa corporea non proprio atletica) soprattutto di pasta. Alimento che gli stessi regnanti non disdegnavano mangiare con le mani, ma in occasioni di visite ufficiali era più consono e indicato utilizzare le posate. Tra cui la forchetta a tre punte, scomoda in realtà per attorcigliare la pasta lunga.
Fatto sta, mentre per le strade il popolo continuava ad afferrare ogni singolo manicaretto con le mani, in occasione dei ricevimenti e pranzi di corte Ferdinando non poteva certo utilizzare le dita per raccogliere una bella manciata di spaghetti, non sarebbe stato certo da nobile. E utilizzare il tridente si stava rivelando poco pratico. Per questo nel 1770 decide di far perfezionare la forchetta a tre rebbi, facendone aggiungere un quarto grazie al quale la pasta si sarebbe attorcigliata e raccolta più facilmente. Il merito “materiale” dell’invenzione pare lo si debba a tal Gennaro Spadaccini, ciambellano di corte e autore fisico della forchetta a quattro punte. Una trovata così rivoluzionaria da attecchire, nel corso del tempo, man mano anche nel resto d’Italia, e non solamente.