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4 Settembre 2024 9:00

Perché la Pignasecca si chiama così? La leggenda sull’antico mercato di Napoli

La Pignasecca è al contempo una zona della città partenopea e uno dei mercati all'aperto più grandi d'Europa ma perché si chiama così? Le teorie sono due, più leggendarie che reali, e riportano a una vera "pigna secca", ovvero un pino rinsecchito.

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Il mercato della Pignasecca è uno dei luoghi più iconici e caratteristici di Napoli, un vero e proprio scrigno di sapori, colori e tradizioni che da secoli anima il cuore della città. Situato nel cuore del quartiere Montecalvario, questo mercato rappresenta un'esperienza unica per chiunque voglia immergersi nell'atmosfera autentica napoletana e assaporare i prodotti tipici locali. Ma perché ha questo nome così particolare? Vediamo insieme la storia di questo mercato.

La Pignasecca era una "pigna secca" per davvero"

Passeggiando tra le bancarelle della Pignasecca, i sensi vengono letteralmente inebriati da un caleidoscopio di profumi e colori. Frutta fresca e colorata, formaggi locali, pescato del giorno, salumi pregiati e prodotti tipici napoletani come i friarielli, le alici marinate e i taralli, sono solo alcune delle delizie che si possono trovare in questo mercato. È uno degli epicentri dello street food partenopeo e qui puoi trovare alcune delle cose più buone della città.

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Ma perché si chiama Pignasecca? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo ma mettiamo immediatamente le mani avanti: non c'è una storia certa e parliamo per lo più di leggende. Secondo quanto scrive l'Università Suor Orsola Benincasa le sue origini risalgono al 1500, epoca in cui la zona era fuori dalle mura della città ed era piena di orti.

Per costruire via Toledo, gli orti furono spianati e di tutta la vegetazione non restò che un pino che in napoletano si dice "pigna", come la struttura vegetale delle Gimnosperme. Tutto questo ha di sicuro un fondo di verità ed è credibile: la storia si mischia alla vulgata popolare nel momento in cui entrano in gioco le gazze ladre.

Pare infatti che questa zona fosse popolata da molte gazze che emigrarono dopo il disboscamento. Una "famiglia" abitava il pino sopravvissuto e derubava la popolazione locale che andò a lamentarsi dall'arcivescovo del tempo. Di tutta risposta l'ecclesiastico scomunicò queste gazze e inchiodò la bolla al tronco del pino su cui avevano nidificato.

L'albero a poco a poco si seccò e divenne una "pigna secca": i napoletani avrebbero continuato a chiamare così questo luogo fino all'ufficializzazione della nomenclatura. Secondo la leggenda la goccia che fece traboccare il vaso portando alla scomunica degli uccelli fu il furto da parte delle gazze dell'anello dell'arcivescovo mentre quest'ultimo si trovava a letto con la perpetua. Una leggenda, certo, ma perché rovinare una bella storia con la verità?

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