Il prezzo di una bottiglia di vino è il risultato di una complessa combinazione di fattori, che vanno dalla qualità delle uve al marketing, passando per la rarità e l'investimento.
Quando ci troviamo davanti a uno scaffale di vini, la scelta può risultare complicata, soprattutto se non si è esperti. Alcuni si lasciano attrarre da etichette eleganti, altri considerano il prezzo come un indicatore di qualità: più alto è il prezzo, più pregiato sarà il vino. Questo ragionamento, sebbene abbia un fondamento, non sempre riflette tutta la realtà. Esistono ottimi vini a prezzi modici ed esistono vere ciofeche a prezzi spropositati. Il prezzo di una bottiglia è legato quasi sempre a materia prima e processo produttivo ma varia in base a molteplici fattori, alcuni dei quali non riguardano direttamente la qualità. Questi cambiamenti ci sono soprattutto agli estremi del mercato, come riporta il Post, cioè i vini più cari e quelli che invece costano pochissimo.
Il prezzo del vino può dipendere da una serie di variabili. Ai due estremi del mercato troviamo vini economici, spesso venduti a pochi euro, e vini di lusso, che possono raggiungere cifre astronomiche. Alcuni vini rari e pregiati, infatti, possono essere battuti all'asta per decine di migliaia di euro, ma ciò non significa che la loro qualità sia proporzionalmente superiore rispetto a quelli più economici. Secondo l'esperto sommelier Andrea Gori, il prezzo di un vino dipende circa per il 50% dalla qualità reale e per il 50% da fattori immateriali, come il prestigio del marchio o la reputazione del produttore. Oltre una certa soglia, la qualità cessa di essere l'elemento principale che determina il prezzo: è il prestigio, la rarità e persino l'annata a far lievitare il valore di una bottiglia.
Un vino da collezione ad esempio non si compra perché è buono, spesso è anzi imbevibile ma si compra per la rarità della bottiglia. Il Post prende come esempio la cassa di cinque magnum di Romanée-Conti del 1999, venduta all'asta da Sotheby’s per 275.000 dollari. Il prezzo di 55.000 dollari per bottiglia non rispecchia il gusto del vino, ma piuttosto l'annata, la rarità e il prestigio legato al produttore. In pratica funziona come ogni altro bene di lusso, come può essere un orologio o un'automobile. La differenza tra il vino e gli altri prodotti sta però in un fattore molto interessante: se compriamo una Ferrari, conosciamo ogni caratteristica del mezzo, non abbiamo sorprese; con il vino invece sappiamo poco al momento dell'acquisto perché la bottiglia è sigillata.
È tutta una questione di reputazione in fin dei conti. Possiamo inquadrare il concetto di reputazione nel mondo del vino in una frase: quanto è disposto a rischiare il cliente finale? I consumatori tendono a voler pagare meno una bottiglia che non conoscono perché è una scommessa per loro. Per questo motivo molti produttori provano a fare degli investimenti in pubblicità (che non è solo quella classica in tv o sui giornali) per costruirsi una reputazione e assottigliare la forbice che c'è tra il noto e l'ignoto. Più l'incertezza si riduce, più il prezzo può essere alto.
La maggior parte dei consumatori acquista vino per il consumo, non per conservarlo, e in questo caso il prezzo riflette più direttamente i costi di produzione. I fattori che influenzano il costo di un vino includono la qualità dell'uva, le tecniche di vinificazione e, in alcuni casi, le condizioni di coltivazione difficili. Ad esempio, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, prodotto in un'area collinare del Veneto, ha costi di produzione più elevati rispetto a un Prosecco prodotto in pianura.
Tuttavia, il concetto di "qualità" nel vino è complesso e dipende anche dal gusto personale. Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini, sottolinea al Post che sarebbe più corretto parlare di "soddisfazione" piuttosto che di "qualità", poiché l'esperienza di degustazione varia notevolmente da persona a persona. Esistono comunque alcuni parametri oggettivi che possono dare un'indicazione sulla qualità del vino e, di conseguenza, influenzarne il prezzo. Tra questi ci sono l'annata e il processo di invecchiamento, due caratteristiche apprezzate soprattutto dagli esperti. Anche l'appartenenza a una denominazione di origine controllata o garantita (Doc e Docg) può giocare un ruolo importante. Un vino come il Chianti Classico, ad esempio, offre una certa garanzia di qualità grazie alle rigide regole produttive imposte dalla denominazione. Detto ciò lo ripetiamo anche questa volta: Doc, Docg o qualsiasi altra etichetta dell'enogastronomia mettono al riparo il consumatore da frodi ma non sono un sinonimo di qualità.
L'influenza sul prezzo è data anche da fattori intangibili e qui entriamo in gioco con la pubblicità di cui abbiamo parlato prima: le guide e i critici possono cambiare notevolmente il prezzo dei vini. Un esempio è Robert Parker, critico americano di fama mondiale, che con il suo sistema di punteggio a 100 punti ha contribuito a far lievitare il prezzo di molte bottiglie. Secondo alcune stime un vino che riceveva il massimo dei voti poteva quadruplicare il suo valore. Questo perché i giudizi della guida venivano pubblicati in primavera, prima che i produttori stabilissero i prezzi delle bottiglie. La maggiore oscillazione di prezzi la si vedeva (ora meno) sui vini di Bordeaux en primeur, cioè quelli venduti ancor prima della fine del processo di invecchiamento e consegnati solo anni dopo l’acquisto: oscillazioni di diverse centinaia di euro grazie al giudizio di un critico.
Il vino, soprattutto quello da collezione, può essere un investimento. Andrea Gori spiega al Post che, rispetto ad altri beni di lusso, il vino offre un modo più accessibile per acquisire uno status sociale: mentre un orologio di lusso può costare decine di migliaia di euro, una bottiglia di vino da mille euro può già fare "bella figura". Inoltre, molti collezionisti acquistano vini con l'intenzione di berli in occasioni speciali, come compleanni o lauree. Le edizioni limitate e le aste contribuiscono ulteriormente a far crescere il valore di certe bottiglie. Un esempio recente è una bottiglia "primat" di Colore 2016, un vino toscano prodotto da Bibi Graetz, venduta per oltre 100.000 euro. In questo caso, oltre alla qualità del vino, il prezzo elevato è dovuto anche al formato speciale della bottiglia e alla confezione personalizzata. Negli ultimi anni sono nati dei veri e propri "nuovi lavori": le persone investono nel vino come si fa con il mercato azionario proprio perché le bottiglie hanno dei prezzi che possono lievitare tantissimo.