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2 Ottobre 2023 15:00

Perché i cocktail si chiamano così?Alla scoperta dei segreti di questa affascinante parola

La parola “cocktail”, tradotta letteralmente in "coda di gallo", potrebbe derivare da una tradizione inglese del '400, quando i contadini consumavano bevande il cui colore ricordava quello delle code dei galli da combattimento. Ma ci sono tantissimi miti sull'origine dell'etimologia di questa parola.

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La parola cocktail si traduce letteralmente in "coda di gallo" e potrebbe derivare da una tradizione inglese, ma non è certo.

Secondo altri, infatti, non sembra esserci nessun nesso con i drink alcolici o analcolici. Se sei confuso però non ti devi dare pena: lo sono tutti, anche i linguisti. Ci sono tantissime ipotesi sull'etimologia di questo strambo vocabolo:

  • C'è chi pensa che il termine derivi da una tradizione inglese del ‘400, periodo in cui i contadini britannici bevono un drink che ha lo stesso colore delle code dei galli da combattimento;
  • altri legano la parola al francese coquetier, ovvero il contenitore per uova usato a New Orleans nel 1800. Pare infatti che i barman della Louisiana servissero i liquori all'interno di questi "bicchierini";
  • molti fanno risalire il termine a un'antica leggenda inglese con dei marinai in Sud America intenti a miscelare gli alcolici europei con i succhi tropicali: per mescolarli, al posto del bar spoon, usano una vera piuma di gallo;
  • potrebbe anche derivare da una leggenda medievale (sempre inglese) secondo la quale l'inizio della giornata è segnato dal canto del gallo, mentre la fine da una bevanda alcolica. Segnando la fine della giornata viene chiamata l'usanza "cock-tail", ovvero coda di gallo;
  • infine, sempre in America Latina (più precisamente in Messico) e sempre con i marinai inglesi come protagonisti, c'è chi pensa che questi ultimi avessero scoperto una bevanda con una radice o un erba chiamata "cola de gallo". Quest'erba è in realtà l'alefandra, una pianta grassa tropicale molto utilizzata in Italia come pianta da interni.

Non sappiamo quindi con certezza da dove derivi questa parola, sappiamo però che ci sono tantissime leggende che la riguardano. La prima volta che la parola "cocktail" viene scritta ufficialmente per indicare una bevanda miscelata è il 13 maggio del 1806, nel Balance Columbian Repository (un tabloid di New York) per mano del giornalista Harry Croswell. Vediamo insieme la fantastica storia di questo vocabolo che avrebbe cambiato per sempre la storia dell'uomo.

Perché i cocktail si chiamano così

«"Cocktail" is a stimulating liquor composed of spirits of any kind, sugar, water, and bitters.»

«Il "cocktail" è una bevanda stimolante composta da superalcolici di vario tipo, zucchero, acqua e amari.»

Questa è la prima definizione della storia del cocktail apparsa su un giornale, il Balance Columbian Repository, un giornale newyorkese ormai scomparso. Effettivamente è molto esplicativa e ancora oggi è questa la definizione che daremmo. La prima pubblicazione di un libro di ricette con questa parola al centro dell'opera è invece del 1862 per opera di Jerry Thomas, uno dei bartender più famosi della storia. Il barista è stato il primo a differenziare in un libro di ricette i cocktail dalle altre bevande: per realizzare questi prodotti usa degli amari.

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Ma per quale motivo i cocktail si chiamano così?  Ci sono tantissime leggende riguardo la nascita di questo nome e molte sono legate alla vecchia Inghilterra, come abbiamo visto. È quindi probabile che il termine abbia radici nel Regno Unito ma nessuno saprà mai la verità a riguardo.

Come si classificano i cocktail: alla scoperta dell'IBA

L'IBA, ovvero l'International Bartenders Association, è un'organizzazione internazionale che ha lo scopo di rappresentare i barman di tutto il mondo. È senza dubbio l'organizzazione di riferimento della mixology a livello planetario.Lo scopo della lista IBA è quello di codificare i cocktail ufficialmente riconosciuti dall'associazione per uniformare in tutto il mondo le relative ricette e la loro preparazione.

Per classificare i drink l'Iba ha scelto una divisione in base ai momenti della giornata avendo la cena come pasto principale visto che i drink vengono consumati nella seconda parte del giorno. Abbiamo quindi i pre dinner, serviti come aperitivi, sono quasi tutti amari perché hanno l'obiettivo di stimolare la salivazione e l'appetito. Ci sono poi gli after dinner, serviti dopo cena, possono essere digestivi oppure sostituire e\o accompagnare un dessert. Sono caratterizzati dalla presenza di liquori e creme, una composizione olfattiva e gustativa complessa, abbinati spesso a una componente alcolica decisa. Infine abbiamo gli any time: la maggior parte dei cocktail fa parte di questa categoria. Hanno quindi sapori molto variegati ma tendenzialmente sono freschi, dissetanti o dolci. Ovviamente in questa categoria abbiamo anche tutti i drink analcolici.

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