Vi è mai capitato che un vino sapesse di tappo? Perché un vino può sapere di tappo? Come si riconosce un vino che sa di tappo? Una mini guida per rispondere ai vostri dubbi e aiutarvi a individuare un prodotto alterato.
Perché il vino sa di tappo? Una domanda che, almeno una volta nella vita, tutti ci siamo fatti, indipendentemente dalla nostra passione per il mondo enoico e, soprattutto, per il più o meno buon bere. Chissà quanti di noi saranno rimasti delusi dall’apertura di una bottiglia, magari pagata anche una discreta somma, rovinata però dal sentore di cartone bagnato e quindi destinata a essere gettata (ma, vedremo, questo è un tranello in cui non cadere). Che spreco diranno molti, che peccato diranno tanti altri, alle prese ora con una cena “orfana” del più tipico degli abbinamenti cibo-vino.
Se questo può consolarvi, ma tanto già lo sapete, considerate che non siete soli in questa sorte avversa. Il problema del vino dal sentore di tappo è tra i più “democratici” dei guai capaci di affliggere una bottiglia: vengono colpiti prodotti di qualsiasi fascia di prezzo, tipologia, e tutti potenzialmente (dal più esperto di vino al meno navigato) potremmo rimanere “vittime” di una tale grana.
Se, insomma, in tanti abbiamo dovuto affrontare questo tipo di guaio, sapete almeno il motivo alla base di tutto ciò?
La colpa è di un fungo, autentico guastafeste di un momento di relax, condivisione e convivialità. Il suo nome scientifico è Armillaria mellea, più comunemente noto come fungo chiodino, specie parassita della quercia da sughero. Eccolo, è lui il responsabile del nostro vino ormai compromesso (il quale, però, può essere sempre utilizzato in cucina).
La molecola responsabile di tutto, contenuta appunto nel fungo, è chiamata TCA (tricloroanisolo), la quale può colpire indistintamente ogni tappo di sughero (di maggiore o minore qualità) ma anche le botti in cui il vino riposa, alterandone sia l’odore sia il sapore ancor prima dell’imbottigliamento (e anche in caso di utilizzo di tappi sintetici, il vino sarà ormai compromesso). Nonostante l’impegno di produttori, cantine e imbottigliatori nel cercare di prevenire il problema, riducendo il rischio di incidenza del fungo, basta una quantità minima del TCA (inizialmente anche non individuabile) per compiere il patatrac.
Ma cosa vuol dire che un vino sa di tappo? Quali odori emana il prodotto contaminato? Come possiamo riconoscere l’eventuale alterazione della nostra bevanda? Un allarme dell'azione della muffa è riscontrabile già al naso. Un vino rovinato odora di vestiti o cartone bagnato: un sentore sgradevole insomma facilmente percepibile anche a un olfatto poco allenato. Al palato invece il prodotto sarà amaro e particolarmente pungente. Non serve essere sommelier, in sostanza, per percepire se un vino sia o meno rovinato.
Se fino a oggi siete stati così fortunati da non aver mai stappato un vino alterato, potete simulare l’odore di tappo con un semplice esperimento casalingo, così da poter "allenare" il vostro naso per riconoscere al volo sfortunate eventualità future. Vi basterà porre dei trucioli in un barattolo, versarci dell’acqua e chiudere il tutto ermeticamente per una giornata. Quando riaprirete il contenitore, l’odore che ne uscirà sarà molto simile a quello che rappresenta un incubo per tutti gli amanti del vino.
Come detto, però, seppur alterato dalla presenza dell’Armillaria mellea il vino può essere comunque utilizzato in cucina. Grazie alla cottura infatti l’odore di tappo di fatto evapora, e il vostro pasto quantomeno può essere dovutamente aromatizzato. Se il calice rimarrà vuoto, insomma, il piatto non subirà quantomeno la stessa fine.